di Monica De Santis
Lo scorso 28 ottobre sono state depositate in Corte di Cassazione le 630mila firme, raccolte, a favore del Referendum, depositato lo scorso 7 settembre, sulla legalizzazione della cannabis con l’obiettivo di andare al voto la prossima primavera per cambiare l’attuale normativa. Il referendum sostenuto dall’Associazione Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, oltre che da partiti come Radicali italiani, +Europa, Sinistra Italiana, Possibile, Volt, Potere al popolo e Rifondazione comunista e il comitato, vuole aprire anche un dibattito sulla visione dello Stato sulla cannabis e riflettere sugli aspetti fallimentari del contrasto statale alla droga e alla criminalità organizzata. Per capire gli aspetti positivi o negativi di questo referendum abbiamo chiesto a Liviano Mariella, un giovane 36enne di Sapri, che insieme ad altri due amici nel 2018, ha reintrodotto nel basso Cilento l’antica coltura della canapa, con l’obiettivo di generare sul territorio biodiversità diffusa e sviluppo economico e sociale. L’azienda è stata aperta come abbiamo detto nel 2018 e si occupa della coltivazione della canapa e dai suoi molteplici usi, compresi quelli alimentari, i tre hanno dato vita ad un brand che nel giro di poco tempo è divenuto già molto noto “Mediterranea Canapa”. “Siamo ovviamente favorevoli al referendum, anche se anche se dovesse passare, non credo che riuscirà a diventare legge con molta facilità”, spiega Laviano, che poi aggiunge… “Il referendum si propone di depenalizzare la condotta di coltivazione, eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis – con eccezione dell’associazione finalizzata al traffico illecito e allo spaccio – e abrogare la sospensione della patente per detenzione di sostanze stupefacenti. Ma anche per snellire la parte burocratica perchè chi verrà trovato in possesso di due grammi di canapa non sarà più denunciato e quindi ci sarà un alleggerimento di tutta quella parte di burocrazia amministrativa che si andrebbe a risolvere e il semplice consumatore non avrebbe più i problemi civili o penali che invece rischia di avere oggi se trovato in possesso di un po’ di canapa”. Per un’azienda come la vostra che coltiva canapa, che benefici si potrebbero avere se il referendum dovesse passare? “Sostanzialmente il vantaggio è quello che aumenta la richiesta delle piante che coltiviamo, perchè entrano di diritto nella categorie delle piante comuni, come la menta per fare un esempio. Insomma viene trasferita da pianta illegale, come attualmente viene definita a pianta comune che produce anche dei benefici. Per noi ovviamente, in continuità con quello che già facciamo, diventa un ulteriore vantaggio. Non bisogna dimenticare che aziende come la nostra, fondamentalmente, da anni operano, proprio su ciò che viene richiesto nel referendum, ovvero sdoganare l’idea che si ha del consuma della canapa. Quindi se il referendum passa e si vince, per noi sarebbe un grande risultato. Un risultato che andrebbe anche a premiare il nostro lavoro e che potrebbe fare da traino per far crescere ancor di più la nostra azienda e perchè no farne nascere anche altre similari”.