“ Un linguaggio universale interiore sul pentagramma della vita”. “ Music” di John Miles è stata la migliore risposta al clima opprimente che ha sconvolto le nostre vite, prima monotone ripetitive ed apparentemente normali e comode. All’improvviso solo paura angoscia e desolazione. Questo brano, ha rappresentato per me una forza motivazionale, capace di tradurre i suoni della mia vita interiore, che pure reclamava di esistere, desiderava di non farsi sopraffare dal silenzio assordante, anzi dall’ assenza totale di ogni rumore. “Vivere senza musica sarebbe impossibile, perché in questo mondo di affanni, la mia musica mi sostiene”. Questa è una composizione speciale, una minisuite di 6 minuti che rappresenta un atto d’amore per la musica, una ode semplice e diretta al cuore di chi fa della musica una ragione di vita. Sviluppa tanti temi e cambiamenti di atmosfera, da essere così simile alle sensazioni mutevoli di ognuno di noi. Nei giorni di questa segregazione forzata e necessaria, non c’è stato molto spazio per la gioia e l’allegria e la spensieratezza. Quante volte ho però ascoltato, come cura doloris, “Tristeza” nella magica versione di Toquinho e Maria Creuza “ voglio tornare a quella vita di allegria, quero de novo cantar” , un samba brasiliano, fatto di lentezza, malinconia, ma anche speranza di poter tornare presto a cantare, liberando ed alleggerendo l’anima che piange. Proprio in questi giorni tutti uguali, infinitamente lunghi, senza riferimenti, senza albe e tramonti, senza entusiasmo e meraviglia, ho riscoperto l’essenza della canzone ,“What a wonderful world” nella versione però, molto dolce, rotonda, calda lieve melodica e non graffiata, di Rod Stewart. “ Vedo il cielo blu, nuvole bianche, lo splendente giorno benedetto”. Una vera e profonda consolazione di questi 3 mesi infiniti. Una canzone che invita a soffermarci sulle piccole cose che offre il mondo, un respiro profondo in note, per ricordarci dove si vive, e quanto sia meraviglioso ciò che abbiamo. E’un brano coraggioso, che affrontò, già in passato, l’era delle lotte per i diritti civili, l’assassinio di Martin Luther King, le rivolte razziali, e la guerra in Vietnam. Le lacrime di Roby Facchinetti, alla tv, sconvolto per la tragedia vissuta in maniera estrema, si traducono, nella mia mente, indelebili, in “Rinascerò, rinascerai” inno alla forza da lui composto in quei giorni, come invito a resistere, come dedica speciale all’Italia ed alla città lombarda di origine, Bergamo, città simbolo di lutto e dolore e morte di questa pandemia da coronavirus. “Questi giorni, cambieranno i nostri giorni, ma stavolta impareremo un po’ di più”. La voglia di sognare, di evadere, di vagare tra boschi colline e laghi, si tramuta nella dolcissima ballad “When you taught me how to dance ” interpretata dalla voce sognante eterea, densa di sonorità quasi celtiche, di Katie Melua. La dolce melodia di un carillon, è tratta dal film su Beatrix Potter, nella perfetta interpretazione di Renne Zellweger. Spesso le colonne sonore dei film, conciliano in breve, un tumulto di emozioni perché la nota si rafforza con l’immagine. Un delizioso motivo dell’infanzia, può coinvolgere tutti noi: il suono si tramuta in danza e sentimento, ci fa evadere nella verde Scozia, pensando ai luoghi in cui, in estate, Beatrix Potter si rifugiava per essere felice spensierata e libera, dalla costrizione di una vita formale imposta dalla propria famiglia, in età vittoriana.
Giulia Iannone (Pubblicista e Amazzone)