Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è uno straordinario strumento di sviluppo e di rilancio del nostro territorio, sia per le infrastrutture sia per la rigenerazione urbana e il recupero del patrimonio edilizio ma c’è una riduzione pari ad un miliardo per quanto riguarda gli investimenti sul Pnrr. A lanciare l’allarme Fabio Napoli, presidente dell’Ance Aies Salerno nel corso di un incontro tenutosi ieri mattina “Pnrr-Giro di boa”. «Vediamo ridotto circa un miliardo gli investimenti nella provincia di Salerno. Noi ci confrontiamo perché non possiamo essere statici ma dinamici in questa situazione e pensare insieme di creare quella sinergia con la politica, dando quel supporto necessario per creare una opportunità unica per l’Italia», ha spiegato il presidente Napoli. Dalla relazione dell’Ance Aies emerge che 2023 il settore delle costruzioni ha fatto registrare una prima frenata degli investimenti (-0,6%), alla quale si teme possa seguire, nel 2024, una caduta molto più forte pari al -7,4% (Rapporto congiunturale del Cresme E sul mercato delle Costruzioni). Il settore è schiacciato tra la notevole contrazione delle riqualificazioni di edifici privati e la lentezza nella realizzazione delle opere pubbliche legate al Pnrr. Il mercato delle ristrutturazioni private risente, infatti, della mancanza di politiche a lungo termine del settore e ha visto il mancato rinnovo del Superbonus 110%, la conferma del 31 dicembre 2024 come scadenza per (quasi) tutti i Bonus edilizi e l’eliminazione della possibilità della cessione del credito. D’altra parte le opere pubbliche finanziate dal Pnrr procedono molto più lentamente rispetto alle previsioni, a causa del tempo trascorso nelle ridefinizioni di obiettivi, della mancanza di reali progetti esecutivi e delle notevoli difficoltà burocratiche. «Il 2024 ha mosso pochi passi, ma il profondo dualismo del mercato che si prospetta per il nuovo anno è evidente, con un calo degli investimenti in costruzioni che risentirà del mancato apporto espansivo della manutenzione straordinaria (che nell’ultimo triennio è giunta a rappresentare il 40% del mercato), che porterebbe ad una flessione tendenziale del -27% per il comparto della riqualificazione – si legge ancora nella relazione – La previsione 2024 stima, viceversa, un’ulteriore e importante crescita negli investimenti in opere pubbliche (+20%), legata alla necessaria accelerazione degli investimenti del Pnrr che quindi assume un ruolo ancor più centrale per il sostegno all’economia e del settore delle costruzioni». In provincia di Salerno, per il settore delle costruzioni si riscontra un evidente rallentamento nell’ultimo semestre 2023, che sembra essere confermato dai primi mesi del 2024. La revisione del Piano ha comportato: l’adozione di nuove misure, contenute nel capitolo “RePowerEU”; la rimodulazione di più della metà degli investimenti del Pnrr attraverso un aggiornamento dei rispettivi obiettivi e dotazioni finanziarie; l’uscita dal Piano di alcuni interventi per i quali si erano riscontrate criticità. Il governo dal canto suo ha garantito la copertura finanziaria sia degli investimenti contenuti nel Pnrr, sia di quelli che sono stati esclusi in seguito alla rimodulazione, coprendo un fabbisogno di circa 12,3 miliardi di euro. «Una forte preoccupazione riguarda il rischio di depotenziamento della strategia pluriennale di rilancio degli investimenti, per effetto delle norme del decreto, che rinvia alcuni investimenti oltre l’orizzonte del 2026, taglia alcuni fondi pluriennali destinati alle infrastrutture e introduce meccanismi di riprogrammazione e/o definanziamento, pressoché automatici, degli investimenti che registreranno ritardi nei cronoprogrammi, per liberare risorse in futuro – emerge ancora – In particolare, le modifiche apportate al Fondo Nazionale Complementare determineranno una riduzione dei fondi a disposizione già a partire da quest’anno, a causa dei definanziamenti e delle rimodulazioni previste, con un conseguente slittamento dei cronoprogrammi (si pensi agli investimenti Anas per la messa in sicurezza e il monitoraggio e controllo di ponti, viadotti e tunnel che, nel triennio 2024-2026, subiranno una riduzione di circa 440 milioni di euro, compensata solo nel biennio 2027-2028 da altrettante risorse). Inoltre, le coperture individuate dal decreto per fare fronte a circa 15,5 miliardi di euro necessari per coprire il fabbisogno 2024-2029 derivante dalla revisione del Pnrr e del Piano Nazionale Complementare, sono a carico, per almeno il 70%, di programmi di spesa destinati a opere pubbliche». Altra preoccupazione riguarda l’assenza di interventi su alcuni nodi strategici per la rapida attuazione del Pnrr con particolare riferimento ai pagamenti della PA e alle semplificazioni procedurali. Negli ultimi mesi, sono aumentati i ritardi di pagamento alle imprese di costruzioni, che, invece, è indispensabile che siano pagate tempestivamente per rispettare le stringenti scadenze del Pnrr. Presente all’incontro anche il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli: «La chiave di volta è quella della rigenerazione urbana. L’Ance ha svolto un lavoro di ricognizione molto attento. Si registra una decrescita dell’imprenditoria per quanto riguarda il versante edile, una buona tenuta per quanto riguarda gli aspetti delle opere pubbliche, ma un decremento vistoso proprio per la riqualificazione. Si verifica così un momento di forte crisi». I lavori saranno conclusi dalla presidente di Ance, Federica Brancaccio: «in questa riprogrammazione che il rischio, ormai divenuto certezza, che alcune opere urgenti restano ferme al palo. Il ddl in discussione prevede che se non si rispetta il cronoprogramma, in qualsiasi momento, le opere possono essere definanziate». Il Presidente dei Costruttori Ance Campania Luigi Della Gatta è intervenuto ribadendo che il Pnrr «è ad un punto di svolta. Il convegno di stamattina a Salerno ci ha dato l’opportunità di tracciare, a due anni e mezzo dalla scadenza prefissata, una seria riflessione sulla sua implementazione. Per quanto riguarda le infrastrutture, anche in Campania sono stati raggiunti gli obiettivi previsti e appaltate opere per oltre 3,5 miliardi di euro. La vera sfida inizia ora: non sarà semplice completarla in tempi record, e non si può pensare che alla fine la responsabilità possa cadere solo sulle imprese. Serve uno sforzo straordinario dell’intero sistema paese, ed una cooperazione seria tra tutte le istituzioni. L’alternativa è un punto di non ritorno
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