Per il settore delle costruzioni in Italia si prefigura un 2024 estremamente problematico, caratterizzato da una significativa contrazione degli investimenti. È quanto emerge dal 36° Rapporto Congiunturale e Previsionale del Cresme, che evidenzia un forte calo, mitigato solo marginalmente dagli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che peraltro continua a scontare preoccupanti ritardi attuativi. L’aumento delle opere pubbliche, in ogni caso, non riuscirà a compensare la diminuzione delle attività di riqualificazione conseguenti al blocco del Superbonus. Il rapporto Cresme prevede che il 2024 si chiuderà con una flessione nei lavori di riqualificazione del 26,5%, mentre le opere pubbliche registreranno un incremento dell’11,4%. Il calo complessivo del settore viene quindi stimano al 9,5% per gli investimenti e al 7,7% per il valore della produzione. Il rapporto dipinge un futuro incerto per il settore delle costruzioni, già afflitto da numerosi rischi globali quali inflazione, tassi d’interesse elevati, debito crescente, conflitti bellici in atto con conseguenti rincari delle materie prime, costi energetici, difficoltà nella monetizzazione dei crediti per lavori eseguiti. Questi fattori stanno complicando lo scenario economico e influenzando negativamente il mercato delle costruzioni. La manutenzione del patrimonio edilizio, in particolare, è destinata a dimezzarsi nei prossimi anni, passando da un valore di 120 miliardi di euro nel 2022 a 60 miliardi nel 2026. Una contrazione preoccupante, considerando che dal 2019 al 2023 sono stati messi in gara 267 miliardi di euro di lavori pubblici, di cui 74 miliardi afferenti al Pnrr, ma la capacità realizzativa rimane una sfida critica. Basti pensare che nelle sole misure legate alle infrastrutture, gli investimenti sono fermi al 40,29% (laddove la deadline concordata con l’Unione europea prevedeva il 62,02% al prossimo 30 giugno). Le misure che registrano i maggiori ritardi sono proprio quelle legate agli interventi sul patrimonio edilizio (2322 progetti in totale), i cui investimenti sono fermi al 60,66% laddove avrebbero dovuto raggiungere il 78,19% nel primo semestre 2024. L’espansione delle opere pubbliche, prevista fino al 2027, rappresenta una delle poche note positive, non sufficiente però a garantire la tenuta del mercato nel suo complesso. “La frenata del settore, legata in buona parte allo stop brusco ed esagerato degli incentivi – commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – dimostra come l’intera questione Superbonus sia stata affrontata con troppa approssimazione. Occorre ora decidere con urgenza quali politiche adottare per l’efficientamento energetico del nostro patrimonio edilizio, che rimane vetusto, insicuro ed energivoro. La normativa quadro europea sulle case green comporta investimenti considerevoli, soprattutto in paesi come l’Italia, e senza incisive misure di sostegno è inimmaginabile raggiungere gli obiettivi indicati dall’Unione europea”. Nel 2024, il Pnrr continuerà a svolgere un ruolo cruciale. Tuttavia, le recenti revisioni del piano evidenziano uno spostamento degli investimenti dalle opere pubbliche agli incentivi per privati e imprese, sollevando interrogativi sulla capacità di rispettare la riserva del 40% delle risorse destinate al Mezzogiorno. “Si tratta di ulteriori questioni strategiche che occorre sollecitamente chiarire – dichiara ancora il presidente Antonio Lombardi – soprattutto per territori come il Mezzogiorno che scontano pesanti gap infrastrutturali. Incentivare le aziende ma costringerle ancora ad operare in territori pesantemente penalizzati in termini di infrastrutture e di servizi, equivale sostanzialmente nel certificare il fallimento del Pnrr e dei suoi obiettivi strategici”. “Il rapporto Cresme – conclude il presidente Lombardi – rivela un quadro complessivo di criticità attuali ed emergenti per il settore delle costruzioni in Italia, che richiede interventi strategici e politiche incisive ed efficaci. Nuovi modelli di partenariato pubblico-privato ed un piano strutturato di sostegno alla trasformazione territoriale e alla riqualificazione urbana saranno fondamentali per garantire una ripresa sostenibile e duratura del mercato”.
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