Nicola Piovani e Ulisse, alle soglie dell'Umano - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Nicola Piovani e Ulisse, alle soglie dell’Umano

Nicola Piovani e Ulisse, alle soglie dell’Umano

Questa sera, alle ore 21, torna a rivivere l’Acropoli di Elea sull’onda delle note del compositore, ospite della XX edizione della rassegna Velia-Teatro

 

Di OLGA CHIEFFI

 

L’Uomo Nuovo, Ulisse, sbarcherà stasera, alle ore 21, sull’ Acropoli di Elea, per tagliare il nastro della XX edizione di Velia Teatro, dedicata alla memoria di Marcello Gigante, grecista, filologo classico, papirologo. La rassegna, ideata e organizzata da Michele Murino, sarà inaugurata da Nicola Piovani con una delle sue ultime opere, “Viaggi di concerto mitologico per strumenti e voci registrate”, con proiezioni di illustrazioni di Milo Manara, ispirato a tre donne donne  italiane  Margherita Hack, Samantha Cristoforetti  e Fabiola Giannotti che hanno compiuto lo sforzo e avuto il coraggio di “superare le colonne d’Ercole” che metaforicamente rappresentano la soglia della conoscenza invisibile che chiede visibilità e conquista. Il compositore in quest’opera, sembra dare l’idea di evitare un centro drammatico o lirico e di procedere per ellissi, note ritornanti e sempre approssimative del mito di Ulisse. Non verremo immersi in un percorso musicale coerente ma in un paesaggio frastagliato, indecifrabile nel suo insieme contaminato. L’opera è, infatti, pensata in maniera “itinerante” per una piccola orchestra di sei solisti (pianoforte, contrabbassso, sax/clarinetto, violoncello, percussioni, tastiere) ai quali si avvicendano anche strumenti della tradizione mediterranea come il mandoloncello e la fisarmonica. Non c’è nulla di “mitologico” né di monumentale nel rimando all’opera omerica, ma tutto è, invece, a misura d’uomo e profondamente passionale. Altra scelta stilistica contaminante, che rende ancor più l’idea di uno svolgimento fluido e al tempo stesso narrativo, è la presenza di voci registrate che nell’intenzione dell’autore hanno una valenza essenzialmente musicale. Oltre ad Omero, i testi sono quelli di Konstantinos Kavafis, che inneggia all’avventura e all’irresistibile attrazione dell’ignoto, James Joyce, con un monologo da Molly Bloom tradotto in napoletano,  Torquato Tasso, Pindaro, Umberto Saba. Le citazioni – interpretate da un cast in cui figurano Massimo Popolizio, Mariano Rigillo, Massimo Wertmueller, Siobhan McKenna, Chiara Banfi e persino lo stesso Joyce – vengono infatti trattate anche in maniera puramente fonica ai limiti del pastiche di voci. Dai trasformismi di tempi pari in dispari de’ “L’Isola Dei Ciclopi”, ai duetti fonici tra contrabbasso, clarinetto, pianoforte e violoncello, che denotano la sensibilità timbrica di Piovani. Per esprimere a suo modo l’inizio del mito “Prologo”, l’autore fa esporre dal contrabbasso pizzicato alcune note della cellula musicale dell’opera, per poi subentrare al pianoforte e lanciare la formazione in un turbine tempestoso in cui si alternano le voci calde del violoncello e del clarinetto e le fragorose percussioni. Il secondo brano, “L’Isola Delle Sirene”, ha un inizio tensivo caratterizzato dai bassi pulsanti e i frenetici arpeggi al pianoforte, mentre ancora clarinetto e violoncello svettano duettanti. Piovani al pianoforte accompagna con note ribattute e iterative le voci recitanti e da questo apparente “nulla” fa nascere una melodia vellutata incorniciata dalle tastiere elettroniche che simulano il canto delle sirene e dalle percussioni cromatiche. L’incanto musicale si trasforma presto nel suo opposto, ovvero staccati al pianoforte e ritmi incalzanti che suggeriscono quanto pericolosi siano seduzioni e ammiccamenti di ogni genere. “L’Isola dei Lotofagi” vede protagonista il sax che espone una frase iterativa, qualche accenno di chitarra elettrica, percussioni esotiche e ricorrenti serie di tre note. Ne’ “L’Isola dei Ciclopi” il contrabbasso pizzicato evoca la spedizione temeraria di Ulisse e i suoi nella spelonca di Polifemo. “Penelope/Molly Bloom”, il brano in qualche modo più “sperimentale”, si apre con una meditazione al pianoforte. Suo cuore pulsante è una lunga interpretazione in vernacolo napoletano mentre l’ennesima interpolazione tematica vede stavolta protagonisti la fisarmonica e il mandoloncello in un affresco sanguigno dell’italianità in “costume”. Timpani, batteria e clarinetto aprono la traccia conclusiva intitolata “Le Colonne D’Ercole”. L’atmosfera è stavolta un susseguirsi piuttosto esteso di frasi identiche che rasentano la monotonia. Le variazioni sono affidate agli strumenti, con l’innesto interessante della chitarra elettrica Nel finale riaffiora il tema delle sirene, ancora più struggente, raggelante e passionale al tempo stesso, con un violoncello da brivido e i soffusi sinth tastieristici in primo piano.

Olga Chieffi