Piero De Luca era tra i 120 parlamentari (80 deputati e 40 senatori) che hanno partecipato due giorni fa alla cena organizzata da Matteo Renzi in una villa a Roma, sull’Aventino . Vista la location si è anche deciso di pagare il conto alla romana, così il rampollo di Casa De Luca ha sborsato, come i suoi commensali, 50 euro. Convocati ufficialmente per fare il punto della situazione prima della pausa estiva, i renziani in realtà hanno affrontato il discorso della possibile scissione. Non è infatti un mistero che l’ex segretario del Pd stia concretamente pensando ad un nuovo movimento da far partire qualora la dialettica interna ai Dem assumesse contorni di scontro perenne. In questo progetto è dentro, e con un ruolo che potrebbe diventare sempre più determinante, Piero De Luca. Il primogenito del governatore della Regione Campania è un renziano della prima ora. Ha sostenuto la linea dell’ex premier prima da dirigente dei Giovani Dem e successivamente come membro del Pd. Prima delle elezioni politiche e delle dimissioni di Renzi il giovane De Luca si è anche speso per il Sì al Referendum sulla modifica della Costituzione. Ed è proprio da un patto siglato a suo tempo dal papà Vincenzo e dal fu Rottamatore che nascono la candidatura alla Camera dei Deputati e l’elezione parlamentare). Certo, di base Renzi è interessato ai voti di don Vincenzo e alle doti di Piero, avvocato e ottimo conoscitore della burocrazia e u r o p e a avendo lavorato per un lungo periodo a Bruxelles. Però i bene informati fanno sapere che l’ex presidente del consiglio dei ministri, anche grazie ad un’opera si sponsorizzazione della ascoltatissima ex ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi (che con Piero ha un ottimo rapporto), stia consolidando sempre più la sua considerazione nei confronti del neo deputato. Che, qualora si andasse allo scontro interno al Pd e alla fondazione di un nuovo partito, avrebbe un ruolo centrale in Campania oltre a fungere, per quanto abbiamo detto prima, da coordinatore delle politiche europee. Il prossimo appuntamento in agenda è la Festa della Leopolda. Lì, secondo gli osservatori, Renzi potrebbe annunciare la scissione e l’addio definitivo al Partito Democratico. Portandosi dietro 120 parlamentari e lasciando i Dem praticamente allo sbaraglio.
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