Nasce piazza don Enzo Quaglia, «Atto dovuto per quanto fatto per la città» - Le Cronache
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Nasce piazza don Enzo Quaglia, «Atto dovuto per quanto fatto per la città»

Nasce piazza don Enzo Quaglia, «Atto dovuto per quanto fatto per la città»

di Erika Noschese
Grande partecipazione ieri mattina alla cerimonia di intitolazione della piazza antistante il Tempio di Pompona a don Enzo Quaglia, il sacerdote tanto amato dai giovani salernitani e che, dal 1935 prima da vice e poi da parroco, ha guidato la Parrocchia di San Domenico. Un’iniziativa fortemente voluta dall’associazione Salernitani Doc, presieduta da Massimo Staglioli e che in pochi mesi ha ottenuto un importante riscontro tanto che l’amministrazione Napoli prima e la Curia successivamente si sono adoperate per procedere con la cerimonia. Nei suoi 62 anni di attività pastorale, don Enzo non si è mai risparmiato, sempre accanto alla sua parrocchia, ai fedeli, ai giovani del territorio che hanno visto nel sacerdote una guida spirituale ed un vero e proprio punto di riferimento, contribuendo alla crescita sociale e civile del capoluogo di provincia. «La sua è stata una immensa opera di carità che oggi, finalmente, ricordiamo anche in modo ufficiale – ha dichiarato l’arcivescovo di Salerno monsignor Andrea Bellandi – Figure sacerdotali che in tempi drammatici quali quelli della guerra e del post guerra hanno contribuito alla ricostruzione ma soprattutto hanno aiutato senza tanti riflettori contribuendo ad un aiuto concreto al popolo, a partire dagli ultimi, i più bisognosi». L’Arcivescovo Bellandi ha poi sottolineato l’impegno di don Enzo verso i bambini e i ragazzi. «Oggi è un giorno speciale per questa città e per la comunità di San Domenico che vede finalmente intitolata a don Enzo questa bellissima piazza che oggi splende al servizio di tutta la popolazione salernitana e dei turisti che vengono qui al Duomo ma che un tempo era recintata da un muro con un cortile in cui don Enzo ha accolto i ragazzi in difficoltà e che magari erano diventati orfani proprio negli anni della guerra», ha ricordato don Pietro Resigno, parroco della chiesa di San Domenico. «Era un atto dovuto da parte della comunità di San Domenico e dell’intera città di Salerno – ha detto Staglioli, presidente dell’associazione Salernitani Doc – Avevo preso questo impegno con don Franco Fedullo, mi chiamò durante la pandemia, lui era positivo al covid, e mi chiese di impegnarmi per questo obiettivo comune. Ci sono riuscito, ci siamo riusciti e di questo non posso non ringraziare Sua Eccellenza Bellandi. E proprio l’arcivescovo salernitano di recente ha parlato, rispetto alla cerimonia di ieri, di un «giusto riconoscimento a un sacerdote che per sessantadue anni ha svolto il suo ministero come parroco a San Domenico e particolarmente ha curato i giovani, anche e soprattutto i giovani che dopo la guerra si sono trovati senza abitazione o senza genitori. Lui ha curato, insieme al vescovo Moscato, lo sviluppo e l’educazione umana di questi ragazzi. Sono stati i luoghi del centro storico quelli teatro della sua attività. Per questo c’è sembrato importante, e questo a opera soprattutto dell’iniziativa dell’associazione Salernitani Doc, promuovere questa intitolazione dello spazio antistante il Tempio di Pomona a questo sacerdote morto nel 1999 e che tutti ricordano con grande gratitudine e affetto».