Società cartiere per frodare il fisco con il carburante per decine di milioni di euro, nove arresti e 136 milioni di euro requisiti. Un milione e 792 mila euro sono stati sequestrati in banconote di diverso taglio e frutto di evasione. Erano nascosti nei posti più impensabili come zaini e scatole di plastica in alcuni immobili di Montoro dove sono finiti sotto chiave anche un hotel con ristorante. A capo dell’organizzazione a cui viene contestata l’associazione per delinquere ci sarebbe stato Romolo Califano 36 anni di Castel San Giorgio finito in carcere a Fuorni. Ai domiciliari sono andati il 61enne padre Luigi e il 31enne fratello Bruno, questi tre di Castel San Giorgio, il 42enne commercialista Vittorio Del Bene di Nocera Inferiore e il 41enne Felice D’Agostino di Terlizzi (Bari). Divieto di dimora nelle province di Salerno e Avellino e a Roma per il 59enne Marco Purgante di Nocera Superiore, la 52enne Giulia Del Regno di Fisciano, il 45enne Gianluigi Rapido e la 36enne Luisa Vaccaro di Castel San Giorgio. Indagati per associazione per delinquere con il ruolo di capi, promotori e organizzatori della gang i Califano e Del Bene. Collaboratori di Romolo Califano sarebbero stati Purgante, Del Regno e Rapido. Luisa Vaccaro sarebbe stata riferimento di Romolo Califano nella gestione di una società.
Sono 82 gli indagati totali in tutta Italia. E’ il frutto dell’operazione dei militari della Guardia di Finanza di Salerno su disposizione del Gip che ha parzialmente accolto le richieste della Procura nocerina. II sodalizio avrebbe avuto stabile sede operativa a Castel San Giorgio che, attraverso la gestione di 12 società di capitali, si sono resi responsabili di una ingente “frode carosello” riguardante la vendita di carburante. In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria nell’arco temporale compreso dal 2017 al 2020, nelle scritture contabili delle società coinvolte fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, ossia poste in essere realmente ma tra soggetti differenti da quelli indicati sul documento fiscale, per un importo superiore ai 900 milioni di euro, con una sottrazione al pagamento dell’imposta sul valore aggiunto di oltre 160 milioni di euro. Il meccanismo evasivo disvelato coinvolgeva a monte alcune società titolari di depositi fiscali di prodotti petroliferi con sede a Roma che — previo versamento delle accise provvedevano alla cessione di ingenti quantitativi di carburante a società “cartiere”, in quanto prive di una reale operatività e struttura patrimoniale. Tale transazione veniva posta in essere non applicando l’ Iva, sulla base della presentazione di false dichiarazioni di intento con le quali le menzionate “scatole vuote” attestavano in modo non veritiero di essere in possesso dei requisiti di esportatore abituale. Nella fase finale dell’intera catena distributiva, lo stesso carburante, dopo essere giunto a due società dell’ agro-nocerino-sarnese, di cui una di cui è titolare Califano per essere tra le cinque maggiori in Italia per distribuzione di prodotti energetici, veniva immesso in commercio. Le società “cartiere”, nell’interporsi tra il deposito fiscale e gli operatori salernitani, non procedevano al versamento delle imposte dovute sulle cessioni, consentendo a quest’ultimi di detrarsi indebitamente l’Iva e praticare conseguentemente prezzi inferiori a quelli di mercato, con un evidente effetto distorsivo della concorrenza. Secondo la procura i salernitani indagati erano gestiti da Romolo Califano, dominus dell’associazione, con il fattivo contributo dei suoi collaboratori i quali, anche in assenza di formali rapporti di subordinazione lavorativa, ne curavano la gestione contabile e finanziaria. Gli addebiti contestati s’inseriscono nel solco di quanto già emerso nel luglio 2020 quando, nel corso di una perquisizione domiciliare venne posto sotto sequestro denaro contante per un importo di oltre un milione di euro in banconote di diverso taglio, considerato profitto dei reati tributari commessi.