Da “carnefice” a vittima. E’ l’incredibile storia di un ingegnere di Salerno invaghitosi di una ventiseienne. Il cinquantenne professionista promise alla ragazza un posto di lavoro dopo aver completato un periodo di “apprendistato” nel suo studio. La giovane, originaria dei picentini, iniziò a frequentare lo studio dell’ingegnere ma ben presto capì che le attenzioni mostrate da quest’ultimo non erano riferibili all’aspetto professionale. Le sinuose forme della giovane aveva attirato l’attenzione dell’uomo che, invece, di avviare la ventiseienne al lavoro la intratteneva con video che poco avevano a che fare con proiezioni e progetti. Dai primi ammiccamenti passò velocemente alla visione dei film porno. Una situazione che con il passare dei giorni diventava sempre più pesante per la ragazza. Alla fine l’uomo non riuscì a frenare i suoi istinti primordiali ed iniziò a fare avances esplicite alla ragazza. Quest’ultima, dopo aver fatto ricorso a tutta la sua diplomazia, fece capire apertamente che il suo interesse era solo professionale e che non avrebbe ceduto alle sue avances. L’uomo si lasciò andare e tentò di abusa della ragazza. Da qui la denuncia. L’ingegnere salernitano decise di chiudere la vicenda con un patteggiamento ad otto mesi. Tutto finito? Macché, l’ingegnere che per mesi aveva tentato di “conquistare” la giovane collaboratrice divenne presto oggetto di minacce. Sul telefono cellulare iniziarono ad arrivare richieste di ogni genere. Intimidazione esplicite accompagnate da richieste di denaro. Gli espliciti messaggi a pagare per non incorrere in problemi di vario genere arrivavano proprio dal numero di telefono della ventiseienne. Da quel cellulare che nel 2011 contattava con frequenza, e trepidazione, nella sperenza di vivere un momento hot con quella giovane fanciulla. Quei messaggi erano diventati un’autentica ossessione. L’uomo sta vivendo la stessa esperienza che, a ruoli invertiti, aveva provato la ventiseienne apprendista. Il professionista salernitano decise di denunciare la vicenda alle forze dell’ordine. Dalle successive indagini emerse anche la responsabilità del fidanzato della ragazza, un trentacinquenne originario di Giffoni Valle Piana, g. c., che è finito a processo per tentata estorsione. Ieri, davanti al giudice monocratico Ornella Dezio, è stata ascoltata la ventiseienne che ha riferito di essere all’oscuro del ricatto del fidanzato e che quest’ultimo avrebbe utlizzato il telefono cellulare a sua insaputa. Una dichiarazione che aggrava, e non poco, la posizione del trentacinquenne ora chiamato a difendersi anche dalle accuse della fidanzata che ha scaricato le colpe esclusivamente sul giovane. L’udienza è stata aggiornata per ascoltare nuove testimonianze.
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