di Aldo Primicerio
Infatti sul sesso anche i ragazzini di 13 anni sanno già tutto. Se voi, giovani genitori, provate a dare un’occhiata ai telefonini dei vostri figli adolescenti, trovate di tutto. A partire dai gruppi su Whapp. Ai nostri tempi della media e del ginnasio, il massimo era un’occhiata tra di noi ed un timido sorriso coperto dalla mano sulla bocca. Per i ragazzi di oggi è il telefono l’interfaccia delle coscienze, dei segreti, dei loro sussurri eccitati. Lo ha mirabilmente detto in tv il filosofo Umberto Galimberti. Che ha aggiunto un suggerimento geniale a chi si occupa, o tenta di farlo, di scuola e di cultura: inserire nel programma di educazione giovanile l’approccio ai sentimenti ed alle emozioni. Oltre e più che il sesso. Infatti è quella la comprensione più profonda che oggi manca ai ragazzi. Che hanno difficoltà a cogliere la transizione da pulsione a emozione e da questa a sentimento. E’ un processo culturale, non una materia da chiacchiere e fumo verbale. Ed è trascurato dai genitori che lo sottovalutano, e che va invece trasmesso a scuola, e non separatamente come spesso fanno maestri e professori, ma all’interno del contesto educativo. In classe non puoi parlare di sesso così, come ti viene, ma inserendolo nella dimensione emotiva e relazionale che accompagna i primi approcci tra i due generi. E che va spiegata.
Dalle icone della televisione l’esempio per riempire le scuole di personaggi della letteratura
Come si può fare? Diamine, la televisione ci insegna ogni giorno come si previene la forfora o si consuma uno yogurth o si sceglie un’acqua minerale o un gestore telefonico. Facendolo dire ad un personaggio, un’icona dello sport o dello spettacolo, un Berrettini, una Pellegrini, una Cucinotta o un Bagnaia.
Ed allora, partendo da questi esempi, ecco la soluzione: riempire le scuole di personaggi, della televisione certamente, ma – aggiungerei perché siamo in classe – soprattutto della letteratura. E’ nota la capacità di quest’ultima di esplorare e descrivere la complessità delle emozioni umane. Può diventare uno strumento fondamentale per sviluppare la sensibilità emotiva e sentimentale dei giovani. Attraverso la poesia, il romanzo, la novella, insomma il racconto, i ragazzi a scuola possono imparare a comprendere meglio i propri sentimenti e quelli altrui, coltivando una maturità emotiva che va oltre la semplice conoscenza fisica del sesso, aiutandoli insomma a sviluppare una comprensione più completa e matura della sessualità, integrata con un forte senso emotivo e sentimentale. Utilizzando il libro.
I libri che ti aprono
la mente e ti cambiano
la vita
Non è facile azzeccare quali. Tra l’altro siamo il Paese in cui si legge meno in Europa. Quale sciagura, noi che siamo la culla della cultura mondiale e che abbiamo fatto la storia già duemila anni fa. Non è facile perché l’incontro con i libri che poi ci avvolgono è di solito fortunato e casuale. Un regalo di Natale magari è un incidente felice che non ti aspetti, e che è capace di stravolgerti tutto. Ci chiediamo il perché? Perché l’incotnro con un libro, un personaggio, la letteratura, è uno straordinario generatore di mistero. E per tutte le età. Per i ragazzi, ad esempio, i sette volumi di Harry Potter sono, grazie al cinema, ancora oggi capaci di appassionare grandi e piccoli, affrontando grandi temi esistenziali come la paura della morte, l’importanza dell’amicizia e la forza del coraggio. E poi la Storia infinita, un romanzo (ed un grande film) di formazione, una parabola di crescita che porta il protagonista Bastiano a vivere una folgorante avventura in un mondo magico. E poi, come non citare Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare, di Luis Sepulveda. Io, nel mio piccolo, lo faccio spesso quando in tv celebro la giornata della gentilezza. E’ un libro, una storia che ti scuote, che mette in scena il rapporto tra una piccola gabbianella e un gatto di nome Zorba, che deve crescerla e prendersi cura di lei. Ma come possono due animali così diversi stare insieme? E, soprattutto, come può un gatto dare lezioni di volo? Ci sono domande a cui si può rispondere solo credendo nella bontà e nella generosità dell’altro. E così, il grande scrittore cileno ci dimostra come anche l’impossibile possa essere realizzato se lasciamo emergere le nostre parti migliori: l’amore e la solidarietà. E per i ragazzi più grandicelli, gli adolescenti, un libro che cambia la vita è Il giovane Holden, dove il protagonista – il giovane Holden Caufield, appunto – rappresenta tutti quei momenti in cui diventiamo polemici, insofferenti e rabbiosi contro un sistema a cui non sentiamo di appartenere. E per i più grandi L’amica geniale, che la televisione ha lanciato in orbita con il suo serial, capace di scavare nella natura complessa dell’amicizia. Od anche Il dio delle piccole cose, della scrittrice indiana Arundhati Roy. L’autrice mette in scena il racconto di Ammu, figlia di un alto funzionario indiano, che decide di ribellarsi al marito violento e di tornare a casa con i suoi bambini.
Per costruire l’immagine della donna, l’educazione a scuola (e in famiglia) una priorità anche per noi italiani. Bocciata tv e gli/le influencer
E sì, perché Swg, la nostra agenzia di sondaggi preferita perché la più equidistante e realistica, chiede a noi italiani chi possa influenzare di più e meglio noi uomini sulla costruzione dell’immagine della donna. Ebbene, più di 6 su 120 di noi mettiamo al primo posto la famiglia, quasi 6 su 10 la scuola, e poi molto a scendere gli amici, i cantanti o i musicisti, ed in fondo a tutti, e quindi bocciandoli, i programmi televisivi e gli/le influencer. E poi, su dove orientare l’educazione a scuola, altra risposta eloquente: più di 7 su 10 di noi rispondono verso l’educazione sentimentale, più di 6 su 10 più verso l’educazione sessuale, a conferma quindi che la prima viaggia di pari passo, anzi più avanti della seconda. Infine, quali gli strumenti dissuasivi o punitivi per sradicare la visione che molti (per fortuna non tutti) di noi uomini abbiamo della società e della donna. I più, fino a 9 su 10 e soprattutto le donne, rispondono leggi più severe di quelle attuali contro chi commette atti di violenza di genere, e la revisione di valori culturali che si tramandano da tempo.
Tuttavia, pur comprendendole, noi invece non condividiamo queste posizioni. C’è una cultura che va sicuramente rivista e rimodulata, partendo dalla scuola come abbiamo già scritto. Ma gli episodi, le tragedie impensabili ed irracontabili che avvengono sempre più di frequente, sono anche, e forse soprattutto, l’epilogo di situazioni non generalizzabili così semplicisticamente come fanno anche alcuni media. Vicende familiari che degenerano, separazioni tra coniugi compagni o fidanzati mai accettate, i cui protagonisti sono quasi sempre uomini problematici, o mentalmente deviati, o disorientati dall’emancipazione della donna, o sconvolti dall’irriconoscibilità del loro ruolo all’interno della coppia. E’ l’dentikit proprio di quel Filippo, l’ultimo “deviato” in ordine di tempo. Insomma, un fenomeno molto più complesso e profondo del facilismo di maniera o del tuttologismo ideologico da cui il nostro sistema sociale e mediatico oggi è afflitto.