“Forza Italia può tornare ad essere punto di riferimento per la coalizione di centro destra”. Non ha dubbi l’onorevole Guido Milanese, vice coordinatore di Forza Italia in Campania che fa il punto della situazione, in vista delle prossime elezioni regionali in programma il 20 e 21 settembre. Onorevole, Forza Italia è in campo per le regionali. Crede che il partito possa tornare ad essere punto di riferimento per la coalizione di centro destra? «Assolutamente sì. Lo ritengo non solo per il ruolo centrale che ricopre in Europa come partito di equilibrio e oggi affermato a livello europeo come partito attrattivo che diventa attrattivo, interlocutorio e dialogativo. E’ il fulcro centrale di una coalizione di centro destra a cui fanno riferimento un po’ tutti, anche gli avversari, per un dialogo e un progetto di costruzione. Tra l’altro, devo dire che il mondo liberale, democristiano, dei socialisti, dei moderati – che in qualche modo hanno sempre fatto capo a Forza Italia come partito liberista e come partito di equilibrio e di valori – anche come elettorato si ritrovano ancora oggi e ricercano un partito che possa rispondere alle loro esigenze, in un momento di desertificazione completa dei valori; i partiti sono un po’ diventati evanescenti, rispetto all’essere contenitori di valori, oggi sono contenitori di valori formali, di tipo comunicativo, per l’attrazione sul consenso ma non per la progettualità rispetto a dei valori fondamentali. Forza Italia, invece, mantiene fortemente i piedi ancorati in questi valori di vecchio riferimento e io ritengo che oggi giochi una partita fondamentale, anche nell’ambito del centro destra. Tra l’altro, anche le liste sono estremamente forti, per quanto riguarda i rappresentanti che, devo dire, sono tutti di alto valore, spessore ma anche già di consenso consolidato. Io ritengo che Forza Italia diventerà il partito attrattivo anche per la coalizione di centro destra e sarà l’elemento trainante di questa competizione». Crede che Stefano Caldoro possa essere il nome giusto per riportare il centro destra alla guida di Palazzo Santa Lucia? «Io le dico subito che il problema non è il nome del candidato. Sicuramente, oggi come oggi Stefano Caldoro è assolutamente il nome giusto rispetto al quale fare delle differenze, dei distinguo nell’ambito di coloro che votano centro destra e fare delle differenze sarebbe stupido; in questo momento bisogna fare voce comune perchè è il nostro candidato. Io ribadisco che Caldoro è il nostro leader, il nostro riferimento e finisce qui la discussione per chiunque appartenga alla coalizione di centro destra. Io ritengo che Caldoro rappresenti una storia assolutamente significativa per quanto riguarda il livello personale: è una persona senza scheletri nell’armadio, senza dietrologie; è una persona che ha sacrificato anche sè stesso, ha fatto un’opposizione – per 5 anni – in maniera forte, decisiva, leale ed ha governato, per 5 anni, in maniera normale, risanando un po’ le casse della Regione, senza grandi clamori perchè lui è un uomo del fare e anche da vice ministro ha contribuito a fare la facoltà di medicina a Fisciano, senza grandi clamori. Ritengo che bisogna ritornare ad uno stato di normalità; gli spot, l’elemento mediatico non finalizzato alla concretizzazione e alla realizzazione delle cose non serve a nulla e spesso ritorna come un boomerang in negativo. Ritengo che Stefano Caldoro rappresenti la possibilità di un governatorato della Regione Campania in un clima di normalità”. Dopo 5 anni di guida deluchiana, al di là del risultato, da dove bisognerebbe ripartire? «Io ritengo che in questo momento l’elemento fondamentale è l’asse dialogativo con tutti. In questo momento, il governo della Regione Campania credo abbia questa difettualità: quella di contesto europeo e abbiamo necessità di riprendere il contatto con le indicazioni governative nazionali e il dialogo con l’Europa diventa fondamentale, non si può immaginare un nucleo regionale campano al di fuori di questo contesto dialogativo. Detto ciò, bisognerebbe riprendere con serietà valori fondamentali come il recupero dell’ambiente e dell’ecosistema, ne faccio una battaglia personale ma ritengo debba essere sposato in pieno, così come quello della sicurezza, dello sviluppo e del lavoro, non gridato ma realizzato con opere, con impegno. Noi abbiamo bisogno di investire nello sviluppo, la piccola e media impresa e abbiamo bisogno di investire nella scuola, elemento fondamentale che, fino ad oggi, ha ricevuto poca attenzione e basta pensare che tutti i paesi europei hanno dato maggiore voce all’elemento scolastico, tanto da ricominciare quasi ovunque e noi ancora siamo in discussione la scuola in Italia».
Secondo lei dovrebbe ricominciare la scuola il 14 settembre?
«Assolutamente sì, ovviamente in sicurezza. Ho parlato con amici del Lussemburgo e mi hanno detto che, nel periodo del lockdown, l’Italia è stata presa un po’ come modello ma con la differenza relativa alle scelte fatte: mentre gli altri Paesi avevano condizioni strutturali consolidate e sono andate avanti in maniera adeguata, riprendendo una vita normale, l’Italia – pur essendo stata modello iniziale – oggi, pur essendo stati promotori di un sistema non strutturato alla radice – ci ritroviamo a pagare uno scotto importante e la Campania è diventata la prima regione in Italia per numero di contagi». A proposito di questa nuova ondata di contagi, secondo lei cosa sta accadendo? «I campani sono stati bravissimi gestori di sè stessi e il miracolo campano, nel periodo del lockdown, non è stato un miracolo da accreditare a chi governava ma ai campani che hanno saputo rispettare le regole e credo che nessuna regione si sia comportata così. Se qualcuno si è accreditato il merito di quella situazione, quel qualcuno dovrebbe anche accreditarsi la responsabilità di questo rimbalzo. Non va dato merito o demerito a nessuno se non alla capacità gestionale dei cittadini campani di saper governare sè stessi: lo hanno fatto in quel periodo ma adesso non lo stanno facendo e basta vedere la movida. Noi abbiamo riaperto le discoteche e lasciata chiusa tutta la sfera della cultura, dalle discoteche ai teatri, tutto ciò che è fondamentale per lo sviluppo dei cittadini. Si sono raddoppiati i termini della movida, non si rispettano più le regole e allora le sceriffate di controllo dovrebbero riprendere, se avevano un valore prima dovrebbero averlo anche oggi perché in questo momento non credo ci sia controllo del territorio». L’emergenza Covid è presto diventata una crisi economica e numerosi sono i settori messi in ginocchio. Secondo lei, gli aiuti messi in campo dalla Regione Campania sono sufficienti? «Io ritengo che oggi gli investimenti a pioggia, dati a certe fasce categoriali, non sono quelli che servivano. Occorrevano investimenti per i commercianti, gli operatori turistici, gli imprenditori perché creano sviluppo occupazionale. Un imprenditore che, dal punto di vista professionale, muore non ha bisogno di aiuti nel 2021 ma andavano incentivate le categorie di sviluppo imprenditoriale, con il turismo in modo particolare, per mantenere occupazione. Con i 600 euro dati a pioggia noi abbiamo assistito a una cosa vergognosa con notai e parlamentari che hanno usufruito di questo budget quando invece bisognava puntare ad un intervento per le categorie imprenditoriali per dare ristoro e non chiudere le attività. Rischiamo di assistere ad una morìa generalizzata, economica, imprenditoriale, di aziende anche sane e di individui e soggetti che mettono fine alla propria vita per una forma di dignità».