La ricostruzione dei Residui Attivi fino al 2023, pubblicata su queste pagine nei giorni scorsi, ha messo in chiaro il loro contenuto e spiegato il rapporto tra la loro altezza e l’entità del Disavanzo. Adesso, di fronte ad un totale di € 468,8milioni, appare necessario capire se sia davvero possibile incassare quelli di più vecchia data evitando il temuto ricorso a nuove imposizioni. Così, concludiamo con quest’ultima riflessione le interviste a Alfonso Malangone. E’ davvero possibile che ci siano crediti non cancellati anche se non recuperabili? «Di fatto, almeno dal 2018, il totale dei Residui Attivi non è mai andato al di sotto dei 430milioni di euro. A fine 2023, è stato di € 468,8milioni. Bisogna comprendere che essi svolgono la stessa funzione del conto delle ‘Rimanenze’ nella contabilità delle imprese private. Almeno in passato, alcuni imprenditori apportavano mirati ritocchi al rialzo delle ‘Merci in Magazzino’ per rimettere in equilibrio Bilanci anche ‘scassati’. Poi, però, sorgevano i problemi. Infatti, per riportare i valori alla realtà, essi erano costretti a fatturare a vuoto, assorbendo i maggiori quantitativi contabili delle merci, e lavorare a ‘nero’ per evitare di alzare i ricavi oltremisura. Sono situazioni note. Egualmente, se adesso ci fossero nei Residui importi non reali, si dovrebbe far ricorso a qualche alchimia contabile, forse pericolosa. In ogni caso, è evidente che, pur con ripetute cancellazioni di molti crediti, a causa dell’inesigibilità di alcuni, dell’insussistenza di altri e dei provvedimenti del Governo per la ‘pace fiscale’, il totale dei Residui è praticamente ‘stabilizzato’. Se, infine, si scende nel dettaglio, si scopre che il gruppo con il maggiore incremento è quello delle Entrate extra-tributarie del Terzo Titolo, cioè multe, sanzioni, fitti, canoni, servizi a domanda, passato dagli € 86milioni del 2018 a ben € 108,9milioni del 2023. Un salto clamoroso». C’è una regola generale di comportamento nella gestione dei Residui? «Secondo la Corte dei Conti, il permanere di consistenti importi, anche risalenti nel tempo, è indicatore di una scarsa attenzione alla fase del recupero. In verità, la nostra percentuale di incasso è statisticamente posizionata intorno al 15-18%. Questo significa che molti Residui possono perdere ogni concreta sostanza perché, magari, i debitori diventano irrintracciabili, ovvero può scattare la prescrizione, ovvero essere intervenuta la chiusura dell’attività, ovvero avviata una procedura fallimentare. Per questo, in diverse Sentenze del 2023, il Collegio ha ricordato le modalità previste dalla Legge per la gestione dei Residui in relazione alla loro ‘anzianità’ nelle scritture contabili e, cioè: fino a tre anni; dai tre ai cinque, oltre i cinque. Per quelli del primo gruppo, è ritenuto ’anomalo’ l’eventuale stralcio rispetto all’incasso e, quindi, nella eventualità, la cancellazione deve essere motivata espressamente. Per quelli del secondo, deve essere giustificato sia lo stralcio che il mantenimento. Per quelli del terzo, considerati ormai inesigibili, deve essere fornita una giustificazione ‘rafforzata’ per la loro conferma. Più in generale, secondo la Corte, l’Ente ha l’obbligo di cancellare ogni Residuo che, al di là del titolo autorizzativo del credito, presenti oggettivi motivi di irrecuperabilità. In sintesi, per garantire la quantificazione corretta del Disavanzo di Amministrazione, debbono restare solo i Residui con “ragionevole grado di recuperabilità”. La selezione va effettuata almeno ogni anno nel corso della fase detta del ‘riaccertamento’ che deve precedere, ovviamente, la chiusura del Consuntivo. Ora, con questa premessa, viene naturale chiedersi quali siano le condizioni dei Residui nel Bilancio a partire dal 1989 e fino al 31/12/2017, ultimo anno per la prescrizione. L’elenco, fornito in precedenza, presenta un totale di € 88,5milioni solo per le Entrate proprie, cioè le tributarie e le extra-tributarie. Secondo la Corte, non possono essere considerati ‘vivi’. Al riguardo, non può passare inosservato che, nella Relazione allegata al Bilancio, per i Residui oltre i 5 anni è semplicemente dichiarato che: “trattasi prevalentemente di crediti affidati al concessionario Municipia SpA”. La Corte potrebbe non condividere. Magari, neppure i Revisori. Chissà». Ma, se c’è il Fondo di accantonamento per crediti dubbi, perché non si procede ad una pulizia? «Abbiamo già visto che la presenza del Fondo consente di assorbire solo gli effetti contabili della cancellazione ai fini del Disavanzo. L’Ente, però, non deve badare solo a questo. Con il decreto legislativo n. 118 del 23/06/2011, fu introdotta la contabilità armonizzata per gli Enti Territoriali con la finalità di verificare i risultati annuali dal punto di vista Finanziario, per il Disavanzo, e dal punto di vista Economico, come un’azienda qualsiasi, per il Patrimonio, cioè la ricchezza complessiva della Comunità. La struttura del piano dei conti è integrata e le scritture sono collegate. Quindi, un Residuo cancellato nella prima contabilità, pure se assorbito dal Fondo, deve essere registrato nella seconda in funzione della sua natura. Tralascio il problema della costituzione di un Fondo Svalutazione, che ha la stessa funzione del FCDE ma può differire nella quantificazione. E’ complicato, ma basta capire la ‘filosofia’. La scrittura nel Bilancio Economico-Patrimoniale può variare a seconda che sia un credito ‘insussistente’ o ‘non esigibile’: Nel primo caso, si tratta di poste erroneamente accertate che hanno solo ‘gonfiato’ il totale dei Residui. Quindi sono voci non ‘veritiere’. Nel secondo, si tratta di crediti ‘veri’, ma inesigibili. Così, le partite insussistenti dovrebbero essere scritturate tra gli oneri straordinari del Conto Economico per contribuire alla quantificazione del risultato dell’esercizio. Al contrario, le partite inesigibili dovrebbero confluire nella sezione del Patrimonio in un’apposita voce dell’attivo immobilizzato fino al compimento del termine prescrizionale. Scaduto quest’ultimo, dovrebbero essere eliminate con la contestuale riduzione del Patrimonio. E’ evidente che, nel primo caso, l’impatto è più ‘morbido’, perché i valori possono essere assorbiti da poste straordinarie attive in grado addirittura di coprirli per intero. Nel secondo, invece, si determina immediatamente uno scompenso tra crediti e debiti correnti, alterando l’equilibrio complessivo del Bilancio. A seguire, con la cancellazione definitiva, si avrebbe il ridimensionamento del Patrimonio. Cioè, si distruggerebbe la ricchezza di tutti». Ci sono scritture nel Bilancio 2023? «Nel Bilancio per il Disavanzo, è stata quantificata una riduzione da riaccertamento per € 37,2milioni. Negli elenchi di dettaglio, sono invece presenti diminuzioni per € 50,3milioni. Si dovrebbe capire il perché della divergenza. A parte il totale, una domanda è naturale: “quanti, tra quelli eliminati, sono crediti ‘insussistenti’ e quanti quelli ‘inesigibili’? Nel Bilancio Economico-Patrimoniale, non c’è alcun incremento della voce dei crediti immobilizzati, mentre le operazioni straordinarie negative si incrementano di € 43,9milioni che, però, potrebbe contenere altre voci. E, quindi: “i Residui cancellati erano tutti insussistenti”? Sarebbe anomalo. Perché, a fine 2023, dovevano comunque essere cancellate le cartelle fino a 1000 euro per la ‘pace fiscale’. Se c’erano, i crediti relativi non potevano essere crediti insussistenti, ma inesigibili. E, quindi, una seconda domanda: “possibile non siano state rilevate cartelle non riscosse”? Purtroppo, in questa eventualità, ci sarebbe una sola considerazione da fare. Molto grave. Poiché i crediti insussistenti sono frutto di una errata quantificazione delle Entrate, la loro esclusiva presenza, per importi significativi, sarebbe la prova di un Accertamento anomalo. Forse ‘gonfiato’, sia pure per errore». E, quindi, perché non si cancellano i Residui datati? «Premetto che queste riflessioni sono frutto di una lettura del documento, non di una revisione che neppure saprei fare. Quindi, sono possibili errori e imprecisioni di ogni genere. Se presenti, mi scuso anticipatamente. Detto questo, la risposta non è semplice. Se la presenza del Fondo crediti dubbi assorbe la cancellazione di somme non incassate ed evita ogni conseguenza sul Disavanzo, il motivo potrebbe essere individuato negli effetti di quelle cancellazioni sui risultati del Bilancio Economico-Patrimoniale. In verità, una coerente classificazione dei Residui avrebbe certamente conseguenze gravi sotto l’aspetto dell’indebitamento complessivo, e potrebbe averne anche sotto quello Patrimoniale laddove i crediti non riscossi fossero coperti con la riduzione del Patrimonio. Qui non parliamo di spiccioli. Ma di centinaia di milioni che, alla fine dei giochi, cadrebbero sulle spalle dei cittadini. Più di quanto non sia già oggi. Per questo, un approfondimento sarebbe opportuno, prima della riunione del Consiglio. In sede di delibera del Preventivo, ci fu chi disse che il voto era consapevole. Purtroppo, in quel Bilancio, c’era un errore madornale. Ed è stato necessario correggerlo. Quindi, perché sia consapevole il prossimo, conviene capire per bene, prima. Giusto per evitare di dover poi deliberare, magari, altri aumenti delle imposizioni e altre vendite dolorose. Sono le uniche soluzioni disponibili, quando il risanamento si fa aumentando solo le Entrate. In verità, altro si potrebbe fare. Lo dico, anche se a qualcuno potrebbe non fare piacere». er.no
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