Bagno di folla per la storica nave scuola dell’Accademia, e per la più giovane e armata delle unità navali della nostra Marina, la più elegante e veloce del mondo.
Di OLGA CHIEFFI
L’essenza della tradizione marinara e dell’allure che da sempre circonda la Marina italiana è racchiusa in una immagine e poche braccia di mare: sul molo di ponente del porto di Salerno le prue della storica Nave scuola Amerigo Vespucci, varata dai cantieri di Castellammare di Stabia nel 1931 e della Fregata Alpino, classe 2014, orgoglio del cantiere navale di Riva Trigoso, si guardano, si confrontano, ci raccontano di un secolo e mezzo di storia, di quel rispetto e di quella eterna sfida al mare e sul mare, che si perde nella notte dei tempi. La Marina, bisogna pur dirlo a suo vanto, dovunque pone piede, a bordo o a terra, sa subito lasciare, come può, una certa impronta di signorilità e di eleganza. E’ una fortissima emozione calcare il cassero della regina assoluta dei mari, ambasciatrice dell’ Unicef, l’Amerigo Vespucci, agli ordini del Capitano di Vascello Stefano Costantino, che ha accolto il pubblico sul castello di prua. Elegante e stordente nelle sue forme, si dovrebbe usare il maschile, il Vespucci, trattandosi infatti di un veliero. Ma la fama e l’attaccamento a questa nave, che rappresenta la marina militare più elegante e veloce dei mari, è tanto da farcela chiamare “La Vespucci”, come fosse un mamma. E lo è per tutti gli ufficiali che escono dall’Accademia di Livorno, durissima scuola, per i quali il tirocinio su questo veliero, resta il punto culminante della loro preparazione, tra tradizione e innovazione. “Non chi comincia ma quel che persevera”, è infatti, il motto della nave scuola, una lapidaria frase che ha lo scopo di dare valore alla nave e stimolare positivamente l’equipaggio stesso. La frase, attribuita a Leonardo Da Vinci, sembra calzare a pennello per quanti avranno uomini sotto di sé e, che nel loro corso di studi, avranno provato tutti i ruoli e le responsabilità, dal mozzo al sottufficiale, una frase scelta in risposta al motto “chi ben comincia è a metà dell’opera”, per sottolineare che non è importante cominciare un’esperienza, ma è di fondamentale importanza impegnarsi strenuamente e portare a termine i propri obiettivi. È così per tutti, allievi, sottuficiali, sono all’inizio della carriera, hanno superato il primo anno di accademia, ma la strada è lunga. Il comandante Stefano Costantino non ha lesinato risposte all’incalzare di richieste. Due le nostre domande, la prima sul come una nave ottocentesca affronta un fortunale, con allievi a bordo, se pur con strumentazione avanzata e, la seconda, circa la leggenda sulla consegna della nave gemella la Cristoforo Colombo alla Accademia Russa di Odessa, scambiata con l’Amerigo Vespucci, andata perduta in un incendio, tramandata dall’ufficiale Giuseppe Benvenuto, in ricordo di quella mai accettata onta. “La severità del mare – ha risposto il comandante – l’abbiamo affrontata diverse volte. Oggi tutto è più semplice poiché le condizioni metereologiche ci consentono scelte e opzioni. Ma mai sottovalutare il mare: bisogna esserne consapevoli e pronti ad ogni evenienza. Riguardo la leggenda è segno del grande affetto e orgoglio nutrito dalla Marina e da tutti gli italiani verso questi due velieri, che erano sì gemelli, ma con qualche diversità, e tutto ci fa affermare che siamo veramente sull’Amerigo Vespucci. Ma ripeto che aneddoti e racconti fanno parte della Marina e della sua tradizione e vanno rispettati e ricordati”. Un ponte ideale lega la Vespucci alla Fregata di ultima generazione l’Alpino, contraddistinta dal distintivo ottico F 594, secondo la classificazione Nato, una fregata di nuova generazione, caratterizzata da spiccate innovazioni tecnologiche e dalla possibilità d’impiego in vari contesti operativi, in grado di ospitare lo staff di un comando complesso, un team di forze speciali e una squadra di specialisti per l’impiego di due elicotteri medio-pesanti. Ha un dislocamento di 6700 tonnellate e raggiunge i 27 nodi di velocità grazie alla propulsione ibrida Codlag (una turbina a gas e due motori elettrici) che garantisce altresì bassi consumi e autonomie elevate, una contraerea particolare, ingannatori anti siluro, un mezzo hurricane per gli incursori del battaglione San Marco, armato fino ai denti, ma ai piedi della scaletta, non mancava un cane da caccia, un pointer, col suo accompagnatore, traccia di quella tradizione che da quando esistono i velieri il cane ha il suo posto privilegiato sul castello di prua per “annusare” il vento. Ecco la sintesi di questo prua contro prua, che racchiude secoli di marineria: il continuare le iniziative di diplomazia e la promozione di una delle immagini più intense e amate dell’Italia, delle sue eccellenze, del suo popolo di Santi e navigatori, perché Navigare Necesse Est.