MusicaFuoriclasse nel segno di Giovanni De Falco - Le Cronache
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MusicaFuoriclasse nel segno di Giovanni De Falco

MusicaFuoriclasse nel segno di Giovanni De Falco

L’ottava edizione della rassegna prenderà il via domani alle ore 11 nel Museo della Memoria e della Pace nell’ex Convento di San Bartolomeo nel centro storico di Campagna, con un concerto dell’Ensemble Panarmònia

Di OLGA CHIEFFI

Sarà un’ottava edizione nel segno della memoria del clarinettista Giovanni De Falco, che ci ha lasciato da qualche mese, quella di “ClarinettoFuoriclasse”, da lui ideato insieme al direttore artistico Luciano Marchetta, che da quest’anno cambia nome, diventando “MusicaFuoriclasse”, essendo allargata a un po’ tutti gli strumentisti e cantanti, appartenenti a scuole di ogni ordine e grado. Una intensa keremesse, quella promossa dall’Associazione Culturale Artistica e Musicale unitamente alla Cooperativa Kosmos ed in collaborazione con l’I.I.S. “T. Confalonieri”- Liceo Musicale di Campagna, con il patrocinio morale dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione e dell’Amministrazione Comunale, che vedrà popolare il Museo della Memoria e della Pace nell’ex Convento di San Bartolomeo nel centro storico di Campagna, da tanti giovanissimi musicisti in erba, da domani al 30 maggio, quando nel galà finale, il 31 maggio, verranno assegnati premi e menzioni d’onore, dal Dirigente Scolastico prof.ssa Giuseppina Maddaloni dell’IIS “T. Confalonieri” di Campagna, Fulvio Maffia, pianista e docente presso il Conservatorio “G. Martucci” di Salerno,  Alfredo De Falco, compositore. Domani alle ore 11, l’inaugurazione affidata all’Ensemble Panarmònia, che raccoglie l’essenza della didattica del Maestro Giovanni De Falco, essendo composto da suoi allievi di diverse generazioni. Mauro Caturano al clarinetto Piccolo in Mibemolle, Umberpiero Caturano, Gilda Crisci, Armando Cristiano, Luciano Marchetta, Michele Moronese, Francesco Pasquariello, Teresa Pirozzi, Michele Tarallo, Miriam Zeoli, al calrinetto soprano in Si Bemolle, Domenico Annunziata al clarinetto contralto in Mi bemolle e Francesco Di Domenico al clarinetto basso in Si bemolle, proporranno un florilegio di brani che spazierà dal Brahms delle danze Ungheresi alla suite del Peer Gynt di Edvard Grieg, “Nell’Antro del Re della Montagna”, sempre tendente a denotare un clima costruito con saldo senso formale e timbrico, fino a raggiungere vertici, di ebbrezza sonora, alle fiamme e zolfo con le Variazioni su di un tema di Paganini di Kenneth Wilson partitura che coniuga abilmente l’estro virtuosistico con il rigore della costruzione, attento alla facilità melodica e alla brillantezza cromatica, sulle note del XXIV Capriccio, dall’ omaggio a Wolfgang Amadeus Mozart con la Sonata in la magg. K. 331, con quel primo movimento (Andante grazioso) è un Tema con variazioni e nessuno dei tre movimenti è scritto in forma-sonata; infine manca anche il movimento lento, al posto del quale troviamo un Minuetto e la presenza del celeberrimo Allegretto “Alla Turca” come ultimo movimento che si rivela in fondo meno atipica, tanto più che Mozart già in altre occasioni si è divertito a ricorrere al colore delle turcherie nella sua musica. song book di George Gershwin, racchiuso in un medley di Kernen, che inizierà con l’inconfondibile glissando che apre la Rhapsody in Blue, una riflessione sulle contraddizioni di un’epoca in cui la cultura scritta cominciava a sentirsi assediata e accerchiata dalle culture orali di tutto il mondo. Clou della scaletta il brano “Maschere”, per cinque clarinetti, composto da Alfredo De Falco, figlio del Maestro Giovanni. Questo brano, dedicato a Giovanni, un uomo che non ha mai indossato la maschera “nascondendo l’arte d’esistere” (Giorgio Caproni), si sviluppa su diverse citazioni  dalla “Rapsodia per clarinetto solo” di Giacomo Miluccio , alla sonata di Francis Poulenc, passando per le Tuileries di Musorgskij a Rota di 8 e mezzo. Ma ascoltato in profondo e più volte, prendono il sopravvento sulla semplice clownerie il sarcasmo e l’arguzia, in funzione di una dedica ad un personaggio dal grande spirito di essenzialità, la cui concisione e praticità, si sono trasformati in un linguaggio musicale che sfiora la punta dell’incisore, in una continua rottura della quadratura ritmica, contribuente a dar vita ad un lavoro di spiazzante tragicità.