Oggi alle ore 20, penultimo appuntamento nella Chiesa di Santa Apollonia, il Festival di Musica da Camera, promosso dal Conservatorio Statale di Musica “G. Martucci” e dalla Bottega San Lazzaro
Di Olga Chieffi
Penultimo appuntamento della III edizione del Festival di Musica da Camera Sant’Apollonia, oggi alle ore 20. Con una serata monografica nel segno di Wolfgang Amadeus Mozart cartellone nato dalla sinergia del Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno, con un progetto del Dipartimento di Musica d’Insieme, presieduto da Francesca Taviani, da un’idea di Anna Bellagamba con Chiara Natella e la sua Bottega San Lazzaro, si avvia verso uno scoppiettante finale. La serata verrà inaugurata con un florilegio di Lieder, proposti dal soprano Friederike Kuhl, in duo con Lidia Fittipaldi. Pagina d’esordio “Das Veilchen”, la violetta K476 composta nel 1785, su testo di Goethe, in cui Mozart riesce a sottolineare il racconto, minuscolo ma saturo d’emozioni con delicate e cangianti sfumature espressive, ad accompagnare gli stati d’animo della violetta, sino alla complessa e veritiera felicità nel dolore, in quella sua morte umilmente eroica. Si proseguirà con “Als Luise die Briefe ihres ungetreuen Liebhabers”, K520, datato 1787, su testo di Von Baumberg. E’ una scena drammaticamente concepita in cui non solo il lamento in Do minore rivela la sensibilità ferita della giovinetta, ma in cui l’ascoltatore sembra di vedere persino il fuoco che arde nel camino. Ultimo lied in programma, l’“Abendempfindung” il “Sentimento della sera”, K523, sempre scritto nel 1787, su testo di Campe. La pagina è così intensa perché partecipa delle idee che Mozart, a contatto con la Massoneria, aveva elaborato sulla morte, sulla fuggevolezza della vita e si intravvede sul pentagramma l’intero mondo espressivo di Sarastro, punto d’arrivo del cammino iniziatico di Mozart. Sigillo del cameo della Kuhl, l’aria di Pamina “Ach, ich fuhl’s, es ist verschwunden”, dal secondo atto del Die Zauberflote. Un’aria in stile bachiano che si allarga in palpiti più allentati e attinge ad una cultura del sacro, in quanto indica sconforto e rassegnazione: se Tamino non dovesse più amarla, Pamina troverebbe pace solo nella morte. La seconda parte della serata saluterà sul palcoscenico di Santa Apollonia, la pianista Lidia Fittipaldi con Federico Franco all’oboe, Fabrizio Fornataro al clarinetto, Stefano Cardiello al corno e Gaetano Varriale al fagotto per l’esecuzione del Quintetto in Mi Bemolle maggiore K452, portato a termine il 30 marzo del 1784. A fine Settecento la musica per pianoforte e strumenti a fiato faceva parte, come tutta la produzione da camera con pianoforte, di una produzione destinata agli esecutori dilettanti che usavano eseguirla in casa. A quel tempo era una tipologia di utenti che si stava ampliando e che usciva dai confini dell’aristocrazia per guadagnare anche il settore emergente della borghesia. Si trattava, perciò, di musica che non poteva fare affidamento su esecutori professionali e doveva quindi limitare il proprio tasso tecnico. Mozart, tuttavia, non sembrava risentire di questo vincolo ed è stato capace di scrivere anche in questo campo pezzi bellissimi. Si tratta di una partitura scritta con una straordinaria finezza, grazie ad unica concezione di fondo per la quale i cinque strumenti sono chiamati a dialogare e interagire costantemente tra di loro, dando vita ad un percorso ricco di suggestioni timbriche ed espressive. Il movimento iniziale è aperto da un Largo di ampie dimensioni, seguito da un Allegro in forma sonata con un conciso sviluppo in cui si svolge mirabilmente la logica di contrapposizioni e avvicendamenti strumentali. Il Larghetto, anch’esso in forma sonata, lascia spazio alla espansività melodica dei vari strumenti e contempla, quindi, una vasta presenza di episodi secondari, mentre il Rondò conclusivo ha un carattere strettamente giocoso e comprende una vasta cadenza interamente scritta per tutti gli strumenti.