Michelangelo Russo
Ieri mattina, alle 11, la sala della vecchia Chiesa di Santa Sofia, dinanzi al Museo Archeologico, è stracolma. Non c’è posto a sedere dinanzi al sobrio palchetto dei promotori per il comitato per il NO al referendum sulla Giustizia. Al centro del palco siede il professore di Sociologia del Diritto all’Università di Salerno Adalgiso Amendola. E’ suo l’intervento centrale, quello che tutti aspettano. Lui non delude le attese. Con tono pacato, da professore per nulla pedante, da voce alla ragione ed al cuore di chi ha creduto da sempre allo spirito della nostra Costituzione italiana. L’attacco è diretto, duro, smaterializza immediatamente la grande truffa della separazione delle carriere che la destra peggiore sta usando come grimaldello e slogan per scagliare gli Italiani contro la Giustizia. Il bluff della Giustizia giusta con gli inquirenti separati dai giudicanti è la trappola che nasconde, ormai sempre meno, il vero obiettivo politico degli eredi di Licio Gelli: cancellare la Giustizia indipendente per fabbricarne una a pieno servizio del potere esecutivo. Cancellare uno dei tre poteri dello Stato a favore dell’arbitrio di chi governa, che mostra sempre più di essere espressione dei potentati economici che vogliono mani libere per i loro affari ed i loro accordi di potere. La Riforma di Nordio, Meloni, Taiani, Salvini è in realtà non un tentativo di separazione delle carriere dei magistrati (che praticamente già esiste) ma un inverecondo progetto autoritario, fuori dal tempo delle democrazie, di separazione dei poteri in favore di un potere assoluto dell’Esecutivo. Amendola chiama a raccolta per smascherare e sconfiggere il grottesco disegno governativo di consacrare, con la vittoria referendaria, la sconfitta di ogni voce libera in questo Paese, con una legittimazione popolare che consacri il potere esecutivo quale voce di un Dio universale che non tollera dissensi. La riprova sta nel fatto che il Parlamento è stato totalmente esautorato ed espropriato da qualsiasi discussione, da qualsivoglia riflessione e contraddittorio sui desiderabili e normali aggiustamenti normativi prima dell’adozione della legge. Niente! Una riforma blindata, frettolosa, raffazzonata e venduta agli Italiani nella fretta e nella paura che essi avessero il tempo di ragionare e di discutere. Dalle parole precise, tecniche e pure pienamente comprensibili dall’uomo della strada, il discorso limpido e terso del docente trova una sala ammutolita e sgomenta per l’incombente futuro distopico che si prospetta per questa nazione. Tutti sanno che non c’è alcuna esagerazione nell’annuncio crudo di Amendola di una trasformazione prossima dello Stato italiano in un paese in cui sta per nascere per la Giustizia, oggi indipendente, la condizione nuova in cui essa andrà a identificarsi con una funzione di mera Polizia, assoggettata all’Esecutivo. L’Alta Corte disciplinare che sarà introdotta sarà lo strumento per selezionare i Giudici secondo lo spirito di fedeltà all’Esecutivo, così come avvenne con le espulsioni dei giudici liberali appena il Fascismo si impadronì del Ministero della Giustizia. Chi nella sala ha memoria storica, per cultura democratica, dell’incubo dell’ascesa di Hitler e, prima ancora, dell’assalto del Fascismo ai poteri dello Stato come in una lotta feudale, sa di cosa sta parlando con la calma dei saggi, il professore Amendola. E questa vigilia di Natale, in questa sala, non ha il profumo del presepe e degli abeti ma emana un odore cimiteriale, come fu per il Natale del 1940. Ma Amendola lascia anche un lume di speranza. Negli ultimissimi tempi vi sono segnali di riappropriazione della parola che partono dal basso. Come un risveglio delle coscienze nel buio della propaganda martellante, sullo stile di Mussolini, per l’entrata in guerra. Per questo, avverte Amendola, il Potere ha una fretta dannata per anticipare il Referendum. Hanno paura! La conferenza si conclude tra gli applausi, che sono di una speranza sempre meno timida. i Comitati del NO si stanno organizzando. Così, in sordina, all’inizio nacque, nel mezzo della guerra del “40-45”, il CLN (Comitato di Liberazione nazionale della Resistenza). Così un pugno di coraggiosi diventò man mano un esercito, e gli infami oppressori furono sconfitti nella loro vergogna. Meloni e camerati riflettano, questa è solo la tregua di Natale 2025. Presto i partigiani della Costituzione Italiana del 1948 scenderanno dai monti nelle valli per sconfiggere il fantasma demoniaco di Licio Gelli.





