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Massimo Villani: un luminare vanto per Salerno

Massimo Villani: un luminare vanto per Salerno
di Vito Pinto
Salernitano doc, già primario di Cardiochirurgia all’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce e fondatore, nel 1998, della Cardiochirurgia nel Salento, il Prof. Massimo Villani, già docente di Cardiochirurgia e Chirurgia Toracica presso l’Università di Torino, è un luminare della “scienza del cuore” ed è, soprattutto, un vanto per Salerno, sua città natale e che lo ha visto studente alla facoltà di medicina presso l’Università Federico II di Napoli.
A leggere il suo curriculum professionale si resta stupiti e incantati per quanto ha fatto con passione e dedizione e solamente per rendere più serena la vita di tanti pazienti cardiopatici che altrimenti avrebbero vissuto una vita “limitata” o sarebbero scomparsi. Una professione fortemente voluta e svolta con amore. Ricorda: «Ero ancora ragazzo e andavo a casa del dottore Enrico Giani, bravissimo chirurgo che abitava nel mio palazzo. Il dottore aveva tanti libri di medicina e chirurgia, ma soprattutto un nuovissimo microscopio col quale vedevo ciò che c’era sui vetrini. E fui allora preso da quel mondo per tanti versi sconosciuto ai più e decisi di diventare chirurgo». E sul suo pianerottolo abitava il Dr. Bruno Ravera, cardiologo, già Presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno, con il quale Villani ha sempre avuto una frequentazione d’affetto. Tutti fattori che spinsero Massimo Villani ad iscriversi, a 18 anni, alla facoltà di Medicina della Federico II di Napoli. Erano gli anni in cui era in pieno svolgimento quella contestazione studentesca chiamata “il ‘68”. Il giovane Villani, però, non si interessava molto alla politica, al libretto rosso di Mao (“neanche sapevo chi fosse”), la sua mente era tutta presa dallo studio tanto che in un anno fece ben 11 esami, laureandosi a 24 anni; nel suo programma di studi aveva messo tutti gli esami di chirurgia.
Dopo la laurea con 110 e lode mise un annuncio sul giornale: “Sono un giovane di 24 anni laureato con lode, cerco una sistemazione seria in un reparto di chirurgia”.  Piovvero una valanga di richieste da ospedali, università, cliniche. «Ricevetti, però, un telegramma – racconta – in cui si diceva “Sono interessato alla sua collaborazione” firmato Lucio Parenzan. Non sapevo chi fosse, poi mi sono ricordato che aveva collaborato con Christian Barnard, autore del primo trapianto di cuore al mondo. E sui giornali di allora c’erano tante foto di Parenzan con Barnard. Scelsi così di andare a lavorare in quel reparto all’Ospedale di Bergamo, dove sono rimasto per molti anni.» Era un reparto efficientissimo e soprattutto, come amava sottolineare Parenzan, si dedicava ai “bambini blu”, quei bambini affetti da tetralogia di Fallot e che venivano operati in tenera età perché potessero avere una crescita normale e vivere appieno la loro infanzia. Era stato proprio il prof. Parenzan a volere quella cardiochirurgia infantile che sarà un importante punto di riferimento sanitario nazionale. Si operavano 6/700 bambini all’anno quando in altre strutture si giungeva ai 250/300 pazienti. E fu in questo reparto che il prof. Villani, allora giovane cardiochirurgo aiutante di Parenzan che compì il suo primo miracolo effettuando per la prima volta al mondo un intervento innovativo di correzione di una “Tetralogia di Fallot con Canale Atrio-ventricolare Completo” con tecnica del doppio patch (tecnica oggi universalmente utilizzata). La memoria del prof. Villani scorre fluida a raccontare una rigorosa disciplina scientifica vissuta con amore per i tanti pazienti che si sono affidati al suo bisturi. Villani infatti è uno dei pochi cardiochirurghi italiani ad avere eseguito tutta la cardiochirurgia, bambini, adulti e trapianti cardiaci. Nella lunga e appassionante chiacchierata svoltasi, Villani ricorda il caso di un neonato di poche settimane, neanche tre chili di peso, affetto da una grave malformazione. Il piccolo era legato ad un respiratore dal quale non potevano staccarlo. Il Primario Lucio Parenzan doveva partire per l’America e così lo raccomandò all’attenzione del giovane assistente. «La situazione era molto delicata – ricorda Villani – e bisognava prendere una decisione. C’erano rischi, ma dovevo tentare. Così il giorno dopo lo portai in sala operatoria e intervenni con la tecnica dell’ipotermia profonda, dove la temperatura del corpo viene abbassata per operare con la circolazione extracorporea: pericolosa per i neonati. Avevamo di tempo 55/60 minuti. Operai in 45 minuti e tutto andò bene, tanto che quando qualche giorno dopo dagli USA mi telefonò Parenzan chiedendomi del piccolo, gli dissi dell’operazione e che il bambino era già in reparto». Un racconto emozionante durante il quale il prof. Villani non nasconde la sua commozione e neanche qualche poca “furtiva lacrima”: una vita era stata salvata.
