Di Andrea Orza
Evoluzione del gusto in fatto di vino è stimolato dalla ricerca sapiente delle giovani menti che sanno farne un discorso formidabile. A Salerno, Elisabetta Pittari enologa specializzata sull’Aromi degli Aromi del vino, racconta: “Si potrebbe riassumere in in quattro parole chiave: impegno, dedizione, passione e curiosità.”Non mancano allo stesso tempo disillusione e biasimo verso le strutture campane che poco valorizzano il territorio.
Raccontaci della tua formazione. Come hai capito che sarebbe stata la tua strada?
“Tutto nasce da una scommessa con mio padre o quasi. Lui stesso infatti, con alcuni suoi grandi amici, tra cui il mio mentore, mi ha trasmesso la passione per il mondo del vino.
Così nel 2011 mi iscrivo al corso di laurea in Scienze e Tecnologie Agroalimentari, con un curriculum in Enologia e Viticoltura, presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Perugia.
Mi appassiona prima il mondo dell’alimentare e poi dell’enologia. Nel corso di quei tre anni, decido che la mia consolidata passione per il vino sarebbe diventata la mia strada e vengo selezionata per un master biennale “Vinifera” svolto tra Montpellier e Lisbona, passando per Bordeaux e il Giappone (per un programma di scambio internazionale dell’Università di Kyoto).”
Cosa hai capito in quegli anni?
L’ università mi hanno permesso di fare tante esperienze, di conoscere persone, luoghi, e tradizioni così diversi che mi hanno resa sempre più curiosa del mondo, imparandolo ad apprezzare ogni giorno di più. E quindi, dalla mia passione per lo studio e dalla mia voglia di approfondire e imparare altri aspetti dell’Enologia arrivo alla tappa finale della mia formazione: un Dottorato di Ricerca presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, che termina nel luglio 2021. Durante i 3 anni di dottorato, dei quali trascorro 9 mesi in Bourgogne (patria del Pinot Noir francese), supportata da Professori di altissimo calibro e un gruppo di ricerca all’avanguardia in Enologia, mi “specializzo” sull’analisi degli Aromi del Vino (dal punto di vista chimico e sensoriale): l’aspetto che da sempre ho preferito e di cui oggi mi occupo a tempo pieno come assegnista di ricerca presso la Sezione della Vigna e del Vino dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.”
È un mestiere ma anche un’arte. Personalmente quali sono gli aspetti più interessanti del tuo lavoro?
“Mi piace molto sentir parlare del mestiere dell’enologo come un’arte, perché è esattamente quello che mi ha colpito fin dal primo momento e che mi è stato trasmesso da chi questa passione me l’ha tramandata. Probabilmente i “veri artisti” non saranno d’accordo con questa affermazione, ma ciò che voglio dire è che il vino è il prodotto di tanto lavoro, dedizione, e così come le altre forme d’arte è “frutto della capacità espressiva” dell’artista, in questo caso l’enologo. Un bravo enologo è colui che esprime al meglio il potenziale di un’uva, di un territorio, e ne fa un prodotto unico, inimitabile.”
Quali sono gli aspetti vorresti trasmettere agli appassionati del vino?
Come scrive il mio Professore Luigi Moio nel suo libro intitolato Il Respiro del Vino: “Il vino è una manifestazione della bellezza”. Sicuramente questo è uno degli aspetti che personalmente ritengo tra i più interessanti del lavoro dell’enologo.Negli ultimi quattro anni ho lavorato prevalentemente nel mondo della ricerca, focalizzandomi sugli aromi del vino. La ricerca mi dà la possibilità di sperimentare, aggiornarmi continuamente, interagire con ricercatori e professori di tutto il mondo, viaggiare e visitare centri di ricerca e università per approfondire aspetti specifici. L’anno scorso, ho trascorso tre mesi a Trento per un progetto di ricerca sui vini bianchi italiani molto interessante. Infine, spesso mi capita di tenere delle lezioni al posto della Professoressa con la quale collaboro, la Prof.ssa Paola Piombino, e uno dei momenti più stimolanti è quando mi ritrovo davanti agli studenti a cercare di trasmettere loro la mia conoscenza, la passione e la dedizione per il mio lavoro…e questo per me è un momento molto emozionante.”
Credi che sia un settore in crescita nel nostro territorio?
“Certamente, il vino ha infinite potenzialità. A chiunque di noi sarà senz’altro capitato di viaggiare verso il Cilento, così come in altre zone della Campania (Irpinia, Sannio, nel Casertano, nel Vesuviano) e vedere sempre più vigneti, sempre più insegne di nuove aziende agricole e vitivinicole. Le fiere del vino (Paestum Wine Fest, Salone Vitigno Italia, ecc…) poi in Campania sono sempre più frequentate e c’è sempre più gente che si avvicina a questo mondo. Tutto questo è sicuramente frutto di una crescita di questo settore nel nostro territorio, di cui sono particolarmente contenta e orgogliosa. Non ti nego che il mio più grande sogno è metter su un’azienda vitivinicola (sogno dapprima di papà e poi diventato comune) …chissà.
Nel nostro territorio c’è sicuramente ancora da fare, ma abbiamo poli di formazione (tra cui ovviamente l’Università a cui appartengo) e professionisti nel settore noti in tutto il mondo che con il loro lavoro ogni giorno cercano di contribuire a rendere il nostro territorio unico e sempre più conosciuto.”
Dalle tue esperienze all’estero quali spunti potrebbero trovare posto qui da noi?
“Caratterialmente sono una persona che guarda ad ogni esperienza con curiosità per trarre spunti di riflessione e di miglioramento. Vivere all’estero è stata una delle esperienze maggiormente formative della mia vita. Per esempio, se volessimo guardare alla Francia, come dice il Professore Luigi Moio, è un paese all’avanguardia nel mondo enologico: sono avanti, hanno una sensibilità enorme al mondo del vino, c’è grande ordine, precisione, organizzazione e cooperazione, quello che spesso vedo mancare qui nel nostro territorio.
Dal punto di vista qualitativo, il nostro territorio ormai compete con regioni del mondo che producono vini di alta qualità. Tuttavia, l’impressione che si ha da dentro è di un territorio che può dare ancora di più sfruttando tutto ciò che ruota intorno al vino: uffici con personale preposto al turismo e l’informazione enogastronomica, servizi a disposizione dei turisti, musei, luoghi di accoglienza, tour organizzati dalla regione, dalle province, dai singoli comuni, ecc…”
Quale suggerimento daresti ai ragazzi che si affacciano al settore?
“Il mondo del vino è estremamente affascinante, ma allo stesso tempo impegnativo. La scelta di intraprendere un percorso del genere la fai solo se sei realmente motivato; è sicuramente una scelta più “di pancia” e meno “convenzionale” di altre. Basti pensare al lavoro in vigna (perché l’enologo non svolge il suo lavoro solo in cantina), che richiede precisione, e tanto tanto sacrificio. Bisogna essere aperti, curiosi di realtà diverse dalla nostra, per imparare e migliorarsi sempre. Quindi viaggiare, fare esperienze fuori dalla propria confort-zone (sia in Italia che all’estero), confrontarsi con mondi diversi, questa secondo me è la chiave per affacciarsi a questo settore. Questo vale sia per chi vuole intraprendere la carriera da enologo, sia per chi invece, come me, ha scelto il percorso accademico. Insomma, si potrebbe riassumere il tutto in quattro parole chiave: impegno, dedizione, passione e curiosità.”