Scoppia il caso tra i salernitani che hanno richiesto a più riprese la disponibilità per occupare il suolo di piazza San Francesco, spesso utilizzato per i mercatini del km 0 della Coldiretti, senza avere alcuna disponibilità. Anzi, proprio il diniego alle attività mercatali in questa piazza, di fatto interdetta ad attività di compravendita (anche se il caso Coldiretti, più volte registrato, lascia comunque perplessi), ha consentito in varie occasioni ai cittadini del quartiere in particolare e della città in generale (con attenzione anche a Comuni limitrofi interessati ovviamente alla partecipazione ad eventi mercatali che potessero interessare le masse pedonali che si affollano nei dintorni del quartiere la domenica mattina) di manifestare il proprio onesto e severo disappunto per l’apertura della piazza per un evento che in realtà si traduceva in un vero e proprio mercatino. Se però gli organizzatori, a piè spinto, non hanno azzardato (ufficialmente, ndr) alcuna dichiarazione sulle attività di compravendita registrate durante la due giorni di “manifestazione del riciclo”, ufficiosamente gli stessi organizzatori hanno riferito a cronisti presenti in piazza che le attività previste all’interno degli stand fossero di baratto e compravendita di articoli di antiquariato “pregiatissimi”. Tra lampadari, vasi e caffettiere di indiscusso valore affettivo e tecnico si è registrata, durante la due giorni, la presenza di tanti bambini (a detta degli organizzatori, i bambini partecipanti sono stati oltre 3000 con ben 6 addetti alla gestione dei piccoli, capaci di gestire oltre 500 bambini a testa come neanche la migliore Montessori) che hanno appreso le nuove tecniche di riciclo per ben 2 ore, lasciando poi la piazza sgombera per proseguire indisturbati con le attività di compravendita di pezzi di antiquariato. “L’antiquariato e la sua valorizzazione sono assolutamente attività di riciclo” – ha affermato fieramente Mimmo, tra gli organizzatori della manifestazione presenti in piazza durante le fasi conclusive della due giorni – “per cui è indubbio che la nostra attività sia di mostra con finalità educative per gli oltre 3000 bambini che hanno felicemente partecipato alla nostra manifestazione”. Stranamente non sono risultati sulla stessa lunghezza d’onda gli espositori, accorsi da Napoli e Salerno (rispettive province incluse, con particolare attenzione all’Agro-nocerino-sarnese, ndr) per esporre all’aria aperta, incuranti della temperatura non esattamente adatta per l’esposizione di pezzi di indiscutibile valore già sottoposti alla durissima prova di resistenza al tempo che scorre inesorabilmente (insegnamento sicuramente apprezzato dai bambini accorsi in piazza San Francesco, ndr), i loro pezzi da barattare o vendere, in base alla situazione. Di baratto non se ne vedeva l’ombra, o almeno non se ne è parlato tra i vari espositori: in tal senso, ad avvalorare la nostra tesi alcuni espositori che non hanno di certo esitato prima di raccontarci come fossero andate le attività di organizzazione e gestione degli spazi riservati agli standisti. Evidente (come se ce ne fosse bisogno) la poca pertinenza tra la “manifestazione” idealmente decantata e descritta dall’Associazione organizzatrice – con il supporto degli Assessorati ad Ambiente, Commercio e Politiche Giovanili del Comune di Salerno – e l’effettiva realizzazione della stessa. Mercatino sembrava, mercatino è stato. Le opzioni, a tal punto, sono due: o Coldiretti vende prodotti agroalimentari/agroindustriali di antiquariato, o ci si maschera anche dopo le festività carnevalesche pur di consentire ad associazioni non effettivamente presenti sul territorio di realizzare attività di compravendita di materiale di antiquariato. Ai giovani d’oggi, antiquari di domani, l’ardua sentenza.
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