di Gemma Criscuoli
Gli antichi lo sapevano bene. L’occhio è fonte di conoscenza, ma anche energia che modella il mondo, aprendolo a echi e suggestioni che moltiplicano il senso del visibile. Su questa linea si è sempre mosso Peter Willburger, il compianto artista austriaco, innamorato della Costiera amalfitana e del Cilento, le cui opere, a ottant’anni dalla nascita, rivivono in “Dissolvenze”, l’esposizione, a cura di Antonello Tolve in collaborazione con l’Associazione L’arte di Peter Willburger, presente presso la Galleria Paola Verrengia e la Pinacoteca Provinciale. Proprio in quest’ultima sede, hanno reso omaggio al carismatico incisore, oltre alla figlia Tonia e alla moglie Eva, il sindaco Vincenzo Napoli, che ne ha ricordato le “inedite possibilità espressive”, il consigliere delegato alla cultura Francesco Morra, che ha sottolineato le straordinarie risorse culturali di una provincia che, secondo l’imprenditore Corrado Montoro, “è troppo spesso mal raccontata” e l’Arcivescovo Andrea Bellandi, secondo il quale le occasioni incentrate sul bello e l’arte “permettono di ricreare un tessuto di legami sociali per guardare con speranza al futuro”. Il pubblico della Pinacoteca ha potuto vedere per la prima volta “Das fenster”, un’acquaforte, punta secca, articolata in tre sequenze su un foglio, risalente agli anni compresi tra il 1983 e il 1986 e ritrovata dalla Provincia a Villa Guariglia, che conferma il percorso estetico dell’autore come libera e rigorosa ridefinizione di tutti i parametri della percezione. “Nel gioco tra interno ed esterno e nel ribaltamento del punto di vista tra chi osserva e l’oggetto dell’osservazione, lo sguardo diventa visione, dal momento che in Willburger la natura è potentemente cultura – ha affermato Tolve – Come già sottolineato da Guido Strazza e da Filiberto Menna, in lui si ha la mano pensante che Leonardo menziona nel suo trattato sulla pittura. Lavorava spesso sulla stessa lastra e, attraverso tutte le forme della grafica artistica, faceva in modo che la stessa immagine generasse effetti diversi”. Le opere presenti presso la Galleria Paola Verrengia, ovvero Treffpunkte (1979) e Metamorphose (1979), Atmosfera (1980), Vier Jahreszeiten e il sessuale Sogno (1980), Wolkenbildung (1981), le preziose Tageszeiten del 1983, Herbstzeiten (1983), Jahreszeiten (1983), Fenster (1983-1986), Küste e Küstenfigur (giugno, agosto, dicembre) del 1994 e Verso e viceversa del 1998 (dal ciclo I Profili, 1996-1998), costituiscono tasselli di una riflessione costante e potente sul paesaggio, che assurge a campo di forze da esplorare, plasmare, trasfigurare in una condizione spirituale che non può che essere quella della ricerca e dell’ascolto. Lo stesso Willburger, in effetti, ha dichiarato che “non si dovrebbe avere la presunzione di copiare la natura, ma bisognerebbe trasformare questi mezzi in qualcosa che ha lo stesso valore”. Il trait d’union tra i due momenti espositivi è rappresentato da “Ogni giorno un po’ di più”, il video di Licio Esposito e Paola Vacca, girato sotto l’egida della Cactus Film Produzioni e che trae il suo titolo da un motto dell’artista, dedito a un lavoro ossessivo e faticoso che lo ha condotto, per fare un solo esempio, a ben tredici variazioni del Monte Falerio. Tra materiali televisivi, fotografie, filmati sulla lavorazione delle lastre, il ricordo dei fertili anni Settanta a Salerno, l’immagine è divisa in due per porre in luce il legame profondo tra l’autore e la sua ispirazione, la Costiera sempre uguale e sempre diversa, tenacemente racchiusa in sé e al tempo stesso protesa verso un altrove sfuggente. Ogni prodotto artistico è una sfida al tempo e allo spazio, un’occasione di offrire all’essere umano un ruolo che esula dai confini socio-ambientali e la calcografia, che in Willburger diventa geografia dell’immaginario, mappa dell’interiorità, è un paziente interrogare il segno per mutarlo in sentiero da percorrere, privi di quelle zavorre che troppo spesso sono le categorie. A suggellare l’esposizione, Tolve, Stefania Zuliani ed Elmar Zorn dedicheranno all’artista un talk il 30 giugno nel cortile della Pinacoteca.