Scagionato per tre rapine e gravemente indiziato per due episodi. Il Gup del Tribunale di Salerno, Berni Canani, ha convalidato il fermo del trentaduenne Antonio Noschese, nipote di “Pupatella”, e disposto la misura cautelare dell’arresto in carcere. L’uomo, tossicodipendente, assistito dall’avvocato Stefania Pierro, ha faticato a rispondere alle domande del Gip per problematiche legate all’assunzioni di sostanze stupefacenti. Il Gip ha rivisto sostanzialmente l’ordinanza con la quale è stato disposto il fermo di uno dei componenti del gruppo dei “ragazzi di via Irno”. In buona sostanza il Gip ritiene insussistenti i gravi indizi per le rapine in danno del Supermercato Decò di via dei Greci, al Supermercato Sisa, ubicato in via Laurogroppo, al Chocolate Cafè di via Settimio Mobilio. Le immagini a disposizione degli inquirenti non permettono di effettuare un inconfutabile riconoscimento dell’autore dei tre episodi delittuosi che erano stati ascritti a Noschese perché le modalità con le quali erano stati commessi erano identiche alla tentata estorsione da cinquemila euro al Bar Crò (che il trentaduenne frequentava abitualmente) ed alla tentata rapina ad un professionista salernitano in via La Francesca. In quest’ultimo caso la vittima aver riferito di essere stato scippato del telefonino di ultima generazione che in realtà aveva perso in auto come poi rettificato in un secondo momento. Nei due casi in cui sono stati rilevati i gravi indizi a carico di Noschese emergeva che l’uomo aveva minacciato le sue vittime con una siringa (tentata estorsione al Bar) e nell’altro con un coltello da cucina. Il Gip Berni Canani, considerata la pericolosita del soggetto, abituale assuntore di sostanze stupefacenti, ha disposto la custodia cautelare in carcere. Non è da escludere che il legale difensore, Stefania Pierro, presenta istanza per chiedere il trasferimento in una struttura specializzata per il recupero dei tossicodipendente. Tra l’altro Noschese è padre e, in virtù della sua delicata situazione legata alla tossicodipendenza, rischia di veder affidata la figlia, di sette anni, ai servizi sociali.
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