Morra, l'autonomia differenziata spacca l'Italia - Le Cronache Attualità
Attualità Campania

Morra, l’autonomia differenziata spacca l’Italia

Morra, l’autonomia differenziata spacca l’Italia

di Erika Noschese

«Una riforma che spacca l’Italia»: così il sindaco di Pellezzano e consigliere provinciale del Pd Francesco Morra commenta l’autonomia differenziata. Sindaco Morra, l’autonomia differenziata è legge. Quale la sua opinione? «Ripeto quello che ha detto il Governatore della Regione Campania, On. Vincenzo De Luca e il Deputato PD Piero De Luca: si tratta di una riforma spacca Italia. E’ un’opinione diffusa tra la maggior parte degli amministratori su più livelli, sia quello locale che regionale e nazionale. Si tratta di una legge del tutto incostituzionale che andrà a penalizzare, in maniera marcata, le Regioni del Mezzogiorno d’Italia, creando il rischio concreto di arricchire quelle del Nord, di per sé già piene di risorse, e di impoverire ulteriormente quelle del Sud, con tanti amministratori locali che fanno una fatica enorme a gestire i pochi finanziamenti provenienti dal Governo Centrale. E’ nostro compito, come amministratori di enti istituzionali, batterci per evitare che questo scempio possa proseguire». La Regione Campania nel 2019 aveva chiesto la stessa misura. Cosa è cambiato oggi? «Quanto richiesto dal Governatore De Luca nel 2019 non corrisponde all’attuale riforma dell’autonoma differenziata. Cinque anni orsono, l’On. De Luca chiedeva un’autonomia differenziata che prevedeva maggiore rigore amministrativo; riforme concrete che semplificano e non complicano i processi di riforma; sburocratizzazione. Poi è stato lo stesso Presidente, che nei giorni scorsi ha indicato come l’autonomia differenziata, così come concepita oggi, potrebbe rappresentare un serio rischio di disuguaglianza e discriminazione tra Nord e Sud Italia. Allo stato attuale, questa riforma, come ha spiegato De Luca consentirebbe alle Regioni del Nord di trattenere il residuo fiscale, cioè di trattenere nella Regione di appartenenza i tributi nazionali fino al 90% nei propri territori di competenza. In questo modo si verrebbe a creare una frattura insanabile. E’ proprio qui che c’è la differenza tra quello richiesto in precedenza in termini di autonomia differenziata e ciò che viene concepito oggi. E noi dobbiamo assolutamente evitarlo». Quali le preoccupazioni sul fronte della sanità? «Sul fronte della sanità il pericolo maggiore è quello di ridurre ancora di più i finanziamenti alla sanità del Mezzogiorno, di per sé già molto penalizzata. Inoltre, come è stato ricordato in più circostanze, se le Regioni del Nord riescono a trattenere maggiore ricchezza questo significa iniettare maggiore liquidità nel settore della sanità territorialmente competente. Tradotto in altri termini, potrebbe verificarsi una nuova fuga di cervelli di giovani medici laureati presso le nostre prestigiose università, attratti dalla prospettiva di guadagni maggiori nelle regioni del Nord, grazie alla proposizione di contratti più favorevoli. In questo modo, la sanità del Sud Italia rischierebbe il baratro, con i disservizi che potrebbe aumentare, insieme alle interminabili attese e a una minore efficienza di prestazioni sanitarie». ⁠Secondo lei cosa cambierà nei prossimi anni? «Se non blocchiamo subito questa riforma, il cambiamento in peggio lo sperimenteremo sulla nostra pelle e soprattutto sulla pelle delle famiglie meno abbienti. Come detto, questa è una legge spacca Italia. Il rischio è quello di avere un’Italia a due velocità: una, corrispondente al settentrione, che viaggia a velocità supersonica in tutti i settori della vita quotidiana con i relativi benedici; e un’altra che viaggia a velocità molto ridotta, facendo fatica a metterci in carreggiata date le note difficoltà in termini di liquidità e di prospettiva negli investimenti». ⁠Da amministratore, quali i suoi timori? «Sono i timori che hanno manifestato tutti gli amministratori locali. Quelli di ritrovarsi con finanziamenti ridotti e obbligati, nostro malgrado, a ridurre i servizi per la collettività. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo. Faremo di tutto per bloccare questo processo, partendo già dalla raccolta di firme per il referendum abrogativo di una legge iniqua e che crea disuguaglianze senza alcun futuro certo».

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