Premio Contursi Terme. Intervista a Simona Molinari - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Premio Contursi Terme. Intervista a Simona Molinari

Premio Contursi Terme. Intervista a Simona Molinari

Entra nel vivo l’Estate contursana con l’omonima rassegna musicale in programma nella centrale piazza Garibaldi: dopo l’apertura di ieri sera con la compositrice pugliese Serena Brancale, top 10 della Viral 50 Italia di Spotify, grande attesa per i concerti di Raf, il 7 agosto nel giorno della festa patronale di San Donato, e di Clementino, il 9 agosto, a cui è affidata la chiusura della kermesse in concomitanza con il suo ritorno nelle “terre del benessere” a distanza di sette anni; mentre l’8 agosto la tappa del tour “Febbre Italiana” trasformerà la piazza in una discoteca a cielo aperto con le hit più celebri della disco music.

 

È invece in programma stasera la 28esima edizione del Premio Contursi Terme con la direzione artistica di Carlo Puca e presentato da Monica Giandotti. Tra i premiati di quest’anno Giuseppe Calabrese, Eugenia Carfora, Paolo Corsini, Tiziana D’Angelo, Vincenzo De Luca, Gian Piero Fiengo, Fabrizio Mellino, Giovanna Sannino, Vito Teti. Ospiti musicali della manifestazione il cantautore Maldestro, nome d’arte di Antonio Prestieri, e Simona Molinari, cantautrice pop jazz e attivista che, con la sua musica, richiama alla pace e ai diritti inviolabili dell’uomo. L’artista napoletana ha all’attivo collaborazioni con Andrea Bocelli, Al Jarreau, Ornella Vanoni e la pubblicazione di sette album. L’ultimo progetto musicale, Hasta siempre Mercedes, presenta un brano inedito e le canzoni della “Cantora del pueblo”.

 

Come nasce l’idea di raccontare in musica l’opera di Mercedes Sosa?

L’idea nasce da uno spettacolo teatral-musicale, ideato e scritto da Cosimo Damiano D’Amato: “El Pelusa Y la Negra”. Cosimo voleva raccontare la vita di Diego Armando Maradona e mi chiese di occuparmi della parte musicale. Io in risposta gli chiesi di scrivere una parte anche per un personaggio femminile. Una storia di donna da raccontare. Chiaramente il primo accostamento è stato quello di una donna Argentina. In seguito, abbiamo scoperto che i due si conoscevano e addirittura in una circostanza avevano condiviso un palco. Lo spettacolo è dunque un dialogo visionario tra questi due personaggi iconici. Con questo spettacolo ho avuto modo di avvicinarmi sempre più a questa cantora e al suo sentire, fino a pensare di fermare questo mio momento in musica.

 

Le parole della “Cantora del pueblo”, che interpreti con la tua musica, sono un messaggio di impegno, di pace e di libertà. Quanto ascolto hanno oggi quelle parole in un mondo ancora troppo sordo alle richieste di non indifferenza e umanità?

Mercedes lottava contro il disincanto. Il disincanto è argomento di quasi tutti i brani che ho scritto nella mia discografia. Ciò che vediamo sui social e nei telegiornali velocizza quel processo di perdita di fiducia nel futuro e nel bello che è un po’ fisiologica dell’età. Ma io trovo che fuori dagli schermi e dalle notizie sensazionali e “attira-click” esista un’umanità diffusa e molto più bella di quella che crediamo, nascosta dietro alle trincee che ognuno di noi costruisce nel tempo per difendersi. Quando canto e recito Mercedes la gente esce per una sera dalla trincea, perché si sente in un luogo sicuro e comincia a vibrare a quella frequenza…le parole e la musica di Mercedes fanno vibrare i cuori di chi, segretamente, crede fortemente negli esseri umani, nella solidarietà e nella giustizia sociale. Risvegliare il pensiero positivo e ispirare al bello è la mia missione di oggi…in assoluta controtendenza, mi rendo conto, ma doveroso in quanto madre, per le generazioni che verranno.

 

Mercedes Sosa è l’esempio di una donna che seppe farsi strada nel folk ma sono tanti i retaggi maschilisti che persistono nell’industria della musica, come più volte hai denunciato. Cosa serve per un cambio di passo e quali messaggi trasmetti a tua figlia, quasi adolescente?

Per un cambio di passo servirebbe un’equa presenza di sessi e orientamenti diversi nei luoghi decisionali e di potere. Se l’interlocutore di una donna lavoratrice è sempre e solo un uomo, quella lavoratrice dovrà modificare il suo linguaggio per arrivare a farsi comprendere e oltre a dover fare uno sforzo in più per modificare il suo linguaggio, risulterà sempre snaturata, fuori frequenza. Per capire ciò che voglio dire basta guardare la musica italiana. Puoi stilare una lista di artiste italiane alle quali riconosci una caratura e un contenuto artistico di qualità al pari di un uomo e vedrai che sono tutte donne autoprodotte oppure prodotte da donne o da uomini che le amano. Le cose fortunatamente stanno cambiando, le giovani donne cominciano a essere musiciste e produttrici. Grazie al lavoro di tante madri illuminate le donne cominciano a percepirsi al pari degli uomini e a lottare per i propri contenuti e per i propri diritti. Per quanto riguarda mia figlia, cerco di ascoltarla e restituirle un’immagine per lo più reale e completa di ciò che “è” in modo che sappia leggersi sempre dentro e rimanere agganciata a sé stessa, senza dover compiacere per forza gli altri. Cerco di tramandarle la speranza, la fiducia e l’amore. Perché sono le tre cose che mantengono in vita l’anima al di là degli avvenimenti che potranno accaderle. Cerco di esserne testimone perché le parole sono troppo fragili.

 

Il disco è stato pubblicato da prima in forma fisica. Solo in un secondo momento, anche in digitale. Quali le ragioni di questa scelta romantica e in controtendenza con i nostri tempi?

Trovo che ciò che manca di più in quest’epoca sia l’attenzione. Questo è stato un progetto speciale che richiede attenzione, per questo l’unico inedito che ho scelto per questo album, scritto magistralmente da Tony Bungaro e Rachele, si chiama “nu fil’ ‘e voce”. Quando urli e ti dimeni o ti spogli tutti sono obbligati a voltarsi, ma quando parli sottovoce, solo chi vibra con te si volta e ti presta attenzione… Con questo progetto non volevo riempire le piazze di gente distratta, volevo radunare persone attorno al fuoco sacro dell’umanità. Il disco fisico richiede una scelta, una spesa, un’attenzione e una custodia. Cosa che un click non richiede.       Vito Leso

 

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