Pseudo giornalista? Pseudo società. E si potrebbe chiudere qui la polemica scatenata dal direttore Fabiani e ieri ripresa dall’Ussi regionale in difesa del collega Scapaticci che proprio su Le Cronache aveva pubblicato una lettera al Presidente De Luca per “Governare la Salernitana”. Credo che innanzitutto la vicenda abbia sollevato uno dei problemi che attanaglia la società granata, la gestione della comunicazione. Che non può essere fatta tra amici e nemici (nessuno è nemico della Salernitana) ma tra professionisti dell’informazione e chi si diverte a dire la sua sui social. Una volta i commenti del dopo partita si svolgevano davanti al Vestuti fino a notte, per poi riprendere il giorno dopo. Poi ci fu il boom delle radio libere e quei commenti dei tifosi si spostarono piano piano sulle frequenze di Radio Salerno 1, su quelle del compianto Pippo Cotticelli e Antonio Peluso fino a quando anche le Tv intuirono l’importanza della diretta. Adesso c’è il boom dei social, ognuno può legittimamente dire la sua, farsi un blog, un sito etc etc. E’ cambiato il modo ma la sostanza è sempre la stessa, il calcio è bello proprio per questo, è un’isola felice (una delle poche) dove i tifosi diventano protagonisti e commentano, imprecano, elogiano, accusano. C’è molta umanità in questo. Ma una società di calcio non può rincorrere il libero pensiero della propria tifoseria o di chi a volte si inventa anche giornalista sui blog. Può monitorare, anzi deve farlo ma per capire che aria tira, cosa c’è che non va, lavorare per eliminare ogni attrito. E poi deve confrontarsi con i giornalisti, è la democrazia bellezza. Per questo la colpa della società, fin dall’inizio (ricordate Nino D’Angelo?) è quella di non aver voluto riconoscere i veri interlocutori dell’informazione, indipendentemente dal loro lavoro, ma di aver creato un mercatino di Resina ad ogni conferenza stampa. Dove le poche domande di rilievo si perdono nel marasma generale, si crea confusione e anche il fruitore della notizia spesso e volentieri ci capisce poco. Naturalmente c’è anche una colpa dei giornalisti (ovviamente non tutti) che con il passare degli anni si sono adagiati nel grigiore generale, un lassismo forse inspiegabile ma che ha creato un vuoto dell’informazione che poi sfocia nell’anarchia dei social. Ognuno va per conto suo (vecchio vizio per la verità, potrei raccontarvi decine di episodi), favorendo la società che con il suo “divide et impera” ha tutto l’interesse di gestire il caos calmo dell’informazione. Ai colleghi dico, fate come i tifosi che dopo anni di immobilismo assoluto, hanno almeno trovato la forza di riunirsi e di parlarsi. L’unione fa la forza, la solidarietà di facciata non serve a niente. Alla società consiglio di uscire da questo immotivato silenzio stampa che certamente non sfianca i veri giornalisti ma che contribuisce a rendere l’ambiente esplosivo. Incontrarsi, scazzarsi, litigare pure ma poi stringersi la mano e cominciare a lavorare, ognuno con il proprio ruolo ma sempre con rispetto reciproco. Al collega Scapaticci penso di aver mostrato la massima solidarietà ospitando in piena autonomia e libertà di scrittura il suo pensiero e spero che continui a farlo. Lo invito a diffidare.
Essendo un amico oltre che un collega, mi perdonerà se la solidarietà la rivolgo al Vichingo, colpito da un Daspo per aver regalato 150 palloni alla Salernitana, in un’azione fatta di ironia e di sostanza. Mi auguro che per Raffaele ci sia una presa di posizione ufficiale di tutta la città per far revocare il provvedimento.