Nell' universo di Sonology con Johan Van Kreij - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Nell’ universo di Sonology con Johan Van Kreij

Nell’ universo di Sonology con Johan Van Kreij

Abbiamo incontrato il compositore olandese nel corso della Masterclass internazionale di Musica elettronica svoltasi al Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno

 Di MARIO BUONINFANTE

 Una tre giorni di full immersion nel futuro della musica, l’elettroacustica, promossa dal dipartimento di nuove tecnologie e Linguaggi Musicali in collaborazione con l’Ufficio Relazioni internazionali del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno”. Live electronics e performance interattiva nella sala Concerti della massima istituzione musicale cittadina, con Johan Van Kreij, docente presso il Royal Conservatoire Den Haag, Paesi Bassi invitato dalla docente Silvia Lanzalone. Durante i tre giorni di masterclass il docente ha illustrato prima le proprie esperienze nel campo della musica elettronica, mostrando alcuni software/hardware e brani da lui realizzati, per poi affrontare il concetto di live electronics, facendo ascoltare e discutendo a proposito di alcuni brani e compositori fondamentali del campo improvvisativo/live elettronica. L’ultimo giorno del seminario gli studenti del dipartimento di Musica Elettronica hanno lavorato con il docente alla realizzazione di un set improvvisato come ensamble che prevedeva l’utilizzo di strumenti acustici, voce e strumentazione elettronica per l’elaborazione in tempo reale. Infine nel pomeriggio c’è stato il concerto composto di due momenti, prima l’esibizione dell’ensamble, composto da Deborah Batà (sax), Eleonora Claps (voce), e dagli studenti dei Corsi di Primo e Secondo Livello di Musica Elettronica: Marco Martino (trombone), Fabio Carlino (chitarra elettrica), Andrea Secondulfo (chitarra elettrica e live), Anacleto Vitolo (percussioni e live), Mario Buoninfante (live electronics), Chiara Amici e Ludovico Marino (assistenti tecnici) poi un duo Live Electronics. Durante la tre giorni abbiamo scambiato qualche parola con il docente.

Ci può illustrare l’uso del software e dell’hardware che utilizzi per il Live Electronics?

“Il software che ho sviluppato (e continuo a sviluppare) è il risultato di una costante riflessione – di circa un ventennio –su come esplorare le interazioni live. La ricerca risponde adeguatamente alle idee musicali che crescono e si sviluppano sia in solo sia in collaborazione con musicisti con diversi background. Per questo, principalmente, utilizzo “samples”, che definisco “found sounds” in quanto non sono intesi come suoni prettamente musicali e possono essere di qualsiasi tipologia. Questi suoni sono modellati, scolpiti, plasmati in un particolare contesto in cui contribuiscono alla costruzione di strutture musicali. Per le performance utilizzo un’interfaccia a tastiera che permette questa tipologia di modellamento del materiale sonoro. Di supporto a questi strumenti, faccio uso di una serie di processi basati sul feedback. Per me è affascinante il fatto che la complessità del materiale sonoro e la complessità del sistema in se è la stessa.

Come ha scelto la strada dell’elettroacustica e acquisito il suo ruolo in Sonology?

Il mio ruolo presso Sonology ha a che fare principalmente con il Live Electronics. Nella mia classe il primo anno, gli studenti imparano a programmare con Max MSP (Cycling ’74) concentrandosi sulle interazioni in tempo reale. Lo scopo è imparare a sviluppare interessanti processi musicali da poter utilizzare in situazioni live. Il secondo anno si lavora con sensori ed elettronica. Realizzando un controller/strumento personalizzato, gli studenti si concentrano sul proprio approccio all’aspetto performativo. Questa classe coinvolge l’Electronic Workshop, un dipartimento vicino gli studi di Sonology. Per esempio si lavora con l’Ipson-Compact, un’interfaccia che comunica attraverso il protocollo OSC (Open Sound Control). Infine, il terzo anno verte sul mettere in pratica l’improvvisazione. Si ascolta ed analizza musica improvvisata. Vengono creati piccoli gruppi di lavoro, in cui si approccia all’improvvisazione semplicemente facendola. Alla fine dell’anno la classe organizza un concerto fuori dal Conservatorio. Come sono diventato uno studente di Sonolgy è solo il risultato di una coincidenza. Tuttavia, quando ho sentito parlare di Sonology, fu subito chiaro che si trattava di ciò che avrei dovuto fare. Devo molto a Paul Berg, che è stato il mio mentore per tre anni e che mi ha dato numerosi spunti. Grazie ad una precedente formazione tecnica – in cui non ero riuscito – ho rapidamente approfondito la conoscenza di vari linguaggi e strumenti. Dal secondo anno ho iniziato le mie live performance. Mi sono laureato nel 1998 ed ho iniziato ad insegnare in Sonology solo tre anni dopo.

Con quali compositori ha stretto rapporti di collaborazione?

“In particolare, nei primi dieci anni dopo aver terminato i miei studi, ho avuto l’opportunità di collaborare o assistere numerosi compositori, con ciascuno dei quali ho vissuto un’esperienza unica. Particolarmente memorabile è stata la collaborazione col compositore olandese Dick Raaijmakers, che ho incontrato la prima volta quando mi ha invitato a lavorare in un progetto di musica-teatro con la violoncellista Frances Marie Uitti. Ho un ottimo ricordo delle nostre lunghe e preziose conversazioni in macchina di ritorno dalle prove. Raaijmakers era una persona estremamente versatile, ha composto musiche, musiche per il teatro, realizzato installazioni, era uno scrittore e poeta ed un fantastico insegnante e narratore. Degno di menzione è il lavoro che ho realizzato per Louis Andriessen. Mi è stata data grande libertà per aiutarlo a realizzare il brano per marimba Mouse Running che è distribuito come app, capace di generare una partitura unica ogni qualvolta viene eseguita”.