Masterplan costa-sud: disegnino per fumetti realizzato da bambini - Le Cronache
Ultimora

Masterplan costa-sud: disegnino per fumetti realizzato da bambini

Masterplan costa-sud: disegnino per fumetti realizzato da bambini

Alberto Cuomo

La montagna ha partorito il topolino. Il cosiddetto masterplan per la costa-sud di Salerno sembra un disegnino per fumetti realizzato da bambini. E all’aspetto formale povero corrisponde la sterilità delle proposte. Quanto a queste, su una planimetria in scala gigante del tutto scarna, è dato capire che il progetto auspica il prolungamento della metropolitana di Salerno, ovvero secondo la dizione posta nel grafico una “metropolitana leggera” che giunga sino a Battipaglia e, quindi, ad Agropoli. Non si comprende se sfruttando la linea delle Ferrovie dello Stato (nel qual caso sarebbe stata necessaria la presenza tra i firmatari di un rappresentante delle FFSS) o una linea del tutto nuova che con gli espropri da attuare si potrebbe concludere nel prossimo secolo. Una ulteriore linea di trasporto rapido è stata prevista parallela al mare, non si sa, data l’ampiezza della scala grafica, se lungo l’attuale litoranea o lungo la Aversana, che nella tavola appare completamente dimenticata, e due piste ciclopedonali accanto alle linee elettromeccaniche veloci, una delle due forse l’attuale ciclabile fallita. Niente è dato sapere, sulle intenzioni del progettista a proposito della cosiddetta “pineta” che langue da molti anni con la sua malmessa vegetazione, in passato utile a nascondere le case abusive della camorra. Nelle tavole più particolari, si fa per dire, trattandosi di disegnini da scuola media, si può apprendere che la pista ciclabile marina fa serpentine nella pineta mentre lungo la statale 18, e anche lungo le strade verso l’interno, è prevista la cosiddetta “rigenerazione urbana” degli “agglomerati” esistenti che, nel linguaggio deluchiano significa nuove costruzioni, nuovo cemento. I disegnini mostrano comunque che, anche nei luoghi agricoli dove non si costruisce, la devastazione sarà operata dagli impianti fotovoltaici. Che i pannelli siano posti sulle serre o su tralicci che li tengano alti rispetto alle colture, quasi l’intera piana sarò coperta dal nero del silicio fotovoltaico, con un forte aumento delle temperature al contorno che sicuramente deterioreranno le coltivazioni e la mozzarella che diventerà forse direttamente provola affumicata, per un nuovo dop (sic). La presentazione del masterplan è avvenuta in sedi diverse in occasione del “festival dell’architettura della Campania” voluto da De Luca che deve sentirsi ormai egli stesso architetto e designer, tanto da proporsi come armocromista alla Schlein. A Salerno Boeri si è speso personalmente proponendo nell’ex cinema Diana (dirlo “teatro Pasolini” è un’offesa al poeta) la sua visione sul futuro della città e pubblicizzando il proprio libro “Urbania” – forse in nome di una cittadina delle Marche posta in passato sotto il governo di Brancaleone – in cui perora un avvenire fatto di territori misti, urbanizzati e agricoli, nella conservazione della biodiversità al fine di salvaguardare la Terra e l’uomo stesso, una fragile creatura messa in crisi recentemente dal virus del Covid, anche se capace di sferrare guerre in Ucraina, Sudan, Yemen. Gli architetti, quelli anche poco colti, sanno da tempo, almeno da 50 anni, dai libri di Tafuri e di Cacciari – il quale per i suoi testi su architetti e città ha ottenuto la laurea in Architettura Honoris causa – che la “pianificazione” del futuro, in una realtà complessa come la nostra è mera ideologia, falsa coscienza. E di solito chi agita l’ideologia lo fa per coprire altri più veri interessi. Così è per l’ecologismo menagramo cui si ispira Boeri, il cui catastrofismo, del tutto ingiustificato per un climatologo di riconosciuto valore come Richard Lindzen, copre le nuove speculazioni economiche sulla cosiddetta transizione energetica. E così per i progetti di Boeri ideatore del “bosco verticale”, ovvero di due edifici milanesi alti con arbusti sulle terrazze tali da nascondere, secondo lo storico dell’architettura Marco Biraghi la brutta edilizia che li sostiene, e da fare da paravento, con il messaggio ecologico, alla speculazione realizzata che, per dare loro spazio, ha distrutto ettari di verde con botteghe artigiane, proprio forse un esempio di “urbania”, in una palese contraddizione del verbo boeriano. L’incarico all’architetto, virgulto di una ricca famiglia milanese, non a caso di sinistra, è stato concepito direttamente dalla Regione Campania in seguito alle teorizzazioni dell’assessore Bruno Discepolo il quale, non contento della sua legge urbanistica fatta a pezzi da tutti i maggiori pianificatori italiani per il suo affidare ai privati le scelte sul territorio, ha proposto il ricorso a “masterplan” per le due coste, orientale e occidentale, della Campania, vincolate, più accattivanti e generici rispetto ai tradizionali Piani con vincoli, destinazioni ed indici. E non solo. Il coordinatore dei lavori del masterplan è il “fritturista” Franco Alfieri, oggi Presidente della Provincia da sindaco di Capaccio, salutato con le sirene spiegate nella sua elezione nella città dei templi da Roberto Squecco, il ras delle ambulanze finito in prigione, e che da sindaco di Agropoli era d’accordo a far costruire nella bellissima baia di Trentova un villaggio turistico privato. Ma Boeri deve essere aduso ad affrontare esercizi difficili essendo stato in passato incaricato del Piano Urbanistico di Sarno che finì a pesci in faccia con gli amministratori. E però, dopo i pagamenti milionari a Salerno ai vari archistar come Bohigas, Bofill, Chipperfield, sarebbe interessante sapere l’incasso per i quattro disegnini realizzati dell’urbanista milanese, applaudito al Diana dai tanti stupiti architetti locali disoccupati.