Pagani, la statua dimenticata - Le Cronache Provincia
Provincia Pagani

Pagani, la statua dimenticata

Pagani, la statua dimenticata

Di Marco Visconti

Il giovane togato romano, la statua dimenticata nel cuore di Pagani. L’attivista Carmine Del Forno tenta, ormai da tempo, di sensibilizzare le varie amministrazioni, succedutesi, e la comunità locale di riconoscere l’importanza di questa statua. All’angolo di via Matteotti (già via Lamia) c’è una statua funeraria, «proveniente, per citare le parole della studiosa Marisa De Spagnolis, da uno dei monumenti funerari della fine del I secolo a.C. della via Nuceria-Stabias». La statua, già riconosciuta per importanza dalla Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino, versa in uno stato di abbandono. Proprio per questo, il paganese Carmine Del Forno ha intessuto un dialogo sia con il soprintendente Raffaella Bonaudo sia con il Comune di Pagani. «È paradossale – commenta Del Forno – che l’ente preposto alla valorizzazione dei reperti archeologici riconosca questo reperto di grande valore oggettivo, purtroppo, però, il Comune non sembra recepire il messaggio. Da quando ho scoperto che il monumento ha questa importanza storica e archeologica, ho interessato 3 amministrazioni, susseguitesi nel tempo, ma non ho ricevuto risposta. Il reperto è di proprietà comunale, dal punto di vista amministrativo deve essere il Comune a fare il primo passo per il tentativo di tutela. Il Comune, tramite delibera di giunta, dovrebbe avviare un percorso di restauro». Del Forno, nonostante le non risposte da parte dell’amministrazione, ha avviato in autonomia un percorso di valorizzazione del reperto archeologico con immagini didascaliche che raccontano la storia del togato romano. «Ho messo un pannello esplicativo durante la festa della Madonna delle galline in data 5 e 8 aprile – sottolinea Del Forno – sotto previo consenso della Soprintendenza per le province di Salerno e Avellino. Ho ricevuto grande riscontro da parte dei turisti». Nel documento, a firma del soprintendente Raffaella Bonaudo e del funzionario archeologico responsabile Simona Di Gregorio, si legge in data 15 marzo che «la Soprintendenza ha in corso da diversi mesi un dialogo con l’amministrazione comunale per reperire le risorse economiche e avviare un progetto di restauro e valorizzazione della statua, che ci si auspica essere realizzato nel più breve tempo possibile». «Cari amministratori – conclude Del Forno – avete promesso alla soprintende che procederete a questa attività di restauro». Tuttavia, l’assessore con delega alla Cultura del Comune di Pagani Valentina Oliva ha precisato «che, per il momento, non hanno ancora dichiarato nulla gli addetti ai lavori della Soprintendenza. Sicuramente a settembre si metterà in contatto con la Soprintendenza per sollecitare». La statua si trova, inoltre, in una strada storica: la strada regia delle Calabrie, che risale all’epoca dei Borbone. Via Matteotti, denominata anche via Lamia, porta con sé una memorai storica profondissima, qui c’erano i primi insediamenti dei Taurani, i quali diedero via a un tempio dedicato alla dea Lamia, per questo via Matteotti si chiama anche via Lamia, dunque la leggenda popolare vuole che il giovane togato romano sia in realtà la dea Lamia. Lungo questa strada, un tempo luogo ameno per il commercio locale, sopravvivono a fatica i pochi negozi rimanenti, inoltre ci sono importanti strutture architettoniche, come la Fondazione del Carminello ad Arco, risalente al XVII secolo d.C., di proprietà del conte Carlo Pignataro. Proprio questa struttura sta cadendo a pezzi, rischia di essere inagibile, nonostante custodisca un grande patrimonio culturale e artistico. Sono presenti inoltre palazzi a corte interna dimenticati, edicole votive antiche in stato di degrado. In altre parole, Pagani rischia di perdere la parte migliore di sé: la sua memoria.