“Una manovra che getta le basi per costruire nuove prospettive per il Paese: ma si poteva osare di più”. È il commento del presidente di Federcepicostruzioni Antonio Lombardi, che in una intervista esclusiva al nostro giornale, commenta: “L’attuale scenario internazionale, con una congiuntura ancora pesantemente condizionata dai conflitti in corso, la prima scelta coraggiosa che manca e che a mio avviso andrebbe perseguita con forza è proprio quella della pace. A livello europeo, ma anche a livello di ogni singolo paese. Continuare a sostenere direttamente o indirettamente i conflitti, significa distruggere le nostre economie, il futuro dei nostri figli e noi stessi”.
Partiamo dalla manovra, presidente: cosa non la convince e cosa apprezza.
“Apprezzo sicuramente i passi in avanti. Certo, non si può non considerare il peso del debito pubblico e dei vincoli europei. Ma c’erano, a mio avviso, margini per una manovra più coraggiosa. Apprezzo sicuramente lo sforzo per rendere strutturali gli sgravi contributivi: ma occorreva più coraggio sulla sburocratizzazione, sull’efficientamento energetico degli edifici, a partire da quelli pubblici, sulle infrastrutture e sul Mezzogiorno”.
Il tema Mezzogiorno mai come oggi si interseca con quello dell’Autonomia differenziata.
“Sull’autonomia tocca attendere i Lep per tirare le somme. Ma anche su questo fronte non si può non evidenziare il fortissimo gap infrastrutturale del Sud Italia. Andrebbe colmato prima di perseguire qualsiasi forma di autonomia. Oggi il Mezzogiorno è indietro sulla rete di collegamenti stradali, autostradali e portuali. È indietro con le infrastrutture formative e scolastiche. È indietro sulla infrastrutturazione ferroviaria. Non basta fissare i Lep, vanno pure colmate le differenze prima di avviare questi percorsi. È la cosa che mi preoccupa di più, francamente. Federcepicostruzioni è stata ed è, non a caso, la prima confederazione datoriale che ha aperto una sede operativa al Sud: è da qui che partono le future strategie di rilancio del Paese”.
Da questo punto di vista, gli ultimi indicatori economici danno un Sud tra le aree più fortemente in ripresa d’Europa.
“E’ un Sud che sta in piedi, che regge. Ma non credo a letture strumentali che gongolano sugli zerovirgola o che forzano alcuni indicatori. L’economia vera del Paese, quella delle piccole e medie imprese, regge ma non possiamo parlare di forti riprese, di rilanci o addirittura di boom. Le doppie cifre sono appannaggio di pochissimi settori e di poche sacche di eccellenza. I comparti vitali, tra cui anche l’edilizia, scontano ancora grosse difficoltà e ne risente tutto l’indotto”.
Quali le cause di queste difficoltà?
“La politica ha la sua grossa fetta di responsabilità: la normazione sul Superbonus è per certi versi sintomatica di un modo di legiferare che danneggia l’economia. Quasi quaranta decreti in meno di due anni, cambiando continuamente le regole, fino all’improvvisa cancellazione finale, con miliardi di crediti delle imprese ancora difficili da monetizzare. Così l’economia si affossa, si spingono al fallimento le imprese, si cancellano posti di lavoro. Occorre che il Governo riveda le scelte fatte fino ad oggi. Siamo pronti ad un dialogo costruttivo e collaborativo sulle tematiche legate ai bonus edilizi”.
Ma il Superbonus era una misura sostenibile?
“Sui presunti buchi di bilancio abbiamo sollevato perplessità subito, e ne abbiamo ancora. Nessuno ha confutato le nostre analisi. In ogni caso resta sul tavolo il problema di un patrimonio edilizio vetusto ed energivoro da riqualificare in qualche modo. Ignorare il problema significa comunque scontare questa inefficienza in termini di bolletta energetica e anche di sicurezza. La cronaca ci insegna che trascurare determinate problematiche, non è un risparmio: ma un moltiplicatore di spesa”
A cosa si riferisce?
“Anche a quanto sta avvenendo a causa del maltempo, ai danni gravissimi provocati dal dissesto idrogeologico. È uno dei comparti che sconta di più l’inefficienza della politica e della macchina amministrativa. Non mettere in sicurezza vastissime aree del territorio, equivale poi a dover spendere somme enormemente superiori per risarcire i danni e ricostruire. Senza trascurare i contributi in termini di vite umane. Lo stesso dicasi per il rischio sismico: si continua a parlarne solo subito dopo gli eventi sismici, poi cala il silenzio e nulla si muove. Anche su questo il Superbonus avrebbe potuto fare tanto. E una adeguata strategia politica potrebbe ancor di più”.
Si spieghi meglio
“Occorre investire, almeno nelle zone rosse, per una messa in sicurezza degli edifici, partendo da quelli pubblici, ospedali e scuole innanzitutto. E occorre anche coraggio: dove la messa in sicurezza non è possibile per l’inadeguatezza strutturale degli edifici, occorre sostenere la demolizione e ricostruzione. Non sono aspetti che possono essere trascurati”
Ritorno obbligato ai vincoli di bilancio cui accennava all’inizio: come conciliare queste strategie con risorse che sono oggettivamente poche e vincolate alla ristrutturazione del debito?
“Concertando con l’Europa: questi investimenti, ma direi anche quelli destinati all’eliminazione del gap infrastrutturale del Mezzogiorno, vanno tenuti fuori dai parametri di Maastricht. L’Italia sconta un rischio-dissesto e un rischio-terremoti sensibilmente superiore a tante aree europee, e l’Europa non può ignorare questo dato. Non può limitarsi ai contributi post-sisma o post-alluvione: occorre più coraggio sulla prevenzione”.
Un’ultima battuta sul Pnrr: a che punto siamo?
“Si scontano ancora forti ritardi, davvero allarmanti per alcune misure. Non c’è da sorprendersi. Non si è messo mano ad una seria ed organica riforma della macchina amministrativa. Ignorare questo dato, che poi è quello più condizionante anche sulle politiche di sviluppo del paese, equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto. Qualunque strategia è destinata ad impelagarsi nei meandri della nostra burocrazia. La politica deve metterci seriamente ed efficacemente mano se vuole risolvere o quanto affrontare efficacemente, i problemi del Paese. Altrimenti sarà sempre un continuo lacrimare su ritardi, inefficienze, opportunità mancate, fondi non spesi”.