Di Salvaore Memoli
Nella mia vita politica, piena di tanti impegni sociali, mi sono incontrato spesso con una donna che riempiva di bei contenuti le relazioni sociali ed amicali. Margaret Cittadino ed io avevamo archetipi e riferimenti formativi e culturali tanto diversi, sebbene non ce lo siamo mai detto, non abbiamo mai misurato le nostre diversità politiche e culturali. Né tantomeno le diversità sono servite a divide gli impegni o allentare le tensioni sociali. Non c’era tempo per queste puntualizzazioni e non c’era voglia di segnare confini. Le occasioni ci accomunavano per impegni tanto pratici e concreti che coinvolgevano la vita di altri, di persone più fragili o di porzioni di cittadini che attendono sempre che il buonsenso di amministratori e uomini di vita pubblica possa sempre risolvere problemi concreti ovvero rimuovere ostacoli che rendono difficile la vita quotidiana. Margaret ed io ci parlavamo come se fossimo amici da sempre, da lei mi sentivo conosciuto, senza avere il bisogno di declinare generalità o provenienza. A differenza di altre persone, un democristiano come me, non destava in lei nessun sospetto, evidentemente non mi ha mai visto come uomo di potere o appartenente al potere, i suoi occhi non avevano bisogno di capirmi, non cercava appigli per stabilire da che parte stare. Anch’io avevo nei suoi riguardi un atteggiamento analogo, sapevo da dove veniva, le sue militanze e le sue scelte, certamente non superficiali ed accomododanti. A modo mio ho vissuto il ‘68 con quelli della mia stessa radice culturale e religiosa, ho sempre saputo quello che ad altri era concesso di osare e quello che frenava le mie scelte, però non è stato mai un limite apprezzare quelli che con molto coraggio e sfida affrontavano le realtá estreme del potere incarnato, i baroni di una società inossidabile, coloro che continuavano a vivere chiusi in un mondo che non accettava sfide e che forse beffeggiavano le nostre stesse osservazioni contrarie di sessantottini cristiani. Margaret veniva da un mondo che non chiedeva permesso, entrava e sfidava, sapeva che la lotta per la conservazione di supremazie non esigeva la timidezza o il timore. La sfida si faceva su cose serie, come i diritti sociali, per cui non poteva esserci cedimento. Quanto amavo allora queste persone che diventavano inflessibili senza perdere la dolcezza di un vissuto umanissimo. Ne traevo spinta per le mie emozioni ideali. Ecco perché quando la vita mi ha messo in contatto con persone come Margaret, si risvegliava in me una vocazione riformatrice, una conferma che il coraggio non esigeva esitazioni. Fu così che in un progetto di impianto di termovalorizzazione dei rifiuti che sostenevo da Presidente dell’Azienda del Gas di Salerno mi ritrovai invitato atteso, per suo invito, in un approfondimento importante sullo smaltimento dei rifiuti speciali che produce normalmente un’Azienda Sanitaria. Un’occasione di esporre le mie idee e di vederle attentamente seguite ed integrate da persone molto disposte a risolvere il problema, anzi preoccupate dalla gestione di questo problema. Margaret mi fu anfitrione, guida, sostegno e amica. Vivemmo una pagina istituzionale di grandi aperture e di generosi impegni a disposizione del nostro territorio. Averla conosciuta bene mi dava l’idea di una donna manager, attenta ad approfondire e risolvere nel migliore dei modi i problemi sul tappeto. Un’altra significativa sinergia tra me e lei si è avuta sui temi sociali dell’assistenza alle persone di cui mi occupavo da Presidente di Salerno Solidale. Pagine di riflessioni sull’economicità degli interventi e soprattutto sulla ricerca di esperienze all’avanguardia nei settori, per migliorare i servizi a Salerno. Margaret mi apriva porte per me ostiche e mi favoriva l’accoglienza in suoi ambienti politici, a volte ostili, a prescindere nei miei riguardi. Come dimenticarlo? Troppo presto è andata via! Troppo vuoto è il mondo che ha lasciato, privandolo della sua capacità di lotta genuina e di aperture oltre gli ostacoli. Di solito parliamo sempre bene di chi non c’è più. È un atto amorevole di misericordia o talvolta di ipocrisia. Margaret Cittadino manca per davvero. In lei ricordano la compagna, la sindacalista, la politica, la donna che diceva in faccia quello che pensava… Tutti aspetti veri di lei, qualità che migliorano la vita del lavoro, delle relazioni, dei mondi che devono incontrarsi. Margaret era una sorte di angelo laico che pure nelle corsie dei mondi combattenti esistono ed arricchiscono questo mondo fatto da diverse dimensioni politiche, sindacali, sociali che si caratterizzano solo quando si scontrano, si combattono, si annullano. Nella sua laicitá innata inseriva aspetti di una delicatezza umana che la innalzavano ed oggi senz’altro l’hanno condotta nel paradiso laico dei giusti, dove certamente c’è un dio che l’ha accolta e ne è fiero di lei. Riposa laicamente nel tuo paradiso e se puoi ancora fare qualcosa per noi, suscita altre belle persone come te, ne abbiamo bisogno! Liberaci dai nostri limiti e condizionamenti culturali e politici, fatti da inutili paratie, accompagna il nostro cammino ed il nostro impegno, fino a superare le divisioni nella più bella unità di persone che si danno interamente agli altri, con generosità. Come hai fatto tu, mio angelo laico!