Il procuratore generale, al termine della requisitoria, ha chiesto l’ergasto per gli imputati coinvolti nell’omicidio di Nicola Nappo. L’altro ieri la discussione davanti ai giudici della corte d’Asside d’Appello del Tribunale di Napoli. Rispetto al primo grado, oltre che per Antonio Cesarano, è stata chiesta la condanna anche per Giovan Battista Matrone, difeso dall’avvocato Agostino Allegro. Il movente, ricostruito dalla Procura, fu raccontato dal collaboratore di giustizia Carmine Amoruso – vero obiettivo dei killer – sarebbe da ricondurre ad una lite avvenuta la sera del 21 giugno del 2009 tra Amoruso e Sebastiano Sorrentino, figlio di Giuseppe, durante la festa patronale di S. Antonio a Scafati, per una questione di viabilità. Quell’episodio – secondo il collaboratore – una delle principali fonti di accusa nei confronti degli imputati, avrebbe generato poi la decisione di eliminare il giovane poggiomarinese che aveva sfidato gli ‘scafatesi’ pubblicamente. La condanna di Cesarano – di fatto – tiene aperta l’ipotesi del movente e dei presunti mandanti dell’esecuzione avvenuta la sera del 9 luglio sul Corso di Poggiomarino nel pieno dello ‘struscio’ serale e davanti agli occhi di decine di testimoni. La somiglianza di Nicola Nappo, giovane incensurato, con Carmine Amoruso – sedicente rampollo delle nuove leve della criminalità vesuviana – e la circostanza che l’ex fidanzata di Amoruso era in quel momento in compagnia della vittima. Il 16 settembre le repliche dei legali difensori e la decisione dei giudici
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