Per una cronologia dello Sbarco Alleato - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Per una cronologia dello Sbarco Alleato

Per una cronologia dello Sbarco Alleato

Successo per le celebrazioni del Salerno Day che hanno chiuso la XXXII edizione della rassegna del Teatro Dei Barbuti

 

Di OLGA CHIEFFI

E’ stata una vera e propria cronologia comparata degli avvenimenti storici da gennaio a settembre del 1943, quella che, Eduardo Scotti, Andrea Carraro e Raffaele Sguazzo hanno proposto per la VI edizione del Salerno Day, una tradizione che ebbe i suoi prodromi nel LX anniversario dello sbarco datato 2003, promosso dall’EPT di Salerno, con alla testa il Presidente dei Giornalisti Salernitani Enzo Todaro e ripreso, appunto dall’indimenticato Peppe Natella, con il quale abbiamo festeggiato il Settantennale, la nascita anche del Museo dello Sbarco e i tanti visitatori e familiari di militari alleati che saltarono dagli anfibi sulla sabbia della nostra costa, e che con i continuatori della sua opera, la Bottega San Lazzaro presieduta da Chiara Natella, con gli amici di sempre, Eduardo Scotti e Andrea Carraro, si appresta ad organizzare il LXXV anniversario dell’evento. Su quei fatti che i più ricordano, conoscono, hanno studiato e che fa sempre piacere “ripassare” in compagnia, è stato costruito il dialogo tra  Andrea ed Eduardo, che hanno agilmente illustrato la situazione sui due fronti, l’orientale con le battaglie di Stalingrado, Leningrado e Kursk, vinte dopo una strenua resistenza e carestia della popolazione, dai carri armati T-34 e dai lanciarazzi Katjuša (soprannominati dai tedeschi “organi di Stalin”), oltre che dal generale inverno, e quello occidentale, con le prime forme di resistenza, quella pacifica della Rosa Bianca il gruppo di studenti tedeschi che pagarono con la decapitazione la loro opposizione al regime nazista, con Hans Scholl, sua sorella Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell, Willi Graf, tutti poco più che ventenni, cui si unì successivamente il professor Kurt Huber; il risveglio operaio del 5 marzo del `43 a Torino, il riannodarsi del filo rosso spezzato nel `22 e reciso, con la guerra di Spagna, le grandi agitazioni dell’autunno successivo e della primavera `44 che costarono migliaia di operai deportati nei lager nazisti, fino all’insurrezione del 25 aprile `45, il ricordo delle fabbriche occupate e autogestite, la scelta di combattere in armi, spesso individuale, a volte collettiva di centinaia di lavoratori che – quasi in corteo – abbandonarono la fabbrica per aggregarsi alle formazioni partigiane, come i ferrovieri della Val Susa, come i cantieristi di Monfalcone. E’ la guerra di classe dentro la guerra di Liberazione: tutto ha origine da quel gesto di Leo Lanfranco, da quelle braccia che si incrociano e si allargano, pari a quelle del Papa dopo i bombardamenti del 19 luglio di Roma, Quartiere San Lorenzo. In mezzo, lo stacco di alleggerimento con i rappresentanti della musica Pop-Rock, calciatori e attori, nati nel 1943, da George Harrison, ai nostri Lucio Dalla, Lucio Battisti e Raffaella Carrà, passando per Mike Jagger e Robert De Niro, Jim Morrison, Rivera e Boninsegna, ma io aggiungo Gigi Meroni, la farfalla Granata, prima di passare alla capitolazione del Fascismo e all’armistizio, ovvero a quella resa incondizionata, come ben sottolineato da Giuseppe Fresolone e Pasquale Capozzolo del Moa, i quali hanno offerto materiale video e cimeli, quali le piastrine ritrovate dei cosiddetti “disertori” del Regio Esercito. Finale con il Discorso all’Umanità da “Il Grande Dittatore” con un Chaplin, sempre sconvolgente, che riesce a rappresentare l’essenza più profonda dell’uomo comune e il suo invito a riporre una fiducia incrollabile nell’etica, nella moralità che risiede nel cuore delle persone comuni. Già pronto il tour nelle scuole supportato da Eva Avossa e dall’assessore Roberto De Luca presente con la sua signora Paula Clark, delle celebrazioni del 2018, dislocate nei vari comuni protagonisti delle battaglie dell’Operazione Avalanche.