Oggi 30 agosto alle ore 19 si celebra nella Cripta della Cattedrale di Salerno la memoria liturgica dei SS. Martiri Salernitani, ovvero Caio, Anthes e Fortunato, secondo una risalente tradizione, soldati romani martirizzati nel III secolo a Salerno in una zona compresa tra l’attuale piazza Vittorio Veneto (Ferrovia) e Torrione. Di questi martiri, compatroni principali di Salerno assieme all’evangelista Matteo, si ha una passio, un reso- conto del loro martirio, che risale ad epoca più tarda, al X secolo. Della qual cosa non ci si deve meravigliare, se è vero che nell’alto medioevo più il dato biografico del martire o del santo era incerto più la devozione ne risultava rafforzata. Nei fatti la tradizione colloca Caio, Anthes e Fortunato tra i mar- tiri della “prima generazione” del Cristianesimo, contesi, in ragione della loro appartenenza militare, tra osservanza della fede e devozione al “genio” imperiale. Con la conseguenza di avere preferito la fedeltà a Cristo con l’effusione del loro sangue alla necessità di sacrificare, seppure solo simbolica- mente, alla divinità dell’imperatore.
L’odierna celebrazione di natura squisitamente liturgica rientra in un più fitto programma di recupero della “memoria sacra” di Salerno promosso dal parroco della Cattedrale D. Michele Pecoraro. Per molti Salernitani, infatti, i SS. Martiri al più evocano una strada del centro cittadino o immagini di memoria visiva legate ai busti argentei portati in processione in occasione della festa di S. Matteo. Anzi la particolare foggia della capigliatura dei loro busti pare che abbia suggerito all’immaginario popolare nei secoli l’attribuzione a questi del titolo de “e’ sore e’ S Matteo”, “le sorelle di S. Matteo”, stramba identificazione che però traduce anche un clima leggenda- rio ingenerato dall’incertezza del dato storico.
Ad ogni modo, la continuità del culto della Chiesa salernitana a Caio, Anthes e Fortunato nel corso dei secoli è testimonianza concreta anche del loro martirio, ricordato dalla cappella loro dedicata nella Cripta alla destra del sepolcro dell’Apostolo, con il cippo che, secondo la medesima tradizione, fu appoggio per la loro decapitazione, privilegio -è bene ricordarlo- riservato a cittadini romani. L’altare della cappella ne custodisce le spoglie, oggetto di ricognizione nel novembre del 1954, allorché fu ritrovata una preziosa lapide dedicatoria attribuita ad Alfano I, arcivescovo di Salerno nell’XI secolo, passato alla storia anche per le sue composizioni in versi.
I SS. Martiri salernitani ci ricordano, inoltre, che ancora oggi i Cristiani sono continuamente martirizzati in varie parti del mondo, perché non riconoscono nessuna soggezione in materia di fede se non a Cristo, così come scriveva Tertulliano, all’incirca loro con- temporaneo, in un’opera titolata non a caso “La corona del soldato