di Oreste Mottola
Per un caso singolare è la dirigente regionale Flora Della Valle a firmare una singolare “finestra” che riguarda gran parte degli allevatori di bufale della Piana del Sele. Fino al prossimo sette febbraio c’è la c’è la sospensione del divieto di spandimento degli effluenti provenienti dagli allevamenti di bufale nei comuni di Albanella, Altavilla Silentina, Capaccio Paestum, Eboli e Battipaglia. La moratoria tuttavia non autorizza pratiche esplicitamente vietate dalla legge. I periodi di sospensione, correlati all’andamento meteorologico, sono valutati sulla base di appositi bollettini, e possono essere concessi qualora le condizioni di praticabilità dei terreni siano tali da consentire l’utilizzazione agronomica degli effluenti e questa avvenga in presenza di appezzamenti agricoli. Nel periodo di deroga è ammesso uno spandimento pari a 120 metri cubi ad ettaro, in una o più soluzione, ma solo su terreni già destinati a culture cerelicole o foraggere. La deroga è automaticamente annullata qualora dovessero verificarsi significative precipitazioni. Dovrà essere sospeso anche el caso di fenomeni di aerosol o ruscellamento. Insomma qualcosa si potrà fare ma con molte precauzioni. Su tutto incombe la questioni dei “limiti ambientali” che da tempo incombono sull’agricoltura della Piana del Sele. Litorali inquinati, fiumi avvelenati come pure e falde acquifere locali compromesse con un territorio in parte coperto da serre per la IV gamma (insalatine e rucola) e per l’altro dal mais per dar da mangiare alle bufale. La Piana del Sele è una fattoria globale, uno dei distretti produttivi dell’agroalimentare più in evoluzione non solo d’Italia tra i maggiori d’Europa, caso emblematico dei limiti e rischi di un modello produttivo che “spreme” molto l’ambiente. Le stime dicono che tra Eboli, Battipaglia e Pontecagnano il comparto “serre” sia già saturo al 70%. Invece verso Eboli, Altavilla Silentina, Albanella e Capaccio siano ben oltre i limiti della direttiva europea sui nitrati per quanto riguarda gli allevamenti bufalini. I numeri sono da record. Le quasi 20mila bufale di Altavilla sono inferiori solo alle 33mila di Capaccio. I fatturati sono in crescita: più del quindici per cento l’anno, oltre trecento milioni di fatturato solo per la IV gamma. Poca la terra. Meno di seimila ettari coltivati. Oltre tremila dei quali sotto serra. Poi qui c’è oltre il trenta per cento degli allevamenti campani, del latte e della mozzarella. Il prodotto vale qualcosa come 1,2 miliardi di euro di fatturato. Un vero e proprio boom tutto concentrato negli ultimi 25 anni. se si pensa che in Campania siamo passati da 115 mila a 494 mila tonnellate di mozzarella, con crescita annua del sei per cento. L’economia tira ma a fronte di un costo ambientale complessivo assai pesante. In 11 comuni della Piana del Sele si registra un livello di vulnerabilità da nitrati dei terreni agricoli con conseguente compromissione delle coltivazioni. La conseguenza è quella di andare a cadere sotto i limiti alla produzione stabiliti in sede europea con conseguente blocco sia delle produzioni serricole che degli allevamenti bufalini. I comuni interessati sono 1. L’ultima decisione rappresenta una breve tregua ma non muta l’allarme generale con il “freno tirato” con la necessità di avere in azione nuovi impianti di riciclaggio, programma peraltro già in avanzata fase di realizzazione tra Albanella, Altavilla e Serre.