Prof Ascierto: La prevenzione comincia da te - Le Cronache Attualità
Attualità Campania

Prof Ascierto: La prevenzione comincia da te

Prof Ascierto: La prevenzione comincia da te

di Erika Noschese

 

 

Il melanoma, uno dei tumori della pelle più aggressivi, non si sviluppa quasi mai dai nei che già abbiamo, ma da lesioni del tutto nuove. A ribaltare una convinzione diffusa è il Prof. Paolo Ascierto, figura di spicco nel panorama oncologico, che ha presentato un dato rivoluzionario: il 70% dei casi di melanoma nasce come una nuova lesione su pelle sana. Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli e presidente della Fondazione Melanoma, il Prof. Ascierto ha illustrato questi risultati in occasione di “We in Action”, l’evento multidisciplinare da lui ideato e dedicato alla prevenzione dei tumori cutanei. Con un background di 38 studi clinici e oltre 20.000 casi analizzati, la ricerca dimostra che i melanomi che originano da nei preesistenti sono mediamente più sottili e meno aggressivi.

L’intervista che segue approfondisce questo tema cruciale, fornendo consigli pratici e sottolineando l’importanza di un’attenta osservazione della propria pelle e di quella dei propri cari.

Dato che il 70% dei melanomi nasce da lesioni nuove, quali sono i segnali o le caratteristiche specifiche a cui dovremmo prestare maggiore attenzione, oltre alla classica regola dell’ABCDE, per identificare tempestivamente queste nuove lesioni?

«Oltre alla regola dell’ABCDE, è fondamentale prestare attenzione a qualsiasi neo “diverso da tutti gli altri” (quello che definiamo segno del brutto anatroccolo) e a qualunque lesione che cambia rapidamentenell’aspetto, cresce velocemente. Anche la comparsa di un nuovo neo in età adulta, specialmente in soggetti a rischio, non va mai sottovalutata. Sarebbe bene anche ricordarsi delle prime 5 lettere dell’alfabeto (ABCDE) dove A sta per Asimmetria della lesione, B per Bordi irregolari, C per colore che cambia, D per Dimensione superiore ai 6 mm, ed E per Evoluzione, ovvero il cambiamento di questi parametri in qualche mese o settimane. L’intuizione personale spesso gioca un ruolo importante: se qualcosa sulla pelle ci appare strano o “non ci convince”, è sempre bene farlo valutare da uno specialista».

Come si spiega scientificamente il fatto che i melanomi che nascono da lesioni nuove siano, in media, più aggressivi di quelli che si sviluppano da nei preesistenti?

«I melanomi che si sviluppano de novo sono spesso il risultato di alterazioni genetiche diverse, che conferiscono loro un comportamento biologico più aggressivo fin dalle prime fasi. Inoltre, essendo lesioni nuove, sfuggono più facilmente all’attenzione del paziente, che tende a monitorare solo i nei noti e a ignorare ciò che appare all’improvviso.

Questo può causare un ritardo nella diagnosi, e quindi una maggiore profondità alla scoperta».

Lo studio citato sul Journal of American Academy of Dermatology ha esaminato oltre 20.000 casi. Ci sono differenze significative nell’incidenza dei melanomi “nuovi” rispetto a quelli “preesistenti” tra diverse fasce di età, tipi di pelle o aree geografiche?

«Sì, lo studio ha mostrato che i melanomi de novo sono più frequenti negli uomini e nei soggetti con fototipo chiaro. Inoltre, si osserva una certa variabilità geografica legata a fattori ambientali, esposizione solare e programmi di screening».

Oltre all’ispezione visiva tra amici e familiari, quali altri comportamenti o strumenti specifici consiglia per una prevenzione “di squadra” ancora più efficace, soprattutto per le zone difficili da vedere?

«È importante adottare una routine semplice ma efficace: fotografare periodicamente la propria pelle, magari aiutandosi con uno smartphone, è utile per confrontare l’evoluzione nel tempo. Le app di supporto alla mappatura cutanea, se usate correttamente, possono fornire un ulteriore livello di attenzione. E poi, il concetto chiave resta la condivisione: coinvolgere il partner, i familiari o gli amici nell’osservazione delle zone meno accessibili come schiena, nuca e cuoio capelluto è parte della prevenzione di squadra».

Quali sono i consigli pratici che darebbe a parrucchieri e barbieri affinché possano davvero contribuire alla prevenzione, senza che la loro osservazione si sostituisca a quella di un medico?

«Parrucchieri e barbieri possono diventare osservatori privilegiati, perché lavorano a stretto contatto con zone difficili da auto-ispezionare, come il cuoio capelluto o la nuca.

A loro consigliamo di segnalare con discrezione al cliente eventuali lesioni sospette, sottolineando l’importanza di una valutazione dermatologica, senza mai formulare diagnosi o creare allarmismi. Una semplice frase come “ti consiglio di farlo vedere a un medico” può fare la differenza, se detta con tatto».

Qual è il messaggio chiave da trasmettere al pubblico per bilanciare l’importanza dell’auto-osservazione e della “prevenzione di squadra” con la necessità di consultare sempre un dermatologo?

«Il messaggio è: la prevenzione comincia da te, ma non finisce con te. Osservarsi e farsi osservare è importante, ma nessuna app, nessuno specchio e nessun amico può sostituire lo sguardo esperto di un dermatologo. La diagnosi precoce salva la vita, e il controllo periodico da parte di un professionista è l’unica vera garanzia».