SALERNO – “Non si può aprire la testa se prima non si apre il cuore” è una delle massime preferite di Davide Nicola. Ed è quello che ha fatto a Salerno, in quei pochi mesi al di fuori dell’ordinario e di qualsiasi consuetudine. Sabatini da uomo esperto di calcio e uomo di cultura, lo scorso febbraio non poteva che scegliere lui per tentare la rimonta disperata. Ci ha messo un po’ a cementare un gruppo nuovo, ma quando l’ha fatto i risultati si sono visti. Ha rinvigorito Fazio che nelle prime gare sembrava non giocasse da dieci anni, ha sgrezzato Ederson e Bohinen, ha trasformato Djuric da mero colpitore di testa in un attaccante di livello europeo, mai più visto quest’anno a Verona. Ha creato un gruppo, che anche nelle difficoltà più grandi o nei momenti più neri come dopo la sconfitta con il Torino ha sempre seguito ciecamente il suo condottiero. Così è arrivata, ringraziando il Venezia, la quarta salvezza della sua carriera. La più straordinaria, nonostante qualche errore, soprattutto nelle ultime gare anche se ormai la squadra, come detto dallo stesso tecnico più volte, davvero non ne aveva più. Chiedergli di più sarebbe stato impossibile anche perché quanto fatto resterà per anni tra i miracoli calcistici. Per questo motivo Davide Nicola, al di là dell’esonero arrivato all’indomani della pesante sconfitta sul campo del Verona, resterà nella storia della Salernitana e nel cuore dei tifosi granata. Quanto fatto l’anno scorso dal tecnico, dal ds Sabatini, dalla società e da quell’instant team resterà tra le pagine più belle dell’ultracentenaria storia della Salernitana. L’esonero può spezzare il rapporto ma non la favola costruita l’anno scorso e che quest’anno Iervolino e Nicola avrebbero voluto insieme modificare in meglio. La conferma di Nicola è stata una decisione presa in prima persona dal presidente che già, al termine del match contro l’Udinese, aveva manifestato l’intenzione di andare avanti con il tecnico ma anche con il ds. Iervolino e Nicola sono andati avanti insieme ma senza Sabatini, un’assenza che chissà magari ha pesato tanto nei rapporti squadra-tecnico. L’obiettivo di Nicola era di lottare per un obiettivo diverso o almeno di non dover vivere situazioni emergenziali e di rincorsa continua. Da questo punto di vista i programmi a inizio stagione convergevano. La società voleva fare un passo in avanti, non voleva soffrire come avvenuto nello scorso anno e Nicola voleva godersi una stagione non tranquilla ma nemmeno sull’orlo del precipizio. Questa sarebbe stata una sfida anche per lui che ha raccolto i maggiori risultati entrando a campionato in corso. Qualcosa però evidentemente non ha funzionato. Sin dal mercato il rapporto con il ds De Sanctis non è stato idilliaco. Dopo il ko col Sassuolo proprio il ds in tv a fine gara accusò palesemente il tecnico, salvato poi dall’intervento di Iervolino. Dopo quella gara, però, si è capito, nonostante l’impresa storica contro la Lazio, che il destino di Nicola fosse scritto. Anche persone vicine a Iervolino spingevano per il cambio, prima e dopo il Monza. Il presidente ha scelto di andare avanti, di ricompattare l’ambiente anche dopo la sconfitta con il Milan, ma dopo Bergamo è stato impossibile non intervenire. La società l’ha fatto ma poi ha deciso per tanti motivi di fare clamorosamente marcia indietro. Il Nicola tris è durato davvero poco. La vittoria di Lecce sembrava poter essere la classica avvisaglia della svolta. Invece no. Tre sconfitte di fila e nuovo, questa volta definitivo esonero. Anche perché, al di là di tattiche e formazioni, la sensazione è che parte della squadra non fosse più in sintonia con Nicola. Lui che è un tecnico a cavare il meglio da una squadra affamata e disperata ma che forse in una situazione più tranquilla, non riesce a fare presa fino in fondo. Anche lui nell’ultimo periodo è sembrato però meno sul pezzo, meno martello, quasi una parete su cui sono scivolate sconfitte e gol subiti. Con dichiarazioni di rito e letture di gioco decisamente discutibili. Qualcosa si era rotto e si era capito. Qualche altro fattore nuovo magari è andato ad incrinare ancora di più la situazione ed il tecnico non è riuscito più a raccapezzarsi. Nicola lascia la Salernitana con un bilancio di 9 vittorie, 12 pareggi e 16 sconfitte (media punti 1,05), pagando colpe anche non sue. Colpe della società, in cui a volte non si capisce chi prenda le decisioni; colpe del ds che comunque sul mercato ha commesso errori importanti; colpe dei giocatori ma anche quel pizzico di sfortuna perché l’infortunio di Mazzocchi gli ha tolto davvero tanto. Ora Nicola cercherà altrove quelle “emozioni che ti fanno dare quel quid in più. A me non piace sperare. Io desidero, sogno e lavoro per ottenerlo, puntando all’obiettivo ma sapendo bene che la cosa fondamentale è il percorso”. Un percorso con la Salernitana e con la città di Salerno che non saranno certo gli ultimi fatti a macchiarne il ricordo. Nel calcio però a volte c’è bisogna di voltare pagina. Senza rancore. Anche perché chissà le strade potrebbero tornare anche ad incrociarsi un giorno.
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