Il violoncellista ha inaugurato la rassegna AperiMozart alla sala Pasolini, protagonista di un luminoso matinée domenicale
Di OLGA CHIEFFI
Prestigiosa inaugurazione della rassegna AperiMozart alla Sala Pasolini, domenica mattina, con Luca Signorini, figura internazionale del gotha del violoncello, il quale prima di prendere posto nel golfo mistico del Teatro di San Carlo per l’ultima replica, della Ledi Makbet Mtsenskovo Uyesda di Dmitri Shostakovich, alla testa dei celli, ha dedicato alla platea salernitana due suite di Johann Sebastian Bach. Una rassegna AperiMozart, firmata dal Presidente dell’Associazione Mozart Italia Enza Maria Ottoveggio, e dalla giovanissima pianista Jole Barbarini, il cui ricavato andrà in beneficenza a sostegno di due associazioni volte a svolgere attività d’intrattenimento per i bambini ospiti dei reparti di oncologia pediatrica degli ospedali campani. Preludio al concerto è stata la presentazione del volume Rovine, ultima opera letteraria del violoncellista, un omaggio a Napoli alla sua essenza fatta di passione, cultura, storia, chiusa da un florilegio del Signorini giornalista, risucchiato da quel doppio-magma, composto da musica e scrittura che lo ha catturato da tempo. L’intervento musicale ha salutato l’esecuzioneIII suite in Do Maggiore BWV 1009 e della Prima suite in Sol maggiore BWV 1007. Luca Signorini ha letto il segno di Bach con una meticolosità sconosciuta, fissando con esattezza la scala dinamica e trovando per ognuno dei cosiddetti “segni di espressione” un immutabile equivalente sonoro all’interno di un campo timbrico omogeneo, ma scelto con assoluta esattezza, non tanto come colore che orienta la percezione dell’ascoltatore, quanto come valore in sé. L’icasticità e la tagliente nettezza di segno con cui il cellista ha portato in primo piano la trama di linee che sostanzia il discorso bachiano non sono mancate di accompagnarsi ad un vivo senso per la dimensione ariosa, anche se non ha lasciato granché spazio all’inventiva, ma al gusto per la sottolineatura inattesa, per le sfumature di tempo, lasciando scorrere la musica fluida ed impeccabile. Applausi scroscianti e “Golden Mozart Award”, consegnato dalle mani del primo cittadino Enzo Napoli, al quale Luca Signorini ha risposto con ben due bis. Con il primo, abbiamo compiuto un gran balzo in avanti. Infatti, il solista ha eseguito una pagina di Salvatore Sciarrino composta nel 1979 e dedicata a Luigi Lanzillotta, “Ai limiti della Notte”, una danza sull’orlo di un abisso, giocato sulla noise, per dirla con il Serres di Genesi. C’é, nella musica di Sciarrino, un’attenta cognizione del processo sonoro e la convinzione che al centro della musica debba rimanere la percezione del suono più che le note di una partitura: l’ascolto non è un semplice corollario già fissato nel segno, derivato da un “artefatto” ormai concluso, autonomo, ma una parte fondamentale della musica nel suo sviluppo reale. Dopo la tensione offerta dal brano di Sciarrino la distensione finale ancora con Johann Sebastian Bach, stavolta della Sarabanda in Do Minore nella cui spirale ci ha accompagnato con il gesto di un officiante discretissimo, cercando quasi di sparire, con il compito di voler restituire al suono una purezza appropriata dove i significati originari siano tutti presenti, ma, insieme, mirabilmente lontani, un suono che ci ha parlato dell’enigma che è proprio dell’immaginazione umana e della sua storia. Il momento conviviale si è quindi vissuto nel foyeur, ove gli allievi della III e IV Sala sezione A dell’ Istituto Professionale Alberghiero “Roberto Virtuoso” di Salerno, guidato dal dirigente Gianfranco Casaburi, grande appassionato di musica e frequentatore dell’ambiente musicale salernitano, sostenuti dai docenti Claudio Napoli e Giuseppe “Renè” Scala, unitamente alla cooperativa nata in seno all’istituto, hanno allestito un raffinato e classico aperitivo, comunicandoci la prossima inaugurazione di una rassegna musicale estiva nel cortile interno del plesso che divide con le scuole elementari “Gennaro Barra”.