di Antonio Abate
Manca ormai poco alle celebrazioni per il 78° anniversario dell’Operazione Avalanche, il nome in codice che venne dato allo sbarco degli alleati, avvenuto il 9 settembre 1943 a Salerno ed in varie località del golfo. A Maiori, Vietri, Salerno, Magazzeno, Paestum ed Agropoli, inglesi ed americani diedero vita ad una gigantesca operazione militare che aveva lo scopo di creare una testa di ponte nell’Italia continentale, dopo lo sbarco in Sicilia. L’intero litorale salernitano fu interessato, a vario titolo, dell’arrivo degli alleati e questo è ancora ben ricordato da quanti hanno assistito direttamente gli avvenimenti, o dai racconti dei propri nonni. Il Museo dello Sbarco di Salerno e Salerno Capitale, nato nel 2012 e curato nella sede di via Allende dal professor Nicola Oddati, prosegue nella preziosa attività di memoria storica dei fatti che hanno condizionato e non poco la storia del nostro paese. Per l’anniversario di quest’anno è previsto una sorta di sinergia con Paestum, altra sede di sbarco alleato, che si prepara a celebrare gli eventi con una settimana piena di iniziative dedicate. «Ogni anno organizziamo il Salerno Day che quest’anno, però, avremo un po’ diverso dal solito – preannuncia il professor Nicola Oddati, storico e presidente del Museo dello Sbarco e Salerno Capitale, già ordinario di Storia Contemporanea e Storia dei partiti per oltre 40 anni all’Università degli Studi di Salerno – perché allestiremo, dal prossimo 4 settembre, una mostra dello sbarco a Paestum alla biblioteca di Capaccio dove mostreremo materiale inedito e filmati mai visti prima. E’ l’inizio di una collaborazione che potrebbe portare alla creazione di una succursale del Museo di Salerno proprio a Paestum, grazie alla disponibilità del sindaco Franco Alfieri». Il museo dello sbarco di via Allende a Salerno (non destinatario di fondi pubblici ma inquilino pagante alla Regione Campania) è un fiore all’occhiello della nostra città che, però, resta ancora poco noto ai salernitani. «Abbiamo avuto ultimamente davvero tante visite da parte di italiani anche se su prenotazione per le prescrizioni anti Covid – afferma Oddati – ma contiamo presto sul ritorno a pieno ritmo anche di inglesi ed americani che sono sempre sensibili a musei come il nostro e vengono volentieri per conoscere anche la storia ed i luoghi dove qualche loro parente ha combattuto». Un turismo di nicchia che però potrebbe avere numeri da capogiro. «Se si tiene conto che in Normandia ci sono ben sedici musei dedicati al D-Day ed alle battaglie che si sono svolte sul territorio francese e che nell’ultimo anno non condizionato dalla pandemia ha fatto registrare tre milioni di visitatori – sostiene il professor Oddati – questo fa comprendere come un museo come il nostro potrebbe essere volano per il turismo in città e non solo se inserito adeguatamente in un contesto di promozione del territorio. Al momento siamo appena a centomila presenze da quando abbiamo aperto il museo». Per il Museo dello Sbarco di Salerno e Salerno Capitale ci sono in calendario nuovi eccezionali reperti da esporre: «Siamo quasi alle battute finali del restauro del cannone leggero, risalente alla Seconda Guerra Mondiale, ritrovato nelle acque del porto di Salerno durante le operazioni di dragaggio, ma la chicca è sicuramente la rimessa a nuovo che attende un aereo da caccia alleato, modello Spitfire, ritrovato impigliato in alcune reti da pesca al largo di Castellabate ed affidato dall’ufficio marittimo di Agropoli a noi per il relativo restauro. Lì i tempi sono un po’ più lunghi perché l’intervento è delicato ma quando una volta pronto sarà uno dei fiori all’occhiello del museo». L’importante raccolta di cimeli della Seconda Guerra Mondiale meriterebbe una sede più adeguata ma per Oddati non si vede nulla all’orizzonte e non manca di evidenziare come la nostra città non ha amore per il proprio passato che invece andrebbe valorizzato: «Si era parlato degli spazi dell’ex tribunale ma a quanto pare lì ci sono altre intenzioni, si parla di un museo di arte contemporanea che andrebbe poi allestito acquisendo collezioni private. Mi sembra assurdo quando, invece, si potrebbe fare un museo con le opere in possesso di Comune di Salerno ed Ente Provincia che stanno lì a perdersi, sarebbe un giusto riconoscimento alla memoria collettiva. Ma in questo Salerno pecca, come quando dimentica di avere l’unico centro storico d’Italia a pianta longobarda ancora esistente ed integro e non è nel circuito delle città longobarde nonostante abbia una storia evidente».