di Andrea Pellegrino Le dimissioni dal coordinamento provinciale di Forza Italia di Mara Carfagna sono arrivate ieri mattina. E con esse una raffica di attestati di stima da parte degli attuali dirigenti di partito che sostanzialmente avevano concordato il cambio al vertice già ad inizio settimana. La nomina di Enzo Fasano era nell’aria fin da quando aveva assunto l’incarico di vicario, scalzando quattro vicecoordinatori, inizialmente indicati da Mara Carfagna. La scelta di accelerare il cambio già lunedì, sancita poi intorno ad una pizza successivamente ad un incontro tenutosi nella sede di via Porta Elina. La motivazione ufficiale parlerebbe di «impegni romani» sempre più intensi di Mara Carfagna, quella ufficiosa, invece, di seri problemi nella composizione della lista per le Regionali. Le dimissioni di Mara Carfagna, infatti, seppur nell’aria, giungono in un momento storico delicato, ed in molti immaginavano la sua uscita di scena salernitana dopo aver messo in sicurezza la lista regionale. Ed invece proprio la composizione della squadra elettorale, e i veti sempre più pesanti delle ultime settimane, l’avrebbero spinta a cedere il passo ad Enzo Fasano. Così ora in mano al senatore resta la spinosa questione. Da superare c’è la “black list” delle candidature imposta da qualche dirigente azzurro. Soprattutto riguardo ad eventuali discese in campo di esponenti di “peso” di Salerno città. E non solo. Da superare ci sarebbero anche i contrasti interni al partito a Cava de’ Tirreni e ad Eboli, due grosse realtà chiamate al voto amministrativo. Per poi approdare, infine, alla complessa vicenda del capoluogo provinciale che rinnoverà il proprio sindaco e consiglio comunale il prossimo anno. Il rituale della giornata ieri parte dunque con la nota di Mara Carfagna. «Con la passione e la gratuità con la quale tutti insieme abbiamo rilanciato in questi anni Forza Italia continuerò a profondere il mio impegno, e sarà più facile farlo una volta libera da ogni vincolo organizzativo, per Salerno e la Campania», scrive l’ex ministro affidando il partito al suo vice. Dal prescelto arriva – come eleganza istituzionale vuole – l’appello a Carfagna con relativo “respingimento” delle dimissioni. Poco dopo, invece, a formalizzare le dimissioni sono i vertici cittadini azzurri. A partire dal coordinatore Antonio Roscia, seguito da Antonio Landi, coordinatore cittadino dei “Giovani Forza Italia Salerno”; Vincenzo Pellegrino, presidente dell’Esercito di Silvio e da Gerardo Tafuri responsabile di “Azzurra Libertà”. «Noi – dicono – siamo pronti a mettere a disposizione del partito tutta la nostra passione, come sempre fedeli alla linea di Mara Carfagna, ed a garantire impegno e proposizione fattiva nel solo interesse di Forza Italia. La coerenza ci impone di mettere a disposizione i nostri incarichi di natura fiduciaria all’interno del partito, presentando le nostre dimissioni, sicuri di essere ieri, oggi, domani quelli veri, su cui contare, a prescindere dai ruoli». Seguono, infine i messaggi del coordinamento provinciale. «Per noi non cambia nulla, Mara Carfagna è il nostro punto di riferimento. Grazie al servizio che rende ed ha reso alla sua gente ed alla sua provincia», dicono Fasano, Cardiello, Paolino, Aliberti, Di Giorgio e Casciello. «Oggi Mara Carfagna, che ringraziamo anche per come ha saputo creare uno spirito di autentica comunità politica, ritiene di dover delegare il compito di coordinatore del partito fino alle scadenze congressuali». Ancora il consigliere comunale forzista Peppe Zitarosa: «Mara Carfagna è e resta il mio punto di riferimento. Ha svolto un lavoro impeccabile da coordinatrice del partito a Salerno: tecnicamente ma soprattutto umanamente. Inflessibile alle pressioni delle pur esistenti logiche politiche di chi avrebbe voluto ottenere da Forza Italia solo poltrone ed incarichi». Critico, invece, il consigliere comunale Salvatore Gagliano: «Il senatore Fasano sempre bocciato dal consenso popolare alle Regionali, non solo rientra come senatore ma addirittura ora come coordinatore provinciale. È giunto il momento di dire basta, per cui in primis tutti i nominati dalla Carfagna vadano via».
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