di Andrea Pellegrino
Matteo Renzi mantiene le mani libere sul caso De Luca. Il tutto mentre l’ex sindaco di Salerno avrebbe portato, dopo la vittoria alle primarie di domenica, la vicenda Severino sotto i riflettori nazionali. Se fosse eletto a Palazzo Santa Lucia verrebbe sospeso un attimo dopo dal Prefetto di Napoli per effetto della legge Severino a seguito della condanna in primo grado per abuso d’ufficio. Un dato acquisito, però, già da mesi ma che solo ora crea imbarazzo all’interno del Partito democratico nazionale. E se dall’ex sindaco di Salerno è già partita la richiesta di modifica della legge («si può fare prima delle elezioni di maggio», ha dichiarato nelle ultime ore), dal Governo, o meglio da Nazareno è arrivato lo stop attraverso il ministro Maria Elena Boschi. «Se vuole può farlo il Parlamento», ha risposto decelerando sull’argomento. Ma il caso De Luca in Campania avrebbe già spaccato in due il partito, tra chi è possibilista ad una modifica e chi invece vorrebbe il vincitore fuori dalla competizione, invocando un intervento di Matteo Renzi, nella sua qualità di segretario nazionale del Partito democratico. Lo stesso Roberto Saviano che domenica aveva invitato i campani al non voto, ieri ha così commentato la vittoria di Vincenzo De Luca: «Il prossimo candidato alle Regionali in Campania, Vincenzo De Luca, votato con delle primarie che avevano nelle premesse il mantenimento dello status quo, se verrà eletto non potrà acquisire l’incarico secondo la legge Severino, perché condannato in primo grado per abuso d’ufficio. A Matteo Renzi consiglio di scendere sulla terra e di farlo in Campania, e non in veste di Primo Ministro, ma di Segretario del Partito democratico. Si renderebbe conto di come il Pd in Campania abbia colpevolmente ammazzato ancora una volta nella culla ogni speranza reale di cambiamento. Ricordo al Premier che anche al di sotto di Roma l’Italia è Italia e non è possibile cambiare il corso delle cose lasciandola nelle mani di politici che hanno ormai esaurito il tempo del proprio “regno”». I bersaniani, capeggiati da Gianni Cuperlo, avrebbero chiesto chiarimenti al Governo: «E’ bene che ci dica cosa intende fare (sulla legge Severino) perché non si può usare il parlamento à la carte: il coinvolgimento non vale sulla riforma costituzionale e vale invece sulla legge Severino? Si apra una discussione seria». Ancora anche il deputato del Partito democratico Davide Zoggia invoca Renzi: «Prenda l’iniziativa, o si fa un tagliando alla Severino o si modificano le primarie, il caso De Luca insegna». Per Gennaro Migliore, sfidante mancato dell’ex sindaco di Salerno alle primarie, il problema sulla posizione di De Luca, qualora venisse eletto «c’è, ma piuttosto che pensare a modifiche alla legge Severino, penso che sia giusto e opportuno attendere i pronunciamenti della corte costituzionale. Ormai le primarie si sono celebrate. Bisogna essere molto aderenti alle regole: c’è una pendenza presso la Consulta che è fondamentale». Ma ad attendere il premier c’è anche il Nuovo Centrodestra di Alfano che ancora non decide e s’aspetta il clamoroso colpo di scena. Fino ad allora sulle alleanze, soprattutto in Campania, si vedrà. L’indicazione di massima del leader nazionale di Ncd vedrebbe una ritrovata intesa con Forza Italia. Ma anche in questo caso si dovrà attendere l’accordo complessivo con il Cav. In Campania sarebbero due le correnti di pensiero: quella affidata a Nunzia De Girolamo pronta, insieme all’assessore regionale Severino Nappi, a risostenere Stefano Caldoro e quella di Quagliariello e Gioacchino Alfano che vorrebbero un accordo con il Pd, anche se il candidato fosse Vincenzo De Luca. Al centro il nodo Udc il cui piatto pende più verso Caldoro (eccezion fatta per Salerno) grazie al peso specifico dell’assessore Pasquale Sommese e di Ciriaco De Mita.