Politica e cultura - Le Cronache Ultimora
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Politica e cultura

Politica e cultura

di Alberto Cuomo

I social, e con essi i quotidiani, si sono scatenati a proposito del discorso tenuto la scorsa settimana alla Camera dei deputati dal ministro alla cultura Alessandro Giuli sulle linee programmatiche del suo mandato. Il Corriere ha benevolmente definito “criptico” l’intervento, per poi citare alcuni passi che, nella lettura, non appaiono essere criptici ma che, all’ascolto, sono quasi incomprensibili. E infatti Giuli, forse incerto sulla propria capacità di tenere fede al compito ministeriale che gli è stato affidato, ha letto il suo discorso da un testo composto da una sequela di citazioni dotte, mostrando una incapacità a sintetizzarne i concetti con parole proprie, Qualcosa di analogo gli era accaduto quando ha diretto uno dei musei più cool del mondo, il Maxxi di Roma, dove, più che proporre eventi culturali, ha delegato a scrittori e saggisti il compito di tenere alta la cultura cui l’istituto era preposto attraverso la presentazione dei loro scritti, quasi il Maxxi sia stato un circolo letterario. Sul Blog de “Il fatto quotidiano” Leonardo Botta, rilevando un parallelo tra il discorso di Giuli e quelli di Niki Vendola, nelle caricature di Checco Zalone, ha confessato, ironicamente, di aver apprezzato il discorso del ministro dal momento lo ha indotto a cercare il significato di alcuni termini, non senza rilevare che gli astrusi interventi di Vendola erano a braccio mentre Giuli “ha letto col capo chino sui fogli, seguendo fedelmente le singole sillabe di quel testo preconfezionato e pronunciando quei concetti, secondo me, con scarsa enfasi oratoria”. L’ironia di “Fanpage” poi, è stata più dissacrante avendo fatto “decifrare” il testo dall’intelligenza artificiale, su cui il ministro si è intrattenuto individuando gli apocalittici e gli integrati rispetto all’evoluzione tecnologica, affidandolo a ChatGpt che avrebbe sintetizzato l’intero, prolisso ed enfatico, discorso nella seguente frase molto semplice: “Questo testo riflette su come la conoscenza e la cultura si stanno evolvendo nel contesto dell’era moderna, dominata dalla tecnologia e dalle sue rapide trasformazioni”. Ma perché dire cose semplici in modo contorto? Giuli è di FdI e la destra, ovvero gli uomini e le donne della destra, sembra abbiano il complesso della cultura, nel senso che, accusati di essere fascisti, temono che quella del fascismo non sia cultura e loro stessi, che vi si ispirano, non colti. Oltretutto negli ultimi 70 anni la sinistra ha pubblicizzato i propri contenuti, le proprie lotte, come sostenuti da una più alta cultura, superiore anche a quella cattolica che pure ha formato tanti cittadini. Una propaganda talmente vincente che molti piccolo-borghesi nel solo tesserarsi al Pci o nel solo votare tale partito, pensavano di essere intellettuali. In realtà la sinistra non ha mai amato gli intellettuali, non solo lo stalinismo che li spediva nei gulag, quanto anche il partito comunista italiano che ha costruito il mito di una continuità tra Gramsci e Togliatti laddove “il migliore” dissentiva dal più acuto intellettuale sardo facendo in modo da ostacolare l’amico nell’ottenimento della libertà. Un Togliatti che successivamente si è opposto a Vittorini e il suo “Politecnico”, sfuggendo le libere manifestazioni di pensiero da parte di intellettuali “non organici” alla linea politica sebbene di alveo comunista. Né le cose andavano meglio nel più aperto Partito socialista se si ricorda la frase di Craxi a proposito degli “intellettuali dei miei stivali”. Al contrario, la destra storica, ovvero il primo fascismo di Mussolini, quello che De Felice definisce fascismo-movimento, tentò, si direbbe secondo la lezione di Gramsci, di attirare a sé le migliori intelligenze del paese, da Giovanni Gentile a Luigi Pirandello, da Giuseppe Tucci a Guglielmo Marconi, facendo aderire al partito persino alcuni intellettuali ebrei, come Giuseppe Pagano o Ernesto Nathan Rogers. Definire fascista, come fanno certi ceffi della sinistra, l’attuale destra complessata di fronte alla cultura, è quindi del tutto sbagliato perché una destra che si ispirasse veramente al primo fascismo aprirebbe le porte ad intellettuali sebbene inorganici. Giuli, con il suo discorso, mostra tutti i limiti della destra attuale che, a corto di quadri intermedi, non politici, si affida al suo polveroso retrobottega pescando per ministeri importanti, dal punto di vista dell’immagine, personaggi come il ministro alla cultura il quale appare, nella citazione di Hegel di apertura del suo discorso (“la filosofia è il proprio tempo appreso come pensiero”, oltretutto in errore dal momento quella autentica al “come” sostituisce il “col” sì da cambiare completamente il senso facendo della filosofia, secondo Giuli, un’attività legata al proprio tempo, laddove in Hegel essa è in una autonoma evoluzione verso lo spirito. Ma poi, cosa c’entra la filosofia all’inizio di un discorso programmatico?) del tutto timoroso nei confronti della sinistra – Hegel, con Marx e la sinistra hegeliana sono nel patrimonio culturale di comunisti ed ex comunisti. Certo, la politica, di destra e di sinistra, potrebbe fare spallucce rispetto alla cultura e agli intellettuali, tanto più che, come ha detto Giuli, siamo ad una svolta epocale in cui la tecnologia ha sostituito o rischia di sostituire l’intelligenza. E pure la cultura è un po’ come la classe media che destra e sinistra disprezzano. Entrambe non sono direttamente produttive di ricchezza e di valori, e però, senza di esse, che hanno un ruolo di mediazione tra le classi e di fondazione di valori, la politica gira a vuoto determinando i repentini successi e le repentine cadute cui continuamente assistiamo.