E’ il decano dei sindaci di Salerno. Un anno d’età in più rispetto a Gaspare Russo, Renato Borrelli batte il record. Medico di professione (che svolge ancora) è stato primo cittadino nel post terremoto. Nel tempo libero gioca a tennis e da politico della prima Repubblica guarda la Salerno di oggi con i suoi pregi (pochi) e i suoi difetti (tanti). Un paragone con il passato? «E’ impossibile. Non c’è possibilità di paragonare la passata gestione amministrativa e politica di allora con quella di oggi». Perché «innanzitutto ci sono norme differenti, diverse attribuzioni di funzioni e poteri» – ci spiega Borrelli che prosegue: «Guardi, per realizzare un’opera a noi ci volevano quasi 10 anni, tra progetti, pareri ed approvazioni. Gli unici soldi che avevamo erano rappresentate dalle rimesse dello Stato. Non avevamo soldi per fare le opere pubbliche». Quanto al dato politico, sempre sulle differenze tra ieri ed oggi, svela: «Sa come si arrivava in Consiglio comunale? Bisognava essere designati, dopo una votazione, dal proprio partito. Poi occorreva essere eletti, naturalmente. In Consiglio comunale, poi, l’ambizione era diventare assessore e poi sindaco. Ma non era semplice. Anzi, occorreva superare diverse tappe, mantenere gli equilibri tra i gruppi politici, e naturalmente avere le competenze giuste». «Io sono riuscito ad arrivare alla massima carica e con passione, impegno e professionalità ho svolto il mio mandato» – dice ancora Borrelli che afferma: «C’era un clima squisitamente democratico, con un programma concordato con tutti anche con i comunisti». «La vera democrazia è quando si tratta con tutte le forze. Ora? Mi sembra più una dittatura».
Sindaco dall’ottobre ’81 al giugno ’82, cosa ricorda?
«Le cose che ho fatto? Tante: dalle piccole alle grandi cose» Scherza quando dice: «Sa come posso essere ricordato a Palazzo di Città? Per aver modificato l’aula consiliare». E racconta infatti:«Prima lo scranno del sindaco era posizionato dalla parte opposta. Il sindaco per raggiungere il suo posto dove attraversare tutta l’aula, pubblico compreso. Così decisi di invertire le postazioni. Ecco Borrelli potrebbe essere ricordato così: “ha cambiato l’aula consiliare”. Ma al di là degli scherzi, Borrelli racconta: «Abbiamo fatto piazza Nicotera, il Lungomare, le scuole. Abbiamo piantato 11mila alberelli e riqualificato in parte la Villa Comunale. Alla scuola professionale – prosegue – mancavano perfino i banchi». Il tutto senza aggravio di risorse. Anzi – spiega: «Forse sono l’unico sindaco che ha mantenuto una buona situazione economica, nonostante l’eredità (di debiti, come sempre accade) e il terremoto».
Ma oggi vediamo le opere e la famosa “trasformazione”…
«De Luca ha avuto la fortuna di aver concluso gli iter precedenti», dice e sul presente e futuro afferma: «Che città abbiamo: turistica? No. Commerciale? No. Industriale? No. Non c’è un progetto che metta le basi per il futuro di questo territorio». Per Borrelli, vale un dato su tutti: «C’è stato un calo demografico. I cittadini, al contrario del passato, sono andati via da questa città nonostante il carico di abitazioni. Si costruiscono case e palazzi mentre i cittadini vanno via. E sapete il perché?».
Perché?
«Semplice: è una delle città più care. Come si può assicurare benessere e vivibilità ai cittadini se si pagano le tasse più alte dell’Italia. E’ possibile acquistare o fittare una casa qui? Guardando i prezzi: no. Poi, l’Imu, Irfep, Tarsu e così via, hanno le aliquote altissime. Vogliamo poi evidenziare quanta acqua spreca un impianto vecchio? Io so circa il 40 per cento».
Ma Salerno si sente Europea…
«Anche Giffoni con il suo Film Festival è conosciuta in tutto il mondo. Ma l’economia di Giffoni quella è. Non è l’esteriorità quella che conta. Per esempio, il Crescent e Piazza della Libertà»…
Un suo giudizio…
«Non entro nel merito dell’opera, se è grande o piccola, faccio solo una considerazione: quanto è costata ai cittadini salernitani e che tornaconto la città avrà. Io non ho dati ma penso che non sia stata fatta nessuna indagine di mercato per stabilire che possibilità economiche offre, che benessere porta, che benefici hanno i cittadini salernitani. Come le «Luci d’artista», d’altronde. Qualche bar ha lavorato di più, così come qualche pizzeria. Ma alla fine cosa è rimasto? Confusione in città».
Passiamo alla Cittadella Giudiziaria. I suoi predecessori, da noi intervistati, hanno bocciato l’attuale progetto sostenendo, invece, la prima proposta.
«Certo la Cittadella giudiziaria andava fatta dove era stata individuata all’inizio. Il vecchio progetto tra l’altro ci è costato 6 miliardi delle vecchie lire. Ed ora abbiamo una Cittadella incompleta in una zona della città non idonea ad accoglierla. Poi c’è quel Faro, costato 300mila euro circa, dai colori bianco e nero. Onestamente più che faro della giustizia mi dà l’immagine della miseria».
Insomma, guardando al futuro, siamo messi male…
«Dall’analisi complessiva penso che la città non si sia sviluppata in nessun ramo. Dunque, nessuna strategia sul turismo, sul commercio e sull’industria. Penso che dopo De Luca, poi, saremo sommersi di debiti con una città sempre più in declino.
Un peccato».
«Tornando all’inizio – conclude Borrelli – ecco l’unico paragone possibile tra prima ed oggi».
Andrea Pellegrino