Mario Mello, la storia vista attraverso i Templi - Le Cronache Attualità

di Oreste Mottola

“Bene Carmelo” era il suo compagno di classe al liceo Palmieri di Lecce poi diventato Carmelo Bene, uno dei più importanti attori teatrali italiani di tutti i tempi. Carmelo che studiava quanto basta e aborriva le esercitazioni di ginnastica, durante i compiti in classe di latino e greco sedeva un banco dietro Mario Mello: «Mi toccava sulla spalla con la coda della penna quando voleva guardare sul foglio della mia versione». Poi Carmelo Bene diventa quello che è stato: «Nella nostra classe nessuno avrebbe scommesso su di lui». Mello, invece, percorre una prestigiosa carriera accademica che lo porterà a diventare ordinario di storia romana tra le università di Napoli e Salerno e autore di innumerevoli saggi sulle religioni classiche, il cristianesimo e la Magna Grecia. «L’unica pagina senza errori è quella bianca», è la più conosciuta delle citazioni di Benedetto Croce e Mario Mello l’ascolta di persona accompagnando il filosofo presso i tipografi sapienti che, nel centro storico di Napoli, gli stampavano le sue pubblicazioni accademiche. Sono solo assaggi che l’autore ci offre nel suo appena uscito “Conosciuti e raccontati. Miscellanea di profili, testimonianze, ricordi”. C’è poi il generale Mark Wayne Clark, il comandante americane dell’operazione Avalanche, che Mello incontra negli Usa, che «nell’udire il nome di Paestum si mise a parlare dei suoi Templi, di quello che aveva fatto per salvarli dalla furia della guerra, quelle vestigia classica le sentiva poi sue». In quei giorni così tempestosi il generale americano conosce il “generale” pestano, Giuseppe Voza che per oltre un trentennio da custode conosce ogni anfratto e suono notturno dell’antica città morta. Tra i due nascerà un’amicizia e collaborazione. Il libro di Mello alterna sapientemente questi alti e bassi. C’è poi il mondo e le attività del Rotary, sodalizio del quale Mello sarà il massimo esponente meridionale. Il professore Mello poi incontra Don Angelo, prete cilentano, che muovendosi con una vecchia Vespa, a colpi di vernice andava scrivendo “Dio c’è” su tutti i muri d’Italia. C’è poi il mondo scomparso delle operaie tabacchine protagoniste di non ancora scritta storia di emancipazione femminile e che coloravano ed animavano tante parti del salernitano di quando la Piana del Sele era l’area più importante del mondo di questo settore produttivo.