E lo sguardo si allunga al mondo di quel segreto insegnamento che viene svolto sul campo. Sulla scrivania leccese di Villani un giorno giunse un messaggio: “Vorrei venire da lei a fare uno stage per perfezionarmi in cardiochirurgia” firmato Wei Xiang. Provenienza Cina, anzi da Wuhan dove la cardiochirurgia ancora non esisteva. Villani rispose che il suo era un piccolo reparto e che poteva indirizzarlo presso centri più grandi. Ma il dr. Xiang insistette. «Scoprii in seguito – ricorda Villani – il motivo di questa scelta. In Cina, infatti, la medicina è privata e non statale come da noi e lui voleva imparare il mio metodo di operazione a cuore battente senza la circolazione extracorporea, che avviene con una macchina i cui componenti, molto costosi, dopo ogni operazione vengono totalmente sostituiti. Era, quindi, un obiettivo professionale, ma anche economico per quell’immenso Paese che pagava il collega-tirocinante appena 200 dollari al mese.» Una cifra irrisoria per cui il prof. Villani quando il giovane medico giunse a Lecce e apprese quelle condizioni, lo fece ospitare (con vitto e alloggio gratis) da Padre Marcos nel convento dei Padri Comboniani: vi restò sei mesi. Al termine fu Villani a pagargli il biglietto aereo per tornare in Cina. Il risultato fu che il Dr. Xiang, giovane neurochirurgo, tornato al suo ospedale, operò prima il padre della caposala e poi il Preside della Facoltà di Medicina. Un successo consacrato con l’apertura di un reparto di cardiochirurgia affidato alla sua direzione: all’inaugurazione il dr. Xiang invitò anche il prof. Villani che fu accolto come era dovuto ad un luminare della scienza del cuore. Ora quel centro di Wuhan è il secondo centro della Cina in questa specializzazione medica.
 I racconti di interventi difficili, innovativi, di “primati” raggiunti sotto la spinta di un lavoro fatto… con il cuore, vengono snocciolati da Massimo Villani come se fossero versi di un fantastico inno alla vita. Ora che è in pensione (un leggero sorriso denota una non finita voglia di operare per il bene altrui) dice: «Ho avuto molte soddisfazioni. Ho lavorato per alleviare le sofferenze della gente. Ho lavorato molto, ho fatto molti sacrifici. Operavo sempre, non esistevano i giorni di festa, né la differenza tra giorno e notte. Quando ero a Torino mi sono trovato casa accanto all’Ospedale per essere sempre pronto. Di certo se non avessi avuto passione non avrei potuto fare ciò che ho fatto».
Il prof. Massimo Villani è stato il primo ed unico al mondo ad operare con successo, in un tempo solo, un complesso caso di aneurisma dell’arco aortico cervicale destro. Non stupisce, quindi, se lo scorso anno gli è stato conferito l’Oscar per la Sanità.
Prima di chiudere la nostra chiacchierata il prof. Massimo Villani sottolinea di amare profondamente Salerno e, quando può, torna volentieri. Quasi pensiero sottovoce dice: «Mi piace passeggiare a lungomare e vivere la mia città».
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