Pagani. Maricobda (Fdi) a gamba tesa - Le Cronache Provincia
Provincia Pagani

Pagani. Maricobda (Fdi) a gamba tesa

Pagani. Maricobda (Fdi) a gamba tesa

Pagani – Nuovo capitolo nelle tensioni politiche cittadine. Questa volta a parlare è Antonio Mariconda, coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia, che interviene a gamba tesa dopo le dichiarazioni di Pietro Pisacane, ex coordinatore di Forza Italia.

Pisacane, nei giorni scorsi, aveva espresso la convinzione che il sindaco Raffaele Maria De Prisco avrebbe dovuto aderire a Forza Italia, aprendo così a una riflessione sul futuro politico dell’attuale primo cittadino.

Parole che Mariconda definisce sorprendenti, ma anche utili per porre una questione di fondo:

“Pagani non può essere una pedina in giochi di potere – afferma – e non è certo una poltr…

Pagani, la politica del salto della quaglia: tra tradimenti, civiche camaleontiche e partiti senza spina dorsale

Dal 2020 tra alleanze trasversali e accordi sottobanco: l’illusione del cambiamento si è trasformata in una delusione collettiva. Pisacane lascia Forza Italia denunciando ingerenze e la fine della meritocrazia.

A Pagani la politica non è più una questione di destra o sinistra, ma di “da che parte tira il vento” e di quale poltrona convenga occupare. Dal 2020 assistiamo allo stesso copione: facce vecchie in sigle nuove, civiche che sembrano partiti e partiti che si comportano come comitati elettorali personali. L’ultimo atto? La rottura di Pietro Pisacane con Forza Italia, che toglie il velo a un sistema dove il merito è un intruso e le ingerenze sono di casa.

 

Il caso Pisacane: il centrodestra si spacca

Pietro Pisacane, ex coordinatore cittadino di Forza Italia, non ha usato giri di parole: “tradimenti”, “ingerènze” e “fine della meritocrazia” sono le accuse mosse alla dirigenza provinciale e regionale del partito. Secondo lui, la crescita di FI a Pagani è stata bloccata per fare spazio a figure gradite ai vertici e funzionali a strategie decise lontano dalla città.

Nel mirino, anche la scelta di aprire le porte a personalità come l’attuale sindaco Raffaele Maria De Prisco, la cui ascesa politica nel 2020 fu sostenuta da una coalizione civica capace di attrarre consensi trasversali, anche da pezzi di centrodestra e ambienti vicini al centrosinistra.

Il 2020: il ballo delle coalizioni

Le comunali del 2020 restano l’emblema del trasformismo politico paganese. Mentre la destra ufficiale schierava Enza Fezza, il centrosinistra puntava su Aldo Cascone, e parte dell’elettorato di centrodestra guardava con favore a De Prisco. Al primo turno, Fezza e De Prisco arrivarono vicinissimi (30,7% contro 32,1%), ma il ballottaggio fu un trionfo per quest’ultimo, che superò il 63%. Cascone, invece, si fermò a un modesto 17,7%, restando fuori dai giochi già al primo turno.

Dall’entusiasmo al disincanto

Quella vittoria, per molti, fu l’illusione di un cambiamento vero: un sindaco civico, lontano dalle logiche dei partiti e pronto a fare scelte coraggiose. Ma a distanza di cinque anni, il disincanto è palpabile. Le civiche al governo si sono dimostrate un mosaico fragile di interessi, mentre i partiti tradizionali continuano a vivere di personalismi e guerre di corrente.

Le parole di Pisacane sono la conferma che a Pagani la politica spesso si gioca nei corridoi, e non nelle piazze o nei consigli comunali. Chi conta non sempre è chi lavora per la città, ma chi sa posizionarsi al momento giusto dalla parte giusta.

Una città senza bussola

Oggi Pagani si ritrova senza un vero centro di gravità politica. Il centrodestra è logorato dalle divisioni interne, il centrosinistra non ha ricostruito una base credibile, e il civismo che aveva acceso speranze sembra aver perso la sua spinta iniziale.

In questa giostra di “illusioni” vendute e “delusioni” collezionate, la domanda resta aperta: chi governa Pagani lo fa davvero per la città o solo per garantirsi la sopravvivenza politica?