Di ALESSIA POTECCHI*
Le morti sul lavoro in Italia sono diventate un problema drammatico ed intollerabile. I dati del 2021 presentati da INAIL di denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale parlano di 306 vittime nel primo quadrimestre del 2021. Grave perché un terzo dei lavoratori sta a casa in smart working e molti sono in cassa integrazione. In Italia questi fatti si verificano in modo più considerevole rispetto agli altri stati europei. I sindacati hanno protestato in tutta Italia per chiedere maggiori controlli e una maggiore attenzione alla prevenzione e alla sicurezza sul lavoro. CGIL, CISL e UIL hanno chiesto al Governo di aprire un confronto con le parti sociali finalizzato a negoziare un accordo che metta al centro gli investimenti sui temi della salute e della sicurezza sul lavoro. Bisogna rafforzare la vigilanza e il controllo, assumere ispettori e medici del lavoro, si deve investire sulla ricerca. È stato chiesto dai sindacati che nel PNRR venga affermato il principio che: qualunque azienda pubblica o privata usufruisca di sostegni del fondo europeo deve essere vincolata a incrementi netti di occupazione, giovanile e femminile, al rispetto dei contratti sottoscritti dalle organizzazioni sindacali piu’ rappresentative e a investimenti sul tema della salute e della sicurezza sul lavoro. Le continue innovazioni tecnologiche richiederanno maggiori investimenti dal punto di vista della sicurezza e della formazione permanente. Non sono soldi sprecati ma sono soldi impiegati per rendere più sicuri i luoghi di lavoro. Il Governo sta dimostrando di porre al centro della sua azione economica il tema del lavoro con un graduale ed articolato superamento del blocco dei licenziamenti. Nonostante però l’intesa raggiunta a palazzo Chigi da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria per ulteriori 13 settimane di cassa integrazione, sono arrivate delle sorprese molto spiacevoli a livello di ristrutturazione e licenziamenti da parte di diverse aziende metalmeccaniche con modalità davvero impensabili. La prima, ai lavoratori della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto di Monza e Brianza, licenziati con una mail alla fine del turno pomeridiano. Poi i dipendenti della Gkn il cui fondo ha comunicato la chiusura totale dello stabilimento e la procedura di licenziamento. Poi è toccato ai lavoratori della Timken di Brescia, licenziati senza alcun ricorso agli ammortizzatori. Restano poi le situazioni dell’ ex Ilva e di Whirlpool. Aumentano dunque al MISE i tavoli di crisi e non si può permettere ai fondi e alle multinazionali di smantellare il sistema industriale di questo Paese, occorre applicare quanto stabilito nell’accordo riguardo al blocco dei licenziamenti che è stato disatteso. Occorre che siano messe in campo adeguate politiche industriali, vincoli per le imprese e una riforma degli ammortizzatori sociali in grado di affrontare la transizione ecologica dell’industria nel rispetto dei lavoratori e dei territori. Vanno bloccati i licenziamenti nell’automotive settore strategico per l’industria e parte importante delle nostre esportazioni che attraversa una fase di profonda trasformazione e riorganizzazione. Bisogna convocare le parti sociali e discutere seriamente di un piano in grado di affrontare la transizione e la rigenerazione con politiche industriali e strumenti adeguati. Si tratta di un settore immerso in una transizione verso l’elettrico che si sta rivelando complessa. L’accordo politico in Europa sui cambiamenti climatici è un’opportunità per costruire un nuovo modello economico ma la questione riguarda anche la natura della produzione industriale e su questo bisognerà porre la dovuta attenzione per quanto riguarda i lavoratori che ovviamente corrono dei grossi rischi. Bisogna fare chiarezza sulla brutalità delle modalità di licenziamento che non sono accettabili e sono ingiustificate, difendere l’occupazione, il reddito dei lavoratori, evitare che altre aziende seguano questi esempi danneggiando l’industria italiana. C’è molto da fare, c’è da parte del Governo un percorso importante intrapreso con le parti sociali, un rapporto sinergico e costruttivo sui tanti capitoli che riguardano il dopo pandemia, questo percorso di confronto e di soluzioni condivise deve assolutamente continuare, abbiamo le risorse europee, grande e straordinaria occasione proprio per gestire temi cosi’ importanti come il lavoro ma anche la decarbonizzazione e i processi green.
Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza
del Pd Metropolitano di Milano