di Andrea Pellegrino
S’allarga la serie di intermediari che ruota intorno alle udienze che riguardano Vincenzo De Luca e finite al centro di una inchiesta della procura di Roma che ha iscritto sul registro degli indagati sette persone, tra cui il presidente della Regione Campania, il suo ex capostaff, il giudice Scognamiglio e suo marito Guglielmo Manna. Ed è proprio quest’ultimo, meglio noto come «Willy», che smuove mari e monti pur di arrivare al presidente della Regione Campania per fargli sapere che sua moglie Anna Scognamiglio è giudice relatore del giudizio che dovrà stabilire se sospenderlo o meno dalla carica in virtù degli effetti della legge Severino. Lui, Manna, è intercettato dal 2014, nell’ambito di una inchiesta condotta a Napoli dal pm Woodcock i cui risvolti non sono ancora noti. Si sa che il pubblico ministero sta indagando su sanità ed appalti. Per il resto, gli sviluppi si sapranno, con molta probabilità, concluse le indagini romane condotte “per competenza” direttamente dal procuratore Giuseppe Pignatone. Dal fiume di intercettazioni emergono altri particolari ed altri personaggi politici (alcuni non indagati) che avrebbero svolto il ruolo di mediatori. Tra questi Giuseppe Bisogno, cavese, medico presso l’ospedale “Campologo”. Qui lavora, solo il giovedì, Giuseppe Poziello, infermiere del Santobono, “collega” di Manna ed indagato nella vicenda capitolina. Un ruolo chiave quello di Poziello per avvicinare il «cerchio magico del presidente della regione». Ed è proprio Poziello che il primo luglio avvicina Bisogno spiegando di avere «una cosa molto importante e delicata da riferirgli», precisando che «era stato incaricato di informarlo affinché riportasse la notizia ad una persona e chiedere poi un incontro a Salerno». Il giorno successivo è Manna che chiede a Poziello l’esito dell’incontro. «Hai fatto quello che dovevi fare?», chiede l’avvocato. «Si, si, si, ho fatto», risponde Poziello. E’ il giorno anche del provvedimento a firma del giudice Cioffi che aveva sospeso la sospensione di Vincenzo De Luca – firmata da Matteo Renzi – dalla carica di presidente della Regione Campania. Manna però telefonicamente rassicura prima Poziello e poi Bisogno. «Ha avuto un decreto “inaudita altera parte”, quindi per urgenze, poi entro fine mese si fa la causa, che può confermare o non confermare questo decreto», spiega Manna a Poziello che, a sua volta, a Bisogno dice: «Questa è una cosa provvisoria ma è il 17 che è importante». Il 3 luglio, invece, Poziello ammette a telefono con Eliano Angrisani: «Mi sono visto con il sindaco di Salerno. Poi ti dico». Sempre Poziello tranquillizza poi Manna su un incontro che dovrà avvenire tra l’intermediario Bisogno ed una terza persona». Manna a Peppe Bisogno dice: «Ha capito bene (riferendosi al 17 luglio) quello che deve fare “l’anestesia definitiva”… l’intervento è complicato…con una anestesia sbagliata l’intervento si sbaglia facilmente». Poziello replica dicendo che «questi già stanno pensando alle nomine (sanità con molta probabilità)» e Manna esorta: «Ma perciò ti ho detto. Quando torni, devi fare. Ti metti sul campo».
«Il primo gol è stato fatto». Esordisce così Bisogno al telefono con Manna, riferendosi alla sospensione del 2 luglio. Bisogno dice: «Io contattai un amico il giorno proprio della cosa favorevole …però loro ovviamente erano contenti di questa cosa». Manna replica: «Si ma è sempre imparziale …è sempre imparziale». Bisogno risponde: «La loro preoccupazione era quella di avere quella sospensione.. perché si doveva nominare il secondo. Quindi loro erano tranquilli su questo punto di vista dicendo noi stiamo tranquilli perché loro il primo goal da fare era quello…poi probabilmente avendo metabolizzato la situazione possono pensare anche a fare il secondo goal per mettersi definitivamente al sicuro… io oggi lo contatto di nuovo e ti faccio sapere». E l’avvocato che ribatte: «In realtà questo secondo tempo…è tutto da giocare quindi o vinci o perdi …tutta la partita perdi …e anche il secondo…il primo tempo viene eliminato dal secondo tempo».
La telefonata tra moglie e marito.
E’ contenuta sempre in un’informativa della Squadra mobile di Napoli, depositata in procura il 24 luglio scorso, l’intercettazione della telefonata “incriminata” tra il giudice del tribunale di Napoli Anna Scognamiglio e il marito Guglielmo Manna, entrambi indagati dalla Procura di Roma nell’inchiesta sull’affaire Campania-De Luca. In quella telefonata – del 17 luglio, il giorno della decisione che ha lasciato al suo posto De Luca – Manna chiede: «Tutto secondo aspettativa?». La moglie Anna Scognamiglio: «Ci sono 50 avvocati e praticamente […]In stanza non si può stare, mo hanno parlato la metà, mo devono parlare l’altra metà». Poi, i due coniugi si scambiano tra loro battute su un impegno di Manna, il quale avverte la moglie: «Io vado al funerale alle quattro, io sto fino alle quattro […] Io guarda sto un attimo con Gianfranco (si riferisce probabilmente ad un altro degli indagati, l’avvocato Gianfranco Brancaccio, ndr) ad Avellino». Poi la Scognamiglio invita il marito a dirgli «pure il fatto delle carte»; una richiesta a cui Manna replica così: «Mo me lo porto con me pure le carte, dove stanno quelle carte dell’amministratore… glie le do». «Sopra la scrivania, proprio in evidenza», gli spiega Anna Scognamiglio prima che Manna chiuda la conversazione: «Va bene, mo sto un attimo con Gianfi, mo sto tornando a Napoli, a questo punto direttamente al funerale vado, hai capito».
Il giudice Scognamiglio, con riferimento ai passaggi dell’intercettazione in cui si parla di “preside” e “nulla osta”, nei giorni scorsi ha prodotto un certificato scolastico, con la data del 17 luglio e rilasciato al figlio Gianluca, per provare che non si esprimeva in un linguaggio ‘in codice’ ma si riferiva a un fatto reale e cioè il passaggio del figlio da una scuola ad un’altra.