
Pagani. Diventano definitive le 35 condanne per i fiumi di droga per Pagani, l’Agro nocerino e alcuni paesi della Costiera Amalfitana. Lo ha deciso la Corte di Cassazione ritenendo inammissibili i ricorsi degli imputati. Restano quindi le pene stabilite in Appello lo scorso anno: si va da un minimo di due anni a un massino di 16 anni di carcere per un totale di quasi un secolo e mezzo. L’indagine della Dda di Salerno, denominata Delizia- nome che arriva dall’attività commerciale “Delicious” di proprietà del capo promotore e della consorte – aveva messo al centro delle contestazioni il traffico di stupefacenti, detenzione di droga e armi clandestine. Il sodalizio per la Dda era capeggiato dall’ex pentito Giacomo De Risi. L’inchiesta aveva preso il nome proprio dall’attività commerciale della compagna dell’ex pentito, dove per la magistratura ci sarebbe stato il quartier generale dello smercio che portava nelle casse del gruppo qualcosa come 5 milioni di euro all’anno tra vendita di cocaina, crack e hashish. La figura chiave dell’indagine dei carabinieri era proprio quella di Giacomo De Risi, 39enne già noto per precedenti specifici alle forze dell’ordine, individuato quale promotore e accusato di occuparsi – mentre era sottoposto agli arresti domiciliari – di individuare i canali di rifornimento, tra questi anche il clan Gionta di Torre Annunziata, così come di gestire una propria piazza di spaccio, mantenendo la contabilità con i creditori, rifornire i pusher e seguire la contabilità dei crediti da incassare giorno per giorno. Le successive indagini svelarono, poi, come chiunque fosse a capo di una piazza a Pagani era obbligato a pagare una tangente al clan Fezza – De Vivo. Oltre ai valentiniani torresi, uno dei rifornitori fu individuato in Nicola Fiore, ‘o pallino, ex affiliato del clan Contaldo. Centinaia i capi d’accusa ricostruiti dal sostituto procuratore, Elena Guarino. Nel corso dell’attività investigativa furono effettuate perquisizioni personali e locali, così come sequestri di sostanze stupefacenti, come 5 chili di cocaina e 3 di hashish. Dal volume di sostanze approvvigionate e smerciate nel periodo di svolgimento dell’indagine, fu calcolato un flusso di introiti per l’organizzazione ammontante a non meno di 5 milioni di euro annui. Ora quelle condanne cono diventata definitive avendo la suprema corte dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dal folto collegio difensivo.