Di Antonio Manzo
<Come sono andate le lezioni a Cava de’ Tirreni? Abbro è stato eletto?> chiede Papa Pio XII al sostituto della Segreteria di Stato monsignor Giovanni Battista Montini. Roma studio papale, è il 28 ottobre 1954. Di rimando, Montini risponde a Pio XII: <Si, si sono svolte. Abbro è sindaco>. E illustra al papa di come sono andate le elezioni comunali che si sono svolte tre mesi prima nel giugno 1954. La Democrazia Cristiana vince con Abbro che mantiene il mandato fino al giugno 1958. Inizia così il servizio politico nella vita di Eugenio Abbro che lo vedrà rieletto sindaco di Cava de ‘Tirreni, consigliere regionale della Dc e consigliere provinciale capogruppo di minoranza nella Provincia conquistata da una giunta di sinistra.
Ma perché questo interesse di Pio XII a conoscere l’esito delle elezioni amministrative di Cava dei Tirreni, che è solo uno delle migliaia di comuni italiani? Un motivo storico e fondato non è dato solo dall’interesse con il quale Pio XII seguiva le vicende politiche italiane ma anche tutti quei movimenti di personale politico che per la prima volta transitava nelle fila della Democrazia Cristiana dopo l’esperienza del Partito Monarchico nazionale. Abbro è nominato. dopo il fascismo, Ispettore federale del partito monarchico e segretario politico della sezione cavese monarchica, e prima di essere sindaco è stato eletto con largo consenso consigliere comunale dopo le dimissioni da presidente dell’ ECA (Ente Comunale di Assistenza) di Cava de ‘Tirreni . Ma è nella tornata elettorale del 1956 che Eugenio Abbro viene eletto sindaco di Cava de Tirreni portando il Partito Monarchico Nazionale a conquistare oltre 6mila voti e a vincere di nuovo le elezioni. Ma inizia per Abbro un periodo difficile non sono nell’opera di ricostruzione della città che accanto alle macerie della guerra subisce i danni dell’alluvione del ’54. Ma deve fronteggiare problemi anche sul versante politico. Il partito monarchico si scinde in due tronconi: uno guidato da Alfredo Covelli con il quale Abbro inizia la sua militanza politica, e un altro guidato dall’armatore napoletano Achille Lauro a capo del Partito Monarchico Popolare, Abbro resterà sempre fedele alla monarchia e alla casa Savoia tanto da fare testamento che alla sua morte avrebbe voluto essere avvolto nella bandiera italiana con lo stemma monarchico da lui gelosamente conservata per una vita. Volontà eseguita.
Per comprendere a pieno l’interesse di Pio XII per Cava dei Tirreni c’è da inquadrare il periodo storico di espansione del consenso dc con le frange della destra missina e monarchica. Lo stesso Papa XII, in una udienza con monsignor Montini, chiede ripetutamente dell’atteggiamento politico che osserva Alberto Bergamini, giornalista e presidente della Federazione Nazionale della Stampa, consigliere comunale e poi assessore al comune di Roma dopo aver fondato nel 1944 la Concentrazione Democrazia Liberale, così come il Papa si informa del passaggio di un esponente monarchico nel Partito Socialista Italiano di Pietro Nenni.
Lo straordinario colloquio del Papa Pio XII avviene nel corso delle abituali udienze del mattino che il Papa riserva al suo “segretario” monsignor Montini. La traccia del colloquio è nelle carte di quei giorni di Montini “In quotidiana conservazione” dello stesso Montini. Le udienze alla scuola di Pio XII vengono ricordate con i fogli di udienza scritti in un periodo che intercorre tra il 1945 e il 1954, anno i cui lascia il Vaticano dopo la nomina ad arcivescovo di Milano, tra i mille sospetti curiali di una avvenuta rimozione dello stesso Montini dagli uffici del Vaticano. Montini andrà a Milano, sarà creato cardinale nel 1958 da papa Giovanni XXIII e nel 1963 sarebbe divenuto Papa Paolo VI.
Le carte che annotano il colloquio su Cava de’ Tirreni sono del giorno 28 ottobre 1954. Gli appunti sono scritti a mano nel block-notes di Montini. Parecchi fogli saranno raccolti in varie buste e custodite presso l’Archivio Apostolico Vaticano già archivio segreto della Santa Sede e ordinate per anno: dal 1945 al 1954. E’ l’intelligente pazienza di monsignor Sergio Pagano già direttore dell’Archivio Vaticano a individuare questi testi, con un corredo di note che illustrano i personaggi di cui si tratta (talvolta sconosciuti), ma anche le questioni sottostanti agli appunti.
Sono i diari su venti anni del pontificato di Pio XII che abbracciano la Seconda Guerra Mondiale, la ricostruzione, la contrapposizione Est-Ovest ma soprattutto spiccano i 170 fascicoli sugli Ebrei con circa 4mila nomi. Pagano compie una difficile ricerca che rende “eloquenti” i fogli di udienza che ora sono stati raccolti in due preziosi volumi con più di 1.200 pagine. Restano un contributo fondamentale per chi affronterà lo studio delle vicende della Chiesa nel decennio centrale del pontificato di Pio XII ora noto agli studiosi perché dal 2 maggio2020 sono stati spalancati gli immensi archivi vaticani sul pontificato di Pio XII. Questi fogli sono decisivi, perché il rapporto tra il Sostituto della Segreteria di Stato e il Papa è un canale privilegiato attraverso cui passano molti dei problemi della Santa Sede.
I due volumi, da lui curati, aperti da una ricca introduzione (un “piccolo libro” che colloca i documenti nella storia), contano più di 1.200 pagine. Restano un contributo fondamentale per chi affronterà lo studio delle vicende della Chiesa nel decennio centrale del pontificato di Pio XII.
Si vede scorrere tanta vita della Chiesa negli appunti, che Montini prendeva durante le udienze o che teneva sotto gli occhi mentre parlava con papa Pacelli. il Sostituto. Si tratta, ad esempio, di monsignor Roberto Ronca, prelato di Pompei, che con Montini ha un grave scontro sulla Fuci, tanto da determinare un’accusa di modernismo verso il futuro Papa, respinta da Pio XI e dal cardinal Pacelli. Montini abbandona, per l’incidente, l’attività con gli studenti, cui tiene tanto. Nel dopoguerra, c’è una forte divergenza tra il degasperiano Montini e l’anima del “partito romano”, il vescovo di Pompei Roberto Ronca. Questi, prelato di Pompei dal 1948, fonda Civiltà Italica e fa vincere le elezioni di Pompei alla sua lista civica battendo la Dc. I sostenitori di Ronca desinato a Pompei vi vedono una rivalsa degli amici di Montini, dopo il trasferimento di questi a Milano. Cava de’ Tirreni non è lontana da Pompei dove, però il monarchico Abbro, passa alla Democrazia Cristiana con l’ausilio degli onorevoli Carmine De Martino e Angelo Raffaele Jervolino. Nella “quotidiana conversazione” tra il Papa e Montini (due o tre volte a settimana per circa un’ora) passano questioni rilevanti, come la vicenda dei preti operai in Francia, i problemi dell’Ordine di Malta, l’attentato a Togliatti o le travagliate elezioni al Comune di Roma per fare qualche esempio dove Pio XII non porta a compimento l’operazione Sturzo che avrebbe dovuto alleare la Dc con le destre, soprattutto in sfregio a De Gasperi. Lo storico, che saprà interrogare questi fogli, vi troverà piste di grande interesse. C’è, almeno in buona parte, il cuore delle preoccupazioni di Pio XII. Si vede il ruolo del Sostituto che gestiva anche la commissione soccorsi e l’ufficio informazioni per i prigionieri di guerra, che avevano fatto un enorme lavoro durante la guerra mondiale.
La vicenda umana e politica, già all’attenzione di Pio XII, è stata ricostruita in un interessante volume di Beatrice Sparano Paolucci a lungo dirigente dell’archivio storico comunale di Cava. È un libro di storia non agiografico ma che racconta l’eredità politica e umana di Eugenio Abbro, figlio spirituale di padre Pio e costruttore di Cava de’ Tirreni.