Il cantattore napoletano stasera alle ore 21, sarà protagonista di un concerto con Javier Girotto e gli Aires Tango, negli spazi della certosa di Padula
Di Olga Chieffi
Sarà un “tanos” stasera Peppe Servillo con i suoi amici di sempre, il sassofonista argentino Javier Girotto, con la sua formazione d’elezione gli Aires Tango, che schiera insieme al primus inter pares, Marco Siniscalco al basso, Michele Rabbia alla batteria, percussioni ed elettronica e Alessandro Gwis al pianoforte e tastiere, ospite del progetto Double Sky, firmato da Maria Pia De Vito alla Certosa di Padula, con inizio alle ore 21. Dopo il Buen Dia, di Servillo, il pubblico sarà investito da un’onda sonora di grande umore, con Girotto che “inizierà”, quanti ancora non fossero stati “segnati”, indelebilmente, dal sax soprano di Javier, al suo eloquio spavaldo, disorientante, il suo “pensiero d’amore” per la sua terra, che ci fa vivere in un sol tempo in luoghi non misurabili, “pensiero d’amore” formato di proprietà contraddittorie, che è una sciagura di pensiero da addomesticare, come appunto inaccessibilità e, per converso, eccesso di sentire, simbolo, in alto grado di assenza e di presenza, pienezza e vuotezza, gioia e malinconia, vita e morte. Un suono quello di Javier che è un respiro sonoro dalle mille dinamiche, sostenuto dalla visione lucida e alta di una musica fluida e comunicativa quale è quella degli Aires Tango, generante un corpo cosmico, un corpo d’essenza, un corpo di pura energia o calore e luce. Ed ecco il saluto d’esordio a cui ci ha abituato Peppe Servillo: “Innanzi tutto la Buona Creanza: Buona Sera “, il quale introdurrà la sua personale gesamtkunstwerk, con la quale ritorna all’epoca romantica e ancora più dietro a quella lingua che credevamo perduta, quel tempo in cui il linguaggio riuniva in sé musica e poesia, a cui lui ha aggiunto diverse altre arti, teatrale, tersicorea, quale compagne di vita, assimilando al proprio percorso artistico elementi e sfumature mediate dal proprio vissuto, riappropriandosi delle proprie origini, riavvicinandosi ad una concezione della musica quale espressione totale. Javier, soffierà nella sua quena, per il ritorno de’ “L’Amico di Cordoba”, composta per gli Aires Tango, a cui Peppe Servillo ha dedicato un testo schizzante perfettamente il personaggio Girotto, amicizia, calcio, musica, il suo sguardo che è spesso specchio di un’ Argentina martoriata, trasformantesi in luminosa poesia. “La canzone è una presunzione! – dice Servillo – Esprimere in tre minuti un fiume d’emozioni è impossibile, o forse no”. Noi assicuriamo che in Cinema, la formazione ci riuscirà, un omaggio all’amore e al linguaggio di quel lucernario dell’infinito creato dalla decima musa. Peppe Servillo diventa ospite d’onore degli Aires in Vuelvo al Sur di Astor Piazzolla, introdotto dal soprano, stavolta, purissimo e carezzevole di Javier, prima di attaccare, “Il Chiacchierone”, un autoritratto dello stesso Servillo, che saluta le progressioni incalzanti del sax di Girotto, per poi intonare una allegra filastrocca dedicata ad un gatto. Con Novedad, sotto le cui mentite spoglie si nasconde la meravigliosa Nahuel firmata da un Girotto ancora ispirato dall’antico suono della quena, saluteremo Peppe Servillo, non lontano dal variopinto pulcinella-arlecchino di Mimmo Palladino che spiava dalla copertina de’ “L’amico di Cordoba”, per cedere la ribalta agli Aires Tango. Noi li abbiamo conosciuti con La luna, Il senso della vita, Madres de Plaza de Mayo, sono i primi successi, a cui i quattro strumentisti aggiungeranno per il pubblico della Certosa Pasiòn Albiceleste e Pichuco simbolo di un viaggio iniziato nel 1994 in cui i pensieri fluttuano sui sentimenti come le piume sull’acqua, si muovono lentamente e ristanno pochi momenti, spirito dell’arte di questo stellare quartetto che ha l’invidiabile privilegio di potersi sostenere incredibilmente alla caduta delle premesse e illuminarsi oltre le conclusioni di ogni ragione.