Giuseppe Acconcia
Parigi è sotto attacco. Dopo gli attentati al giornale satirico Charlie Hebdo dello scorso gennaio, lo scorso venerdì sera, la città è stata colpita da sette attacchi contemporanei, da kamikaze allo stadio, sparatorie in luoghi pubblici e la presa di decine di ostaggi al Bataclan dove era in corso un concerto rock. Sono almeno 128 i morti e 300 i feriti, di cui 80 gravissimi. Anche una studentessa veneta, Valeria Solesin, 28 anni, non è stata rintracciata. I jihadisti dello Stato islamico hanno rivendicato l’attentato e promesso che colpiranno in altre capitali europee. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha parlato di «attacco all’umanità». Il presidente siriano, Bashar al-Assad, ha ricordato le responsabilità francesi nella crisi siriana.
Il tentativo dei poliziotti di fermare la carneficina è durato per ore nella notte di venerdì. Secondo la procura di Parigi gli attentatori deceduti durante gli attacchi sarebbero otto. Tra di loro ci sarebbe forse anche una donna. Uno degli assalitori è stato identificato: si tratta di un cittadino francese di venti anni. Sul luogo dell’attacco sono stati ritrovati anche due passaporti, uno di nazionalità egiziana, l’altro siriano, probabilmente appartenenti ai jihadisti. Tre degli otto attentatori sarebbero di nazionalità belga e proverrebbero dal quartiere Molenbeek di Bruxelles dove sono in corso perquisizioni da parte delle forze di sicurezza locali.
A Parigi sono state prese misure di emergenza, è stato imposto il divieto di manifestazione e sono stati dispiegati 1.500 militari in più. Il presidente francese, François Hollande, ha definito gli attacchi: «Un atto di guerra pianificato dall’esterno con complicità interne». Lunedì si rivolgerà al parlamento, per informare le Camere sulle misure che l’esecutivo intenderà adottare. Lo stato di emergenza ha avuto i primi effetti: ci sono ore di coda in uscita dagli aeroporti, sono chiuse scuole, università e monumenti della capitale francese; sono stati rafforzati i controlli alle frontiere del Frejus e del Monginevro.
Si tratta dei più gravi attentati di matrice islamista radicale che colpiscono l’Europa dalle bombe alla metropolitana di Madrid nel 2004. Negli ultimi mesi, raid russi e francesi in Siria hanno avuto come obiettivo i jihadisti dello Stato islamico (Is), innescando una reazione senza precedenti da parte degli islamisti radicali. Prima è stata attaccata la Turchia ad Ankara lo scorso 10 ottobre, con oltre cento vittime, alla vigilia del voto che ha consegnato il paese a Erdogan. Poi è esploso in volo l’aereo russo Airbus 321 Metrojet causando 224 vittime. Anche la visita del presidente iraniano, Hassan Rohani, a Roma e Parigi, prevista per ieri e oggi, è stata cancellata all’ultimo momento. Il sostegno accordato dall’Iran ai raid aerei russi in Siria fa anche degli interessi di Tehran un possibile obiettivo dei jihadisti. Eppure l’accordo sul nucleare ha aperto nei mesi scorsi una nuova pagina di distensione nei rapporti bilaterali tra i due paesi dopo oltre dieci anni di sanzioni internazionali imposte al paese.