Il 22 marzo il Tribunale amministrativo regionale sezione di Salerno deciderà sul da farsi per quanto riguarda il ricorso presentato dal consigliere di minoranza e rappresentante di “Liberi e Forti” Raffaele Pesce. Fino ad allora, però, tutto può succedere e nello specifico si fanno sempre più insistenti le voci che vorrebbero un sindaco Roberto Antonio Mutalipassi pronto a lasciare la poltrona più alta di Palazzo di Città. Il perché, se le voci fossero vere, sarebbe scontato: il giorno fatidico si avvicina e si inizia a concretizzare sempre più un ritorno alle urne che potrebbe risultare la pietra tombale sull’amministrazione guidata dal primo cittadino in quota Partito Democratico. A questa spada di Damocle si aggiunge un crescente calo di proprietà dell’amministratore causato da diverse uscite poco felici, da vari errori amministrativi e da una congiunzione negativa di eventi, come ad esempio l’alluvione di novembre. Non da poco sono gli errori della comunicazione e i rapporti coi media su cui non si è risparmiato dal puntare il dito accusandoli di non essere precisi, volendo utilizzare un eufemismo. Gravissimo è stato lo scivolone su Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, vittime della mafia che secondo il sindaco, o di chi per lui, sono semplicemente “scomparsi”. Quanto accaduto il 23 febbraio poi, e cioè l’abbandono da parte della maggioranza dell’assise comunale al fine di non discutere i punti all’ordine del giorno, ha complicato ancor di più la situazione. Insomma, Agropoli vive un periodo non facilissimo e Mutalipassi potrebbe essere il capro espiatorio da parte di un Partito Democratico locale che ancora si lecca le ferite dopo la sconfitta alle primarie del proprio candidato, quello Stefano Bonaccini così tanto osannato dagli esponenti dem cilentani poco prima del voto. Come già accaduto ad Agropoli con Adamo Coppola, che venne sfiduciato a pochi mesi dal voto e poi non più ricandidato in favore di un allora transfugo Mutalipassi, chi muove i fili della politica cilentana potrebbe decidere di sacrificare l’attuale sindaco agropolese. Il modus operandi può essere deciso nel prossimo futuro: dimissioni o sfiducia, ma l’importante è cambiare pagina in vista di prossime elezioni. È da capire, ovviamente, cosa deciderà il Tar, ma ci si prepara ad ogni evenienza.
Gli scenari della sentenza
Varie e molto diverse tra loro. Si va da quella più semplice del respingimento del ricorso di Pesce a quella più pesante, e remota, dell’annullamento totale del voto del 12 giugno e un ritorno in toto alle urne con nuovi candidati. Si potrebbe tornare al voto, inoltre, solo nelle sezioni incriminate. Sono circa 300 i voti che bastano a Raffaele Pesce per raggiungere il ballottaggio e dunque un nuovo turno elettorale nel qual andrebbe a sfidare Mutalipassi. L’8 febbraio, il Tar si sarebbe dovuto già esprimere, ma i legali del ricorrente hanno chiesto un rinvio per motivazioni aggiunte e così è stato. Ormai manca poco e presto si saprà il futuro di Agropoli, ma nel frattempo la politica sta già lavorando a qualche testa potrebbe già cadere prima ancora dell’esito delle carte bollate. La testa potrebbe essere quella di Mutalipassi e a tagliarla la famosa spada di Damocle